VANGELO

Dal Vangelo secondo Giovanni

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù:
«Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo.
Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

RIFLESSIONE

4 marzo 2018

RIBALTARE LA CHIESA

3a domenica di Quaresima B

L’immagine di Gesù che frusta l’ipocrisia, che butta all’aria i tavoli nel tempio rovesciando i segni e i riti dello scontato “si è sempre fatto così”
che caccia quelli che si sentono bravi e apposto, mi ha ricordato una riflessione profonda di Papa Ratzinger, un esame di coscienza sulla Chiesa e sul nostro essere credenti.
Tutti siamo pronti ad accusare la Chiesa, dimenticandoci però che ciascuno di noi è una sua parte.
Che responsabilità ho io come credente? Quindi, ho qualcosa da ribaltare nella mia vita?
Mi taccio, lasciando spazio a questa visione limpida e schietta.
“Dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto.
Diventerà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi.
Non sarà più in grado di abitare molti degli edifici che aveva costruito nella prosperità.
Poiché il numero dei suoi fedeli diminuirà, perderà anche gran parte dei privilegi sociali…
Ma nonostante questi cambiamenti che si possono presumere, la Chiesa troverà di nuovo e con tutta l’energia ciò che le è essenziale, ciò che è sempre stato il suo centro:
la fede in Dio Padre, in Gesù Cristo, nell’assistenza dello Spirito.
Ripartirà da piccoli gruppi e da una minoranza che rimetterà la fede e la preghiera al centro dell’esperienza e sperimenterà di nuovo i sacramenti come mistero divino
e non come un problema di struttura liturgica.
Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la sinistra e ora con la destra.
Essa farà questo con fatica.
Il processo infatti della cristallizzazione e della chiarificazione la renderà povera, la farà diventare una Chiesa dei piccoli e il processo sarà lungo e faticoso.
Ma dopo la prova uscirà da una Chiesa interiorizzata e semplificata una grande forza.
Gli uomini che abiteranno un mondo totalmente programmato vivranno una solitudine indicibile: se avranno perduto completamente il senso di Dio, sentiranno tutto l’orrore della loro povertà.
Potranno scoprire allora la piccola comunità dei credenti come qualcosa di totalmente nuovo: la scopriranno come una speranza per se stessi, come la risposta che avevano sempre cercato in segreto.
A me sembra che si stanno preparando per la Chiesa tempi molto difficili. La sua vera crisi è appena incominciata.
Deve fare i conti con grandi sommovimenti. Ma io sono anche certissimo di ciò che rimarrà alla fine: non la Chiesa del culto politico, ma la Chiesa della fede.
Certo essa non sarà più la forza sociale dominante nella misura in cui lo era fino a poco tempo fa.
Ma la Chiesa conoscerà una nuova fioritura e apparirà come la casa dell’uomo, dove trovare vita e speranza oltre la morte.
Il futuro della Chiesa può risiedere e risiederà in coloro le cui radici sono profonde e che vivono nella pienezza pura della loro fede.
Non risiederà in coloro che non fanno altro che adattarsi al momento presente o in quelli che si limitano a criticare gli altri e presumono di essere metri di giudizio infallibili,
né in coloro che prendono la strada più semplice, che eludono la passione della fede, dichiarando obsoleto, tirannico e legalistico tutto ciò che esige qualcosa dagli uomini
e li obbliga a sacrificarsi.
Per dirla in modo più positivo: il futuro della Chiesa, ancora una volta come sempre, verrà rimodellato dai santi ovvero dagli uomini le cui menti sono più profonde degli slogan del giorno,
che vedono più di quello che vedono gli altri, perché la loro vita abbraccia una realtà più ampia.
La generosità, che rende gli uomini liberi, si raggiunge solo attraverso la pazienza di piccoli atti quotidiani di donazione di sé.
Con questa passione quotidiana, che rivela all’uomo in quanti modi è schiavizzato dal suo ego, da questa passione quotidiana e solo da questa, gli occhi umani vengono aperti lentamente.
L’uomo vede solo nella misura di quello che ha offerto e sofferto.
Se oggi non siamo più capaci di diventare consapevoli di Dio è perché troviamo molto semplice evadere e sfuggire alle profondità del nostro essere attraverso il senso narcotico della mediocrità.
In questo modo le profondità interiori ci rimangono precluse.
Se è vero che un uomo può vedere solo col cuore, allora quanto siamo ciechi!”.
Una riflessione impressionante e coraggiosa.
Ancor più quando si scopre che Joseph Ratzinger la fece nel 1969… sì! 1969! incredibilmente 50 anni fa!
Non credo fosse una profezia o una visione del futuro, ma lo sguardo limpido sul presente di un uomo che, per fede, ha dimostrato il coraggio di ribaltare persino il trono papale.
Siamo noi che siamo in ritardo di 50 anni
Forse è ora che lasciamo che il Signore ribalti la nostra coscienza e ribalti la nostra fede facendoci tornare all’essenziale.