VANGELO DI RIFERIMENTO

Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

RIFLESSIONE

4 novembre 2012
COME TE STESSO
31ma domenica del Tempo Ordinario B

Il filosofo Kierkegaard così dipinge amareggiato la realtà: “La nave è in mano al cuoco di bordo e ciò che trasmette il megafono del comandante non è più la rotta, ma ciò che mangeremo domani”.

In questo accorciamento di orizzonte, l’insegnamento di Gesù ci scuote in tutta la sua forza rivoluzionaria e riporta la fede e la morale all’essenziale, al nucleo vero, al gancio che tutto sostiene: l’amore.

Il problema è che troppo spesso nelle relazioni quotidiane si applica sempre più spesso la logica “ama il prossimo”, ma interpretando – a modo nostro – “il prossimo” come “il successivo”, “il prossimo, grazie!”, cioè non colui che hai più vicino, ma “il prossimo”, quello che verrà dopo.

C’è da tener presente un dato storico che ci sfugge. Gli israeliti al tempo di Gesù dovevano rispettare 613 leggi: 248 precetti positivi, che dicevano cioè “devi fare questo” e 365 negativi, che ordinavano “non devi fare quest’altro”.

Gesù prende distanza dai labirinti di una religiosità inaridita, per legare insieme Dio e il prossimo, il cielo e la terra, in quell’unico spazio di libertà dove si possono incontrare: il cuore dell’uomo. L’unica regola è allargarlo. Più ampli l’orizzonte del cuore, più bella appare la vita, perché maggiore è la quantità di amore che ci sta dentro.

La sintesi del Vangelo è straordinaria: ama col cuore e con la testa. Mettiti in gioco oltre l’emozione.

La chiave di volta che sorregge tutto questo, per Gesù, è “ama il prossimo come te stesso”. Prima trova equilibrio nell’amore verso te stesso, accogli senza vergogna le tue fragilità.
Solo in questo modo sarai capace di amare davvero l’altro.
Non è vero amore per Dio quello che abbiamo nel cuore se non muove i nostri occhi verso chi abbiamo vicino e non muove le nostre labbra a sorridere a noi stessi.
Ama Dio e ama il prossimo “come” ami te stesso: nella misura in cui tu ami te stesso, solo nella misura in cui allarghi l’orizzonte del tuo cuore, puoi amare Dio e chi ti sta vicino.

È un falso cristianesimo quello che dice “spenditi tutto per gli altri e poi dopo, ma solo se avanza, prendi del tempo per te stesso”. Troppo spesso questo è solo un bell’alibi luccicante per fuggire da qualcosa o peggio da se stessi. Gesù non dice ama Dio e il prossimo “e poi” te stesso, ma dice ama Dio e il prossimo “come” te stesso.
Non violentiamo il senso di questa frase fondamentale del Vangelo, anche perché qui Gesù dice di riassumere tutto il suo pensiero. Non facciamola diventare una scatola dorata dentro cui nascondere frustrazioni segrete e subdole.

Cristo ci vuole uomini e donne “realizzati” nell’amore e non “affaccendati” nell’amore per mettere a tacere disagi interiori. Solo se ami te stesso potrai amare Dio e gli altri.
Gli antichi greci distinguevano due facce dell’amore: “agape” che è carità nel senso di donazione totale all’altro, che è caratteristica del divino, e “eros” che è bisogno e desiderio dell’altro,  che è caratteristico dell’animale.

L’uomo vive a metà tra queste due tensioni, tra queste due polarità. L’uomo è impastato di tutti e due: di cielo e di terra. L’amore ha tutte due queste facce: divina luminosa e terrena fangosa, l’amore è sempre ricchezza e povertà insieme. L’amore è cura e dono, ma è anche domanda e richiesta. Amare non è solo dare, ma è anche chiedere.

L’amore immaturo dice: “Ti amo perché ho bisogno di te”; l’amore maturo dice: “Ho bisogno di te perché ti amo”. La differenza sta nella larghezza dell’orizzonte che si sceglie: puoi decidere di rischiare con coraggio e prendere il largo, ma in questo caso devi mettere in conto anche le tempeste, oppure puoi accontentarti di fare cabotaggio vicino alla costa, in un mare piatto, basso, poco pescoso, ma sicuro.
“La nave è in mano al cuoco di bordo e ciò che trasmette il megafono del comandante non è più la rotta, ma ciò che mangeremo domani”.
Così NON sia.