Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

RIFLESSIONE

9 giugno 2013
DIO SFIDA I PESI MORTI
10ma domenica del tempo ordinario

Immaginare la scena triste del Vangelo di oggi,
mi ha fatto pensare al peso di un corpo morto.
Più volte ritorna il verbo portare e compaiono i portantini.
Allora ho pensato a quando la nostra vita ci sembra un peso,
anzi di più, ci schiaccia come un peso morto.

Man mano che gli anni passano il bagaglio della vita
aumenta perché vi sono molte cose che raccogli
lungo il tuo cammino di ogni giorno
credendo che sono importanti, che non puoi perderle.
Ad un certo punto del cammino della vita, però,
percepisci che diventa insopportabile portarle tutte.
Pesano troppo. Non ce la fai più. Ti senti schiacciato.

Hai due possibilità: sederti ai margini del sentiero
aspettando all’infinito che qualcuno ti porti le tue valige
(ma tutti quelli che passano hanno già le loro pesanti),
oppure scegliere di diminuire il peso secondo le tue forze.

Devi deciderti a fare nella vita come fai con gli armadi:
tirare fuori tutto e vedere cosa c’è, cosa conservare o buttare.

Il primo sentimento è la sorpresa per cose bellissime
che nemmeno ti ricordavi di avere.
Così dalle valige della vita cominci a tirare fuori legami, amori,
tenerezze, generosità, gioie, conquiste, istanti magici, successi.
Curioso: se osservi con attenzione questi doni preziosi ti accorgi
che sono tantissimi, vari, ma sono soffici: non pesano nulla.

C’è allora qualcosa d’altro che fa pesare il bagaglio.
Cosa sono i pesi morti e i pesi di morte che ci schiacciano?

La prima cosa è la rabbia: mamma mia come pesa!
Quanti sassi di rabbia abbiamo nascosti tra le cose di ogni giorno
e, come zavorra, condizionano ogni nostro passo di vita.

Continuiamo però a scoprire e a tirar fuori altre cose pesanti:
incomprensioni, paure, delusioni, frustrazioni, insuccessi.
Quelle parole leggere dette per sorridere e per far sorridere
che per incomprensione diventano macigni contro di te.
Quei sorrisi ipocriti di apprezzamento che ti vengono regalati
ma che sai nascondono chiacchiere che accoltellano alle spalle.
Quei sacrifici mai valorizzati, riconosciuti, apprezzati.
Quanto schiacciano e ti senti la morte sulle spalle e dentro.

Sotto sotto, però, c’è in un angolo una cosa piccola, sembra nulla
ma pesa tanto che se la prendi quasi ti trascina dentro la valigia:
hai capito cosa è? guardala bene: è lo scoraggiamento.
Questo è il vero peso della morte. Questa è la sfida di Dio.

È la parola forte di Gesù. Non dice solo “non piangere”,
ma ha il coraggio di dire al morto: “Dico a te: tirati su!”.
Quanto abbiamo bisogno di sentire questa parola rivolta a noi
e alle nostre morti interiori. Tirati su! Ricomincia a vivere!

Dio sfida la morte, ogni tipo di morte. Dio sfida ogni peso morto.
La sfida alla morte per il Vangelo sta in DUE dettagli:
“Il morto cominciò a parlare e lo riconsegnò alla madre”.

Se vuoi tirarti su, se vuoi riaccogliere la vita come dono per te
devi parlare: il silenzio è dei morti, il dialogo è dei vivi.

Ritrovare la vita è sentirti consegnato e affidato a chi ami.
Una madre ha due caratteristiche speciali: mantiene e sopporta.

Mantiene: “tiene per mano” letteralmente. Non dà solo, ma c’è.

Sopporta, “porta su” letteralmente: porta in alto, tira su.
Non è solo forza per aiutare, ma è dinamica di nuova vita.
Gli amici “portano” il peso della morte, chi ti ama “sopporta”
cioè “porta su”: come nel Vangelo di oggi ti porta a Dio,
ti porta cioè alla sorgente della vita, della forza e della speranza,
che non fa diventare leggeri i pesi, ma ti aiuta a osservare la vita
capendo la densità delle cose. Così fa chi ama, così fa Dio.