VANGELO DI RIFERIMENTO

Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

RIFLESSIONE

25 dicembre 2012

Natale

Possa Dio benedirti e proteggerti sempre.
Possano tutti i tuoi desideri diventare realtà.
Possa tu sempre fare qualcosa per gli altri e lasciare che gli altri facciano qualcosa per te.
Possa tu costruire una scala verso le stelle e salirne ogni gradino.
Possa tu conoscere sempre la verità e vedere le luci che ti circondano.
Possa tu essere sempre coraggioso, stare eretto e forte.
Possano le tue mani essere sempre occupate.
Possa il tuo piede essere sempre svelto.
Possa tu avere delle forti fondamenta quando soffiano i venti del cambiamento.
Possa il tuo cuore essere sempre gioioso.
Possa tu restare per sempre giovane… forever young!

Questa bellissima benedizione è in realtà una poesia “laica”
anzi una canzone: è “Forever young” di Bob Dilan (1974).

Dice un saggio ebreo: “Dio creò l’uomo perché ama le storie” Dio non ama solo “la” storia del mondo, quella dei libri, ama “le” storie, le mie e le tue storie d’amore e di vita, quelle storie fatte di cadute e di passi di danza, di pianto e di gioia, di traguardi e di fallimenti.
Ma quando ha visto le storie dell’uomo Dio ha fatto di più: si è fatto lui stesso uomo. Si è lasciato andare, si è tuffato dal cielo per entrare nella storia e nelle storie.

Quando l’uomo guarda Dio, arriva a scoprire le sue radici.
Ma se contempliamo come Dio guarda noi, scopriamo le nostre ali.

Dio non ci aspetta in cielo, ma Dio viene a cercarci.
Si è fatto bambino, uomo in divenire, un uomo che si farà, uno che ha bisogno di essere cullato, allattato, protetto.
Dio non ci ha mandato un trattato, un condono dei peccati, non ci ha telefonato… ci ha mandato il Figlio! Dio si è fatto uomo perché l’uomo potesse farsi Dio.

Se Dio mi ama al punto da lasciare il cielo per me, forse è il caso che anche io cominci ad amare me stesso.

Lasciamoci andare, il Natale ci chiede questo: un lasciarsi andare ai sogni, alle aspettative, alle speranze.
Un Dio bambino appena nato stride con tanti scheletri nascosti nel nostro cuore, scheletri di sogni, di relazioni, scheletri di progetti di serenità, scheletri di sentimenti.

Natale diventa il giorno della nascita dell’uomo nuovo, della rinascita della storia, della rinascita di ciascuno.
Ogni bambino è un concentrato di speranza.
Speranza nella vita sempre e comunque.
Speranza nel futuro, speranza nella realizzazione di quello che avremmo voluto essere e non siamo, fare e non abbiamo fatto, credere e non abbiamo creduto.

E allora dirci Buon Natale significa dirci: è possibile ricominciare, è possibile riscrivere tutto in bella.
“Il paradiso di Dio è il cuore dell’uomo”, così diceva Sant’Alfonso (l’autore di “tu scendi dalle stelle”).

Dio passa “dalle stelle alle stalle”, ma quella “stalla” diventa “stella”, per noi.
Qui sta nascosto il segreto per essere forever young, per rimanere sempre giovani.

Natale ci dice la bellezza dell’essere uomini e donne perché se Dio si è invaghito delle nostre storie, delle nostre lacrime, del nostro amore, dei nostri sogni allora vale la pena ed è bello stare al mondo.

A Natale Dio mette i piedi sulla terra, anzi per terra.
Vorrei che uscissimo da questa celebrazione con un ottimismo ma che ha i piedi per terra, come Dio.

Dio spalanca gli occhi alla vita: facciamolo anche noi!

Senza Dio la vita è un giorno che volge verso la notte, ma con Dio è una notte che va verso una nuova alba.
Così è stato a Betlemme.

Per questo Dio (prima di Bob Dilan) ci vuole forever young, per sempre giovani.
Così sia.

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L’AUGURIO

Alla domanda: “Perché festeggi il Natale?“ i più risponderebbero: “Perché lo festeggiano tutti, è convenzione”.
Ma alla domanda “perché lo festeggiano tutti?”, la maggior parte non saprebbe cosa rispondere.

Basta pensare allora alla parola “Natale”, cioè nascita, quel compleanno di Gesù a partire dal quale, per convenzione,si è cominciata a misurare la storia, avanti o dopo Cristo appunto.
La parola stessa Christmas sta per “Christ’s Mass”, da Cristes mæsse, in inglese arcaico “messa di Cristo”, cioè la festa di Cristo.

L’augurio allora è che per accorgerci di quelli che stiamo celebrando ci sia per tutti la voglia di costruire un presepio speciale.

Per fare un presepio servono innanzitutto le montagne.
Le abbiamo: pensiamo alle montagne del bello dell’amore, di generosità, di lavoro, di premura, di sacrificio, di sogni che ogni giorno mettiamo in atto per il bene di chi amiamo.

E la neve? Basta spargere la lucentezza della tenerezza.

Serve il cielo buio con delle stelle che brillano.
Quanti impegni brillerebbero nel quotidiano più buio se facessimo le cose di sempre, quelle più normali e banali, con un po’ più di cuore e di amore.

Servono poi le lucine piccole, che illuminano e colorano.
È lo spazio della preghiera: non servono grossi fari, ma piccole lucine intermittenti messe negli angoli nascosti.

Servono poi le statuine. Quante persone abbiamo nel cuore, basta solo aprire gli scatoloni impolverati dell’intimità.

Ci sono poi gli angeli. Penso alle presenze luminose che nella nostra vita, anche se lontane, ci danno luce, ci danno sostegno: invisibili ma sempre accanto a noi.

Manca un’ultima cosa: mettersi davanti al Dio Bambino e lo sguardo di un neonato ti strappa sempre un sorriso.

Faccio mio, come augurio, un pensiero del poeta A. Heschel:
“Non c’è nascita e quindi speranza
in cui l’uomo e Dio non siano coinvolti insieme.
Dio non può farcela da solo:
per realizzare il suo sogno Dio deve poter entrare nei sogni dell’uomo
e l’uomo deve poter sognare i sogni di Dio”.