Dal libro della Genesi
Il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: «Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta». Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne.

RIFLESSIONE

7 ottobre 2012
IL PRATO FIORITO DELLA VITA
27ma domenica del Tempo Ordinario B

Davanti ad un vasto prato verde tempestato di margherite un adolescente si ferma, coglie il fiore, apre il suo cuore e strappa i petali chiedendo al fiore: “m’ama o non m’ama?”.

Davanti ad un vasto prato verde tempestato di margherite un giovane si ferma, coglie un fiore pensando a chi ama, ma non lo vuole sciupare, e lo custodisce per donarglielo.

Davanti ad un vasto prato verde tempestato di margherite un adulto, invece, si ferma, lascia il fiore dove è, e nella sua bellezza contempla il volto di chi ama, perché il volto di chi ama è presente in ogni scheggia di bello, in ogni frammento di emozione, in ogni attimo di intensità, in ogni cellula di energia nella buona e nella cattiva sorte.

Questa è la magia che solo l’amore sa e può fare.
Questa è la scommessa di maturità di ogni storia di vita.

A una coppia che celebrava il 65mo anniversario di matrimonio è stato chiesto: “Come siete riusciti a stare insieme così tanto?”.
La saggezza concreta di quella donna anziana rispose: “Siamo nati in un’epoca in cui le cose rotte non si buttavano,ma si aggiustavano”.

Se, invece, non avviene questa maturazione ci si trova in una favola “ribaltata” che comincia con “vissero felici e contenti” e va a finire con “c’era una volta”.
Con poco si scivola dalle parolone, alle paroline, alle parolacce.

“Non tutti gli uomini sposati sono mariti, non tutte le donne sposate sono mogli” (proverbio giapponese).
Come diceva una vecchia canzone di Modugno: “con un contratto non si lega un sogno”.

È la densità della famosa pagina della Genesi che abbiamo ascoltato.
Mi meraviglia sempre pensare che è stata scritta almeno 2.500 anni fa.

Ci dice che l’uomo e la donna sono incompleti senza l’altro/a.
Per dire questo si usano due dettagli: una immagine e un errore.

L’immagine è quella del primo trapianto di cuore. Straordinario.
Siamo in un tempo in cui nemmeno sapevano come funziona il cuore, per cui si usa l’immagine della “costola”.
Amore è trapiantarsi il cuore: è guardare la realtà col cuore dell’altro.

Per sottolineare questo si usa un errore di grammatica: l’uomo e la donna “con-dividono” il nome, cioè un’unica essenza: “La si chiamerà donna (ISH-A) perché dall’uomo (ISH) è stata tolta” (in ebraico ISHA non esiste, sarebbe come scrivere per noi “uoma”).

“Non è bene che l’uomo sia solo”, è il primo pensiero di Dio.
“Facciamo l’uomo a NOSTRA immagine e somiglianza”: Dio parla di sé al plurale, Dio si pensa come relazione d’amore. C’è un finissimo cammeo nel meraviglioso racconto di Genesi: “Dio fece scendere un torpore sull’uomo che si addormentò”.
Letteralmente quel “torpore” è “estasi”, è attimo di incanto: l’estasi che Dio fa provare all’uomo “staccando” la donna, l’uomo la può ri-gustare solo ri-“unendosi” alla sua donna.
E qui Dio ha posto la sorgente della vita, l’essere creatori.

L’amore, ci dice Dio, puoi comprenderlo solo come miracolo! K. Gibran disse: “Ascolta la tua donna quando ti guarda, più che quando ti parla”… e vale anche per gli uomini!

Il bambino protagonista del Vangelo ci ricorda che ciò che conta è la densità del cuore, la preziosità dei valori su cui ci si gioca, perché non c’è nessun contratto che possa legare un sogno.
Sposarsi non è tanto trovare la persona giusta, ma è essere la persona giusta. Ma questo è un cammino di maturazione, è amore “adulto”.