croce nella roccia e sole1VANGELO

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore dci denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

RIFLESSIONE

25 agosto 2013

IMBOCCARSI DI AMORE
21ma domenica del Tempo Ordinario C

Nel Vangelo di oggi Gesù insinua un sospetto tormentoso:
ci sono lontani che sono molto più vicini di quanto sembra
e ci sono vicini che in realtà sono irrimediabilmente distanti.

C’è chi è tutto casa e chiesa, senza essere per nulla di Dio.
Per questo ci mette davanti un’inquietante porta stretta.

Papa Francesco all’Angelus di domenica scorsa ha detto:
“La fede non è una cosa ornamentale. Non è decorare la vita
con un po’ di religione, come se fosse una torta con la panna.
No! La fede comporta scegliere Dio come criterio-base della vita,
e Dio non è vuoto, Dio non è neutro, Dio è sempre positivo,
Dio è amore e l’amore è positivo!”.

Mi è venuta in mente una simpatica leggenda orientale.
Un tale chiese a Dio di visitare l’aldilà. Fu accontentato.

Prima fu condotto a visitare l’inferno
dove vide un’immensa tavola imbandita di ogni bene,
attorno alla quale sedevano innumerevoli persone scheletriche,
obbligate a mangiare con posate lunghe due metri.
Questi tentavano nervosi di nutrirsi, ma non ci riuscivano
e da questo veniva loro rabbia, sofferenza, furore, tormento.

Poi l’uomo proseguì verso il paradiso,
ma la sua sorpresa fu enorme quando vide che era identico:
un’ampia tavola imbandita con le posate lunghe due metri.
L’unica differenza è che tutti erano allegri e sazi
perché ogni commensale non pensava a se stesso
ma si divertiva a imboccare l’amico di fronte.

Prima di cercare di immaginare cosa ci sia “al di là”,
dobbiamo fare i conti con l’al di qua, con la porta stretta.
“Sforzatevi” di entrare per la porta stretta!
L’ingresso non è questione di presenze, di pratiche o di riti,
ma è solo una faccenda d’amore.

L’inferno è l’ostinazione di non andare oltre se stessi.
Come nella fiaba, anche nella Chiesa quante persone
pur avendo ogni cibo e gli strumenti per mangiarlo
rimangono invece affamate, acide, frustrate, furibonde,
perché non sono mai uscite da se stesse,
non sono mai andare oltre se stesse per incontrare l’Altro.

Fa venire la pelle d’oca quel “non vi conosco” di Gesù
e vedere che lui, il Signore, considera “mai visti”
proprio i frequentatori abituali della sua casa,
quelli che hanno “mangiato con lui il suo pane”,
coloro che davano a intendere a tutti di conoscerlo.

Certi valori pienamente e totalmente evangelici
come la giustizia, la generosità, la sincerità, la comprensione,
l’onestà, l’attenzione al prossimo, la solidarietà,
per fortuna hanno invece tanti “portatori sani” sconosciuti.

Ciò che conta davanti a Dio è l’impegno concreto,
la coerenza della vita, la testimonianza dei fatti,
e soprattutto l’abitudine a consultare la coscienza.

Non basta aver messo in vetrina o difeso i valori evangelici,
occorre aver provato a plasmare su di essi la vita.

La porta è stretta ma l’unico modo per passarci è dilatarsi,
perché più allargo il cuore, più mi ritrovo piccolo,
riconosco che ho bisogno, che non basto a me stesso,
e mi accorgo della preziosità di chi mi sta vicino ogni giorno
che mi imbocca di amore e mi nutre di attenzioni.

Bisogna allenarsi alla logica del paradiso per entrarci:
la porta è stretta, ma ci passi solo se il tuo cuore si allarga,
come quello di Gesù che addirittura sulla croce si è squarciato.