avvento-1

VANGELO

Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’impprovviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

RIFLESSIONE

30 novembre 2014

INDACO
1a domenica di Avvento B

“Se guardi a lungo dentro un abisso
anche l’abisso poi vorrà guardare dentro di te”, diceva Nietzsche.

La liturgia nel tempo di Avvento si veste di viola, anzi di indaco.
Questo misterioso protagonista dell’arcobaleno è il colore dell’abisso blu del buio della notte che cammina verso l’alba.

Il pessimista pensa che un giorno sia delimitato da due notti.
L’ottimista crede che la notte sia abbracciata da due giorni.

L’Avvento ci dice che Dio di notte cammina per strada guardando le nostre finestre illuminate, attendendo l’alba.
Anzi di più, Dio cerca casa tra le nostre case.
Si canta nella liturgia: “Questa notte non è più notte e il buio come luce risplende”.

Non solo Dio cerca casa, ma ogni casa cerca Dio.
In giapponese “aì” è la stessa parola per indaco e per amore.
Interessante questo abbinamento dell’amore con l’alba che nasce.

Una finestra illuminata nella notte parla di “amore”:
dice l’attendere del genitore, l’intimità di due innamorati, la discussione della coppia che sta affrontando problemi e dubbi, il lavoro di chi trasforma i sacrifici in vita per la sua famiglia, lo studio per un esame o un progetto che porta a un traguardo, la premura per un bimbo, per un anziano, per un malato, la sofferenza o una preoccupazione che ti fa rigirare tormentato, la gioia o l’attesa che ti agitano.

Una luce accesa nella notte è sempre una cornice per i desideri.

La notte è il tempo dell’impercettibile.
Solo di notte le cose parlano e la casa si abita di lievi rumori.
Per questo il richiamo continuo dell’Avvento è “vigilate!”
è il richiamo a stare svegli, a vincere quel buio del sonno che sono i nostri complessi di inferiorità, di autosvalutazione, il farsi macerare da errori, giudizi e pregiudizi, la non accettazione di sé, il non volersi davvero bene, la sclerosi del cuore e il rattrappirsi della coscienza, l’opaca noia dell’insoddisfazione, del non sentirsi valorizzati, che si trasforma in depressione o iperattivismo compensativo.

Chi dorme non vuole che arrivi l’alba.
Chi non dorme non vede l’ora di vedere spuntare il sole.

L’Avvento è dunque un “tempo favorevole”. 4 settimane.
4 per gli antichi è il numero della “completezza”:
4 i punti cardinali, 4 le stagioni,
4 gli elementi della natura (acqua, fuoco, aria, terra),
4 le dimensioni dell’uomo (anima, cuore, psiche, corpo) ma anche 4 sono i Vangeli, 4 i veda, 4 le verità buddiste…

Avvento è l’opportunità di un cammino verso una completezza.

Il giorno ti porta a sbrigarti: sei tu il protagonista. Fai e disfi.
La notte ti chiede di attendere: il protagonista è l’altro, è l’oltre.

Dio cerca una casa e ogni casa cerca Dio.
“Cristo può nascere mille volte a Betlemme, ma se non nasce dentro di noi è come se non fosse mai nato” (mistico Silesius).

Dio attraversa il nostro buio prendendoci per mano, facendoci attraversare la notte, per condurci a una nuova alba.
Una lanterna fioca ci guida nei nostri labirinti di ombre.
Dio non ci porta chissà dove, ma ci fa arrivare a casa nostra.
Sta a noi trasformare il buio in arcobaleno, partendo dall’indaco.

“Se guardi a lungo dentro un abisso
anche l’abisso poi vorrà guardare dentro di te”.