sanpaolo

LETTURE

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

RIFLESSIONE

28 settembre 2014

LA LOGICA DEL “POI”
26ma domenica del Tempo Ordinario A

Non c’è molto da girarci in giro alla Parola di Dio di oggi, perché san Paolo è fin troppo chiaro con quelle che per lui devono essere le 3 caratteristiche del cristiano:
1) Non fare nulla per spirito di rivalità e per vanagloria.
2) Ciascuno consideri gli altri superiori a se stesso.
3) Non cercare solo il tuo interesse ma quello degli altri.

E racchiude tutto in quella frase da brivido:
“Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Gesù”.
Cioè, concretamente, il cristiano è colui che quando agisce si domanda: ma in questa occasione Gesù cosa avrebbe fatto?
Cosa avrebbe detto al mio posto? Cime si sarebbe comportato?

Ma chi riesce a fare questo? Chi ci è arrivato?

Per fortuna il Vangelo straordinariamente viene a dipingere quella che è la nostra vera realtà intima, perché dentro siamo proprio come quei due:
a volte uomini del sì, del “ci credo” che poi però non fanno; altre volte brontoloni ma che alla fine fanno e fanno tanto.

Ciò che è importante e necessario è lasciarci interrogare dalla conclusione con cui Gesù ci scuote la coscienza:
“Le prostitute vi passeranno avanti in paradiso!”.
Perché? Cioè? Lasciamoci guidare da un racconto:

Un giorno degli uomini erano ad ascoltare un vecchio saggio che abitava sulle rive di un fiume e uno di loro gli disse:
“Tu che sai tutto, se cado dall’argine nel fiume, affogherò?”.
E il saggio rispose:
“Non è cadere nel fiume che ti farà affogare, ma il rimanerci!”.

Questa è la differenza che ci indica la parabola:
capita a tutti di non farcela,
di dire “lo voglio! mi impegno!” con la bocca e col cuore, e poi invece non fare nulla.
Ma ciò che fa affogare non è cadere, ma rimanerci dentro.

Ciò che conta non sono né le promesse fallite, né le sconfitte, ciò che è determinante è il “poi”
e il “poi” è ciò che il tuo cuore sceglie e decide di fare.

Troppo spesso noi ci fermiamo a valutare se uno cade in una pozza (sbaglio piccolo) o nell’oceano (sbaglio troppo grosso) e giudichiamo una persona dalla grandezza del suo sbaglio, ma non sappiamo mai aspettare il “poi”.

Puoi cadere nell’oceano e uscire subito
e cadere in una pozza piccola e rimanerci e annegarci.

Chiediamo oggi di imparare la sapienza del “poi”:
la sapienza dell’aspettare, del guardare “oltre”, oltre gli sbagli, oltre il nostro sguardo, oltre l’apparenza.
È trasformare il fallimento in opportunità di consapevolezza.

Il rischio contrario è avvelenarci di alibi per trovare scuse, rimanendo prigionieri di ciò che NON abbiamo fatto, rimanendo impantanati in ciò che NON abbiamo perdonato, rimanendo inquinati da ciò che NON abbiamo accettato.

Guardare al “poi” è capire, come ha detto il Dalai Lama che “non ci sono persone nate sotto una cattiva stella.
Ci sono persone piuttosto che non guardano il cielo”.

Gesù è l’uomo del “poi”
che persino sulla croce ha visto il poi della vita, che in ogni nostra notte vede poi spiragli di albe nuove, che in ogni nostro annegare, in oceani o in pozze, comunque e nonostante tutto, “poi” ci tende la mano.