pentecosteVANGELO

Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

RIFLESSIONE

24 maggio 2015

PARACLITO
Solennità di Pentecoste

La Chiesa ricorda oggi il dono dello Spirito Santo,
la terza persona della Trinità, quella più dimenticata e emarginata
basti pensare anche solo a quando facciamo il segno di croce:
nel nome del Padre e del Figlio… ma poi biascichiamo al volo
con un gesto buttato lì e mai compiuto “e dello Spirito Santo”.

Lo Spirito Santo nel Vangelo è chiamato da Gesù il “Paraclito”,
parola greca che significa avvocato difensore o guardia del corpo.
Due compiti che mi piace con fantasia distinguere così:
avvocato difensore ma di Dio, per difendere Dio da noi,
e guardia del corpo per noi, proteggendoci stando nell’ombra,
ma credo che anche in questo caso la sua fatica più grossa
sia di difenderci da noi stessi.
Quante volte siamo i peggiori nemici di noi stessi
e ci facciamo male, ci autodistruggiamo, scegliamo il peggio.

Lo Spirito Santo è la scommessa di Dio su di noi.

Il 6 maggio 1954 su una pista di atletica di Oxford
Robert Bannister terminò il miglio (cioè i 1.600 metri piani)
in meno di 4 minuti: 3’58”. In 120 anni non era mai successo.
Nessuno lo riteneva possibile. La comunità scientifica, nel ‘900,
aveva emesso la sentenza che per un uomo non era possibile
coprire fisicamente un miglio in meno di quattro minuti
con giustificazioni sulla struttura di tendini e muscoli.
Inoltre diversi medici avevano teorizzano che se una persona
avesse corso così velocemente il suo cuore sarebbe esploso.

La cosa incredibile non fu tanto il record superato da Bannister
ma che il 21 giugno, quindici giorni dopo, a Turku,
l’australiano John Landy corse in 3’57”: nuovo record.
Il mese successivo ai Giochi del Commonwealth di Vancouver
Bannister riconquista il record. Lo straordinario è però il fatto
che nel giro di un anno altri atleti riuscirono nell’impresa
e l’anno successivo ben 300 mezzofondisti fecero altrettanto.

Ciò che nessun individuo era stato in grado di fare per secoli,
dopo Bannister divenne alla portata di molti atleti professionisti.
Bannister non aveva superato un record, ma un’idea, un limite:
“Se lui c’è riuscito posso farcela anche io”. In ogni cosa.

È la sfida di Dio. Dice San Paolo: “Il frutto dello Spirito è amore,
gioia, pace, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”.

Può sembrare impossibile se vincono le nostre credenze negative:
io non valgo abbastanza, io non merito, io sono inferiore,
io non ho le capacità, io non ce la farò mai, perché proprio io.

Per difenderci da questo “io” abbiamo bisogno di un avvocato
che ci spinge a non guardarci in dietro con rabbia,
né a guardare avanti con paura,
ma ci insegna a guardarci intorno con consapevolezza.

Lo Spirito Santo ci consegna così 4 qualità di Dio come dono:
la continuità, la condivisione, la competenza, la concretezza.

La continuità del non arrendersi comunque e nonostante tutto,
la condivisione che moltiplica la gioia e divide il dolore,
la competenza che è il non accontentarsi mai della mediocrità,
la concretezza del conoscere le proprie forze e i propri limiti.

Lo Spirito Santo è il Dio delle piccole cose. Canta Max Gazzè:
“Io spero che esista anche un Dio delle piccole cose
che sappia i silenzi mai diventati parole.
Dio mostrale i passi di danza che aveva sbagliato,
conserva le foto in cui s’era trovata per caso,
raccogli le briciole perse di ogni esistenza (…).
Il Dio delle piccole cose aspetta la fine del cammino
con un sacco sgualcito dal tempo ed un piccolo inchino:
chissà se ci ridà indietro le vite che abbiamo in sospeso”.

Il Dio delle piccole cose è l’avvocato che ci difende da noi stessi
per dirci che Dio crede in noi, più di quanto noi crediamo in lui.