PanoramaIn treno si giunge a Prato Sesia utilizzando la linea Novara-Varallo Sesia, scendendo alla stazione di Prato Sesia. L’aeroporto più vicino è Malpensa che dista circa 45 Km da Prato Sesia.
In auto si può raggiungere l’abitato uscendo al casello di Romagnano Sesia-Ghemme dell’autostrada A26 Voltri-Sempione e proseguendo in direzione Varallo Sesia per circa 4 Km lungo la SP 299 della Valsesia oppure uscendo al casello di Novara Ovest dell’autostrada A4 Torino-Milano e proseguendo sempre in direzione Varallo Sesia per circa 30 Km lungo la SP 299 della Valsesia.Prato Sesia è un comune di circa 2000 abitanti sito in provincia di Novara, all’imbocco della Valsesia, a 275 metri s.l.m .

Posizione

Prato Sesia è posto agli inizi della Valsesia col paesaggio pianeggiante a tratti interrotto da dolci declivi ricchi di uve preziose che contraddistinguono la cosiddetta “Dolce terra tra i due fiumi“. E’ un luogo meritevole di una visita da parte di chi, giunto da queste parti, decida di trascorrere una giornata diversa, abbandonando per un giorno le solite ed affollate località lacustri e montane, pur così poco distanti dal paese.

Storia

CastelloIl territorio su cui sorge Prato Sesia, come del resto l’intera pianura Padana, in epoche preistoriche (Pliocene, da 5 a 2 milioni di anni fa) era occupato dal mare, un mare caldo di tipo subtropicale, caratterizzato da una costa molto articolata, scoscesa e ricca di baie laterali. A testimonianza di questa la numerosa presenza fossile in regione Vaglio, all’interno del Parco Naturale del Monte Fenera, databile a 3,5 milioni di anni fa, certamente tra le più interessanti dell’area pedemontana.
Il territorio fu poi toccato anche dalla presenza romana, ciò alla luce dei ritrovamenti di anfore e monete in regione S. Grato.
E’ tuttavia in un diploma di Enrico II del 1014 che viene citato il paese, qui però con il nome di Karon.
Nel ‘200 il borgo era già diviso in Prato Nuovo e Prato Vecchio, con in mezzo il castello di Sopramonte ma era pur sempre, e così rimase per secoli, frazione di Romagnano.

Proprio in questo secolo intorno al 1270 nacque, secondo alcuni storici proprio a Prato, quella singolare figura di eretico, mezzo predicatore e mezzo brigante che fu Fra Dolcino che a capo della setta degli Apostolici mise a ferro e fuoco la Valsesia e la Valsessera per poi essere arrestato dalle truppe del Vescovo di Vercelli dopo un lungo assedio al monte Rubello, sopra Trivero e condannato a morte dall’Inquisizione insieme a Margherita, la compagna di sempre. Nessuno ha influenzato nei secoli l’immaginario valsesiano quanto questo personaggio immortalato da Dante nella Divina Commedia.

Arco di PietraFu tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600 che Prato, che all’epoca contava circa 500-600 abitanti, iniziò a sottrarsi man mano dall’egemonia del borgo limitrofo, legata soprattutto al controllo esercitato da quest’ultimo sui vari mulini per macinare il grano, essendo questo uno degli aspetti più significativi dell’economia dell’epoca; la comunità si organizzò, facendosi governare da due consoli eletti da un novero di 12 consiglieri.

Nel ‘600 e ‘700 si assistette inoltre al sorgere di parecchie opere pie, fondate da pratesi benestanti quali Carlo Placido, Bartolomeo Furogotti ed il sacerdote Carlo Maria Genesi.
Nel 1792 nacque a Prato, figlio di un notaio di Varallo, Giacomo Antonini, eroico ed avventuroso combattente che bruciò le tappe della carriera militare nell’esercito di Napoleone tanto da meritarsi la Legion d’Onore francese.

Con la disfatta francese ripiegò in Polonia dove nel 1830 combattè, con il grado di generale, per la liberazione di quel paese dal dominio russo. Nel 1848 tornò a combattere in patria per la difesa di Vicenza dagli austriaci. Morì nel 1854.
Nel 1862 Prato aggiunge il “Sesia” al suo nome. Nel ‘900 c’è stata una progressiva trasformazione del borgo da agricolo ad industriale, con la lunga parentesi della seconda guerra mondiale in cui fu teatro della lotta resistenziale partigiana contro i nazi-fascisti

Da vedere

parrocchialeQualche consiglio per chi avrà deciso di diventare nostro ospite. Lasciata l’auto presso il parcheggio di piazza Europa caratterizzata da un pannello, posto su un basamento, con incise le distanze di Prato Sesia dalle maggiori città europee, si potrà certamente notare, di fronte, la chiesa parrocchiale di S. Bernardo, esistente fin dalla metà del ‘300 in forme romaniche e barocchizzata definitivamente tra il ‘600 e il ‘700.

Entrati, si potrà notare la struttura a tre navate con i sei altari in marmo, barocchi; tra  questi spiccano, alla destra dell’altare maggiore, l’altare di S. Giuseppe con una pala lignea raffigurante la natività del romagnanese Pietro Renolfi, databile tra 1590 ed il 1632.

Accanto si scorge il gioiello di questa chiesa: la cappella del Rosario; sopra l’altare è posto il dipinto della Madonna che dona il rosario a S. Domenico, opera di Giacinto Giminiani, pittore toscano operante a Roma, realizzata attorno al 1648, che mostra chiaramente, nell’estrema semplificazione del tema, una netta adesione ai dettami della controriforma postridentina. Alzando lo sguardo si possono osservare gli affreschi dell’assunzione della Vergine sulla volta, delle virtù nei pennacchi e dei misteri del Rosario sull’altare, tutti realizzati nel 1718 dal romagnanese Tarquinio Grassi.

Percorrendo la navata verso l’uscita troviamo la cappella del crocifisso, eretta nel 1872 per custodire un crocifisso venerato a seguito di un miracolo verificatosi nel 1760, quando cadendo dalla collina sovrastante il paese, venne ritrovato intatto e intriso di sudore.
Sulle volte della chiesa si notano poi ipregevoli stucchi, di fine del ‘700, abbastanza rari nella zona.
Esternamente vi è la cappella di S. Marta dove recenti restauri hanno portato alla luce affreschi della fine del ‘500 raffiguranti un S. Francesco che riceve le stimmate e, nelle lunette, i dodici apostoli.

pratosesia5Usciti ed imboccata via de Amicis fino al termine si giunge fino all’Oratorio della Beata Vergine della Quercia, risalente al 1646, al cui interno spicca un dipinto della Madonna della Quercia con S. Giovanni Battista, S. Michele Arcangelo ed il committente, Giovanni Viocca, opera del già citato Giminiani, caratterizzata però da un purismo meno rigoroso rispetto a quella conservata nella parrocchiale.

Proseguendo poi per via Garibaldi si entra nel cuore antico di Prato Sesia, il rione di Prato Vecchio con la sua stretta strada da cui si aprono ampi e caratteristici cortili.

Al termine si prosegue lungo la strada detta “della Rocchetta” che, a ridosso della collina di Sopramonte, porta all’altro rione storico del paese, quello di Prato Nuovo.
Prima di giungervi abbandoniamo la strada asfaltata per imboccarne una di ciottoli che, dopo aver attraversato un caratteristico arco di pietra, porta, in 10-15 minuti attraverso un agevole sentiero, fino alla sommità della collina.
Qui scopriamo il luogo più suggestivo e più caro ai pratesi, con i resti di un antico castello trecentesco e una chiesetta dedicata alla natività della Vergine.

Il castello è posto ad una certa distanza da una torre, databile tra l’XI ed il XII sec., simbolo del paese, tanto da far pensare che in origine fossero racchiusi da un’unica fortificazione, oggi perduta, con all’interno un villaggio e che solo in un secondo tempo fosse stata costruita l’abitazione signorile di cui oggi vediamo i resti.
Nel castello sono anche ambientate le vicende di un romanzo storico pubblicato nel 1845, sulla scia dei Promessi sposi manzoniani, opera dell’avvocato Anselmo Prato ed intitolato Beatrice di Sopramonte.

La chiesa possiede all’interno un’affresco della seconda metà del ‘400 raffigurante S. Sebastiano e il Santo Vescovo, forse S. Gaudenzio, opera di Iohannes de Campo.
Superata la chiesa si può godere di uno splendido panorama dell’abitato, delle Alpi e del monte Fenera

pratosesia8Imboccata ora la strada in senso opposto, ma questa volta svoltando a sinistra al secondo bivio che troviamo, verso via Castello, ridiscendiamo aPrato Nuovo; qui lungo via Fra’ Dolcino, intitolata al celebre eretico cantato da Dante che pare nato proprio a Prato Sesia, è il caso di imboccare per un attimo la stretta via Molino, oltrepassare un ruscello per ammirare uno dei pochi mulini ormai rimasti nella zona, fino a pochi anni fa di proprietà della famiglia Galdini, stirpe di mugnai.
Ritornati sui nostri passi giungiamo all’Oratorio della Beata Vergine di Lourdes, avviato nel 1631 come Oratorio di S. Carlo.
Da qui proseguendo in linea retta, incrociamo la statale ed infine facciamo ritorno a Piazza Europa.

Il secondo itinerario che proponiamo si snoda su un percorso un po’ più lungo del precedente, immerso nella campagna, ideale per un’escursione in bicicletta, ma accessibile anche ad un discreto camminatore.
Da Piazza Europa imbocchiamo quindi via Cimitero e subito troviamo l’Oratorio di S. Sebastiano, risalente, in forme romaniche, almeno al XV sec.,  ma quasi interamente rifatto nel 1730; all’interno vi è un affresco della Vergine con il Bambino del ‘400 di Tommaso Cagnoli; ai lati di questa S. Sebastiano e S. Giulio.

Sul retro vi era una sorgente d’acqua, le cui tracce sono ancora visibili, già utilizzata per riti purificatori in epoca pagana. Proseguiamo e subito dopo aver oltrepassato la ferrovia, imbocchiamo, sulla destra, un ampio sentiero che ci porterà, dopo una decina di minuti di passeggio in regione S. Grato dove, all’inizio del ‘900, sono state rinvenute monete ed anfore romane. Lungo la strada si potranno scorgere i ruderi della cappella di S. Grato, un tempo meta di numerose processioni in occasione di varie feste religiose.

Proseguendo non distanti dal corso del fiume Sesia, attraverso la frazione Ca’ Bianca, percorrendo via Garodino giungiamo, non prima di esserci imbattuti nella cappella di S. Antonio, alla chiesa di S. Michele, eretta nel 1619 e di proprietà dei conti Gibellini, di cui all’interno si può notare lo stemma.
Svoltando a destra percorriamo in linea retta un sentiero che sbuca infine sulla strada asfaltata, da qui dopo poche centinaia di metri, sulla sinistra troviamo la breve ascesa all’Oratorio della Beata Vergine della Neve. Prima dell’attuale costruzione, vi era l’oratorio dei martiri milanesi del I secolo Nazario e Celso, i cui corpi furono ritrovati da S. Ambrogio per divina ispirazione, venerati localmente il 28 luglio.

Di questa struttura dà notizia il vescovo Bascapè nel 1599. Dal  1711, sul precedente oratorio, venne costruita la chiesetta della Madonna della Neve, di forme architettoniche semplici, benedetta il 5 agosto 1714. Sull’altare maggiore vi è l’ affresco della seconda metà del XVI secolo raffigurante la Madonna con il Bambino, S. Nazario e S. Gaudenzio mentre, all’esterno ve ne è un altro raffigurante la Madonna con il bambino, la Beata Panacea e S. Bernardo.

Ridiscesi ripercorriamo la strada asfaltata per abbandonarla di nuovo, un po’ più avanti, per un sentiero sulla destra e dopo qualche centinaio di metri ci dirigiamo a sinistra, da qui proseguendo in linea retta incontriamo la cappella di S. Marco con i suoi affreschi del ‘700, recentemente restaurati a cura della Pro Loco, raffiguranti la Vergine Assunta, S. Marco S. Defendente.

Proseguendo, si imbocca infine via Martiri della Libertà, al termine della quale, se volgiamo lo sguardo a destra notiamo una croce che indica l’inizio del rione Gabbio. Qui sbuchiamo su via Matteotti e lungo questa facciamo ritorno a piazza Europa.

pratosesia6Gastronomia
Sebbene sia impossibile parlare di una cucina tipica di Prato Sesia, certo non possiamo ignorare l’esistenza di una cucina popolare, semplice ma gustosa, dai sapori intensi, mutuata nei secoli dalle terre con cui il borgo confina: il Novarese e la Valsesia.
Non sarà dunque difficile trovare nei ristoranti locali antipasti come il “Salam d’la duja”, un salame morbidissimo perché conservato nello strutto, in caratteristici vasi di coccio, o la “Fidighina”, mortadella di fegato di maiale profumata con varie spezie o ancora i “Marzapani”, salami a base di sangue di maiale e pane e i “Sanguinacci”, con sangue e patate.
Tra i primi piatti spicca la “Paniscia”, un risotto cucinato con un soffritto di lardo, verdure, salame e vino.

Tra i secondi non possiamo trascurare il “Tapulòn”, stufato di un trito di carne d’asino ed il “merluzzo in umido”, entrambi da consumare con l’onnipresentepolenta ed i “Burdon  cotti”, rape rosolate con salsiccia.
Un contorno particolare è poi il “Rustisciön”, un pasticcio croccante a base di patate.
Tra i formaggi spiccano il “Gorgonzola”, uno tra i più noti formaggi italiani e la “Toma” valsesiana, saporito formaggio d’alpeggio. Infine non possiamo dimenticare le castagne, con la cui farina si prepara il “Castagnaccio”, un dolce tipico ma soprattutto le”Caldarroste”, che durante i mesi di ottobre e novembre vengono arrostite in piazza durante le caratteristiche “Castagnate”.

Dintorni

collina di SopramonteParte del territorio di Prato Sesia costituisce il confine meridionale del Parco Naturale del Monte Fenera.  Oltre a Prato Sesia il territorio del parco comprende la fascia collinare dei comuni di Grignasco, Cavallirio e Boca (provincia di Novara), di Borgosesia e Valduggia (provincia di Vercelli).
Questa zona evidenzia un paesaggio suggestivo che rappresenta un vero e proprio polmone verde dove si sta riproponendo la coltura della vite.

Importanti anche le emergenze storico-documentarie ed architettoniche quali il santuario di Boca, Montalbano, la torre di Cavallirio, i resti del castello di S. Genesio a Grignasco, di Robiallo a Bettole.
Ancora praticamente nel loro impianto originario si affacciano sul Sesia e nella conca di Valduggia le frazioni di Ara, Colma, Castagnola e Maretti. A Sorgano si possono ancora ammirare i caratteristici “Taragn”, costruzioni rurali con tetto in segale, in via di valorizzazione in un complessivo progetto di Ecomuseo della cultura materiale contadina.
Domina cima Bastà, sommità del Monte Fenera, l’imponente croce eretta nei primi anni del ‘900 recentemente restaurata.

(a cura dell’Ente Parco naturale del Monte Fenera)

Itinerario

Particolarmente suggestivo ed ideale per passeggiate all’aria aperta è il percorso che da via Vaglio, nel territorio di Prato Sesia, dopo circa un’ora di cammino porta al Santuario di Boca lungo sentieri agevoli (segnavia784).
Le Grotte
Il calcare dà luogo a fenomeni di carsismo creando cavità, anfratti e inghiottitoi suggestivi e affascinanti.
Sulla montagna ci sono alcune grotte di notevole importanza speleologica, dove sono stati ritrovati resti di animali fossili che hanno vissuto un tempo sul Fenera (Orso speleo, Rinoceronte di Merck, Leone delle caverne).

La Flora

pratosesia7La particolare composizione chimica del suolo calcareo favorisce la sopravvivenza di una rara vegetazione basifila che troviamo in questa parte del Piemonte solo su questo monte. Si ricordano la Lingua cervina, l’Iris graminea, la Daphne laureola e la Pulmonaria: all’interno del territorio del Parco sono state catalogate oltre 800 specie botaniche diverse.

La Fauna

Il Parco è ricco di fauna forestale: martore, caprioli, tassi, di uccelli quali ilPicchio muratore,la Tortora, il Torcicollo ma soprattutto di rapaci diurni dal Falco pellegrino che vive sulle rupi al Biancone che vive nelle brughiere.
Il Fenera è l’unica area protetta in Italia ad ospitare la nidificazione della rarissima Cicogna nera, ritornata a nidificare recentemente dopo secoli di assenza dal nostro Paese.

Per conoscere Ristoranti, Agriturismo e molte altre informazioni, visitare il sito: http://www.pratosesia.com/pratosesia.html
o chiedere a: i info@pratosesia.com – Tel. 0163 851215 – Fax 0163 851215

I testi qui riportati sono stati gentilmente concessi dalla “Pro Loco Prato Sesia” proloco@pratosesia.com