gesu_discepoliVANGELO

Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».

RIFLESSIONE
18 maggio 2014

QUADRI E CORNICI
5a domenica del tempo pasquale A

“Non ci è permesso scegliere la cornice del nostro destino, ma ciò che vi mettiamo dentro è nostro” (Dag Hammarskjöld).

Questa immagine suggestiva è una parabola della vita.
C’è comunque per ciascuno una “cornice”:
i non credenti la chiamano destino, i cristiani volontà divina, gli psicologi e i sociologi parlano di condizionamenti.
Di fatto si nasce con una dotazione genetica ereditaria, con attitudini specifiche, capacità varie, sensibilità diverse, in un determinato ambito familiare, sociale e culturale.
È a questo punto, però, che si gioca la partita della libertà della creatività personale, delle scelte per la qualità.

Così si apre la galleria dei “quadri” dipinti dagli uomini:
capolavori talvolta, altre volte invece semplici scarabocchi.

Un tale aveva una moglie con l’hobby della pittura.
Visto che gli esiti non erano proprio esaltanti, per amore impreziosiva quei dipinti con cornici importanti.
Finché un giorno vennero i ladri, rubarono tutte le cornici e lasciarono a terra i dipinti. Desolazione e verità.

Che non accada così anche alle nostre storie personali, il cui unico valore è nelle cornici che ha messo chi ci vuole bene, mentre quello che abbiamo realizzato noi è solo pasticcio.

Gesù ci dice oggi di sé: “Io sono la via, la verità e la vita”.
Sono tre parole che non hanno passato o futuro.
Se ci sono scatta una dinamica di responsabilità “qui e adesso”:
vita o noia, verità o menzogna, via/cammino o staticità.

La fede si presenta come il pennello per dipingere il quotidiano:
dando forma (via), senso (verità), colore (vita) al presente.

Dio non vuole fare da cornice ai bisogni essenziali.
Dio vuole aiutarti a dare forma e colore alle tue potenzialità:
è molto più di quanto ci è necessario per sopravvivere.

La fede non è un ricettario di precetti morali e rituali, ma è un impegno serio e sereno di realizzazione della vita.

La fede è uno stile di dipingere i quadri della vita quotidiana.
Sta qui la capacità di amare, di dialogare, di guardare, di donare:
questo è ciò mettiamo dentro la cornice.

Il rischio contrario è quello di coscienze ammalate di “dislessia”:
si dice una cosa, ma se ne pensa un’altra.
Diciamo “ideali” e invece pensiamo “mode”, diciamo strategia e invece pensiamo tattica, diciamo futuro e invece pensiamo opportunità, diciamo orizzonte e invece pensiamo vetrina, diciamo sogni e invece pensiamo fortuna, diciamo pace e invece pensiamo benessere, diciamo fede e invece pensiamo superstizione, diciamo educare e invece pensiamo istruire, diciamo grande e invece pensiamo grosso, diciamo “per sempre” e invece pensiamo “finché dura”.

Il Vangelo ci indica la “via” alla pienezza della “vita”
per una “verità” che vince i fantasmi che popolano il nostro buio.
Le paure ci sono ma non possono avere l’ultima parola, per questo Gesù dice: “Non sia turbato il vostro cuore!”.
La paura c’è e ci sta, il turbamento e l’angoscia no.

Simpatiche ma interessanti le parole del Cappellaio Matto in “Alice in Wonderland”: “Si dice che per sopravvivere qui bisogna essere matti. E per fortuna io lo sono.
La gente vede la follia nella mia colorata vivacità e non riesce a vedere la pazzia nella loro noiosa normalità!”.

Questa è la differenza tra il quadro e la cornice.