giuseppe mariaVANGELO

Dal Vangelo secondo Matteo
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

RIFLESSIONE

22 dicembre 2013

RESILIENZA: COSA È?
4a domenica di Avvento – A

Ormai siamo arrivati a Natale e mi piace trovare oggi Giuseppe
che come padrone di casa ci accoglie sulla porta della grotta
e ci invita ad entrare, come a casa di amici.

Giuseppe è la figura più tosta del Vangelo.
La tradizione popolare piuttosto dolciastra e melensa
lo ha svilito nell’immagine un vecchio bonaccione, quasi solo una comparsa.
Vecchio a quel tempo era 40 anni. Maria ne ha 16 probabilmente.
Permettetemi di riguardare quel contesto con un po’ di crudezza,
ma con lo scopo di capire la densità di questa pagina di Vangelo.
Giuseppe si sente dire dalla sua fidanzata, ormai quasi moglie:
“Sono incinta, ma è stato lo Spirito Santo”. Sfido chiunque.
Per accettare questo più che un santo, è un grande innamorato.

C’è di più. Per una situazione del genere, per la legge del tempo,
per Maria c’è la pena di morte per lapidazione. Deve decidere lui.
In un attimo vanno in frantumi sentimenti, sogni, progetti
e Giuseppe si trova in mano la vita di Maria e la può distruggere.
Se Gesù nasce, quindi, è perché Maria lo ha portato in grembo,
ma soprattutto perché è Giuseppe che decide di volerlo,
è perché Giuseppe è un grande innamorato e crede in Maria.

Credere in Dio, nel Dio che nasce, è per Giuseppe innanzitutto
il credere in Maria, contro ogni apparenza, contro ogni logica,
il credere che il loro amore è talmente forte e profondo
che può superare ogni se, ogni ma, ogni però.

Pensare che Dio nasce in una coppia problematicamente reale
rende il mistero del Natale ancora più affascinante del presepio
con musichine e lucine, perché è straordinariamente moderno.
Oggi i sociologi direbbero che è una “famiglia allargata”
dove il padre del bambino è diverso dal compagno della mamma.

Il Vangelo non presenta questa coppia in una luce incantata.
Non vivono sempre e solo di pace da immaginetta,
ma anche per Maria e Giuseppe ci sono momenti duri​ di dubbio,
con le tinte forti della tensione, con le ombre scure della crisi.

​Una vita dolce e anche amara, tranquilla ma anche incerta.
In pratica come la realtà di casa nostra.

Mi sono chiesto quale sia la qualità che rende speciale Giuseppe.
Cosa ha il loro amore di così speciale, il loro legame di così forte
per aver fatto decidere a Dio di affidarsi a loro per nascere?

Mi sembra che si possa usare una parola bellissima che abbiamo
nel vocabolario ma che è quasi sconosciuta: “resilienza”.
È una sfumatura di “resistenza”, ma ha un gusto tutto particolare.

La resistenza fa essere più forti, la resilienza fa essere migliori.
Resistenza è rimanere forti “nonostante” le avversità.
Resilienza è essere migliori “grazie” alle avversità.

La resistenza è tipica delle costruzioni dell’uomo antisismiche.
La resilienza è propria della natura che irrobustisce.
Il male è resistente, attacca. Il bene è resiliente, aspetta.
L’odio è resistente, non molla. L’amore è resiliente, si affida.
La resistenza è la qualità del macho,
la resilienza è la qualità del bambino appena nato.

La qualità di Giuseppe non è la resistenza dura come corazza,
ma la resilienza, cioè il coraggio di aprire la porta di casa sua,
la porta del suo cuore ad un bambino e accettare di farlo crescere.
Noi siamo il contrario. Ci barrichiamo per resistenza, con ansia.
Poi però ti accorgi che l’ansia non ti sottrae il dolore di domani,
ma solo e tristemente ti priva della gioia di oggi.
Nella vita non ci sono situazioni disperate,
ma solo uomini che hanno perso la speranza di risolverle.

Vorrei fare nostro oggi un augurio latino: “Ad astra per aspera”.
Auguriamoci di saper usare le asprezze per giungere alle stelle.
È la resilienza, è il segreto del neonato, è il segreto di Giuseppe.