CENNI STORICI

TiranoLa zona di Tirano fu probabilmente abitata in epoche remote, come dimostrerebbero le incisioni rupestri, i massi coppellati e due corte spade dell’età del bronzo scoperti nei dintorni. Nessuna notizia sicura sul periodo romano, tranne una lapide rinvenuta nella zona, alcune monete, dei toponimi di derivazione latina (Cologna, Stazzona).

Lo stesso nome “Tirano” potrebbe derivare da un nome latino di persona (Tirius o Tirianus). Secondo una tradizione non documentata, l’insediamento primitivo (Villaccia), sorto nella zona soleggiata oggi chiamata Visoli e sepolto da una frana in epoca imprecisata, sarebbe stato ricostruito oltre il fiume Adda, in zona più fredda ma più sicura.

Notizie documentate compaiono a partire dal sec. XI. Nel 1073 un documento cita il castello del Dosso, costruito dalla famiglia Omodei. Costituitasi in Comune nel sec. XII, Tirano è successivamente sottoposta alla Signoria dei Capitanei di Stazzona, dei Visconti (1335) e degli Sforza.

Tra il 1492 e il 1498, Lodovico il Moro fortifica Tirano con una cinta completa, tre porte e il nuovo castello di S. Maria. In quel periodo, politicamente e religiosamente così agitato, particolare importanza ebbe la prodigiosa apparizione della Madonna (29 settembre 1504). I numerosi pellegrini richiamati dalla fama del Santuario eretto sul luogo dell’apparizione, la fiera di S. Michele divenuta mercato di richiamo internazionale, la felice posizione all’incrocio delle vie che collegano la valle ai passi del Bernina, del Bormiese e dell’Aprica, fanno di Tirano il borgo più popoloso della Valtellina ( 5000 abitanti nel 1589).

Coinvolta nelle lotte internazionali per il possesso della Valtellina, dal 1512 entra a far parte dei domini Grigioni. I dissidi tra i Grigioni, protestanti e gli abitanti, cattolici, acuiti dalla crescente importanza del Santuario, esplodono nella sanguinosa rivolta che, guidata da Giacomo Robustelli, ha inizio proprio a Tirano (19 luglio 1620).

Coinvolta in un rovinoso periodo di guerre tra Grigioni, Francesi e Spagnoli, spopolata dalla peste del 1629/30, che provoca 4000 morti, danneggiata dalle incursioni dei Lanzichenecchi imperiali e dalle truppe del duca di Rohan, Tirano torna sotto i Grigioni. Al diffondersi delle idee della Rivoluzione francese, la cittadina risponde insorgendo contro i Grigioni e innalzando l’albero della libertà (23 giugno 1798).

Dopo aver aderito alla Repubblica Cisalpina, i Tiranesi ne seguono le vicende, spesso segnate da delusioni. Crollato l’impero napoleonico, nel 1815, annessa col resto della Valtellina al Lombardo Veneto, Tirano entra a far parte dei domini austriaci.

Nel successivo periodo rinascimentale, per la sua vicinanza alla Svizzera che ospita molti perseguitati politici, Tirano diviene il centro più attivo della cospirazione patriottica valtellinese. Il 6 giugno 1859, il Comune di Tirano dichiara “la sua unione agli stati di Sua Maestà, il magnanimo Re di Sardegna Vittorio Emanuele”.

CENTRO STORICO

Itinerario a carattere storico, artistico e culturale dedicato alla scoperta delle bellezze architettoniche della Tirano storica.

PERCORSO

Tirano1Dalla stazione ferroviaria e procedendo, a piedi, diritti sulla via alberata, viale Mazzini, si raggiunge il semaforo in Viale Italia (notare sull’angolo a sinistra la bella casa Merizzi, che costituisce un ottimo esempio di costruzione Liberty). Dal semaforo, proseguendo a destra lungo il Viale, si giunge in Piazza Marinoni. Poco oltre, la statale valica l’Adda sul ponte “nuovo”; da qui si ha completa visione del fronte delle case lungo l’argine sinistro costruite sul perimetro delle antiche mura di cinta fatte erigere da Ludovico il Moro (sec. XV).

Il ponte in ferro che si vede a monte consente l’ingresso nel centro storico attraverso l’antica Porta Poschiavina, tuttora in buone condizioni di conservazione. Dal ponte “nuovo”, continuare a destra per pochi metri lungo l’argine; all’altezza del secondo platano si apre l’accesso alla Piazza Parravicini; essa è limitata ad Est da Palazzo Parravicini di fronte al quale, in un vano, si trova la vecchia fontana con vasca ottagonale; nel lato Ovest c’è la chiesetta della Madonna Addolorata, (ora Merizzi, sec. XVII), probabilmente già cappella gentilizia dei proprietari del vicino palazzo; superandola verso Sud ci si immette in un piccolo quartiere di impianto medievale con vecchi edifici, cortili, passaggi-cunicolo; via Ludovico il Moro, all’angolo opposto alla chiesetta, essa pure tra antiche case con vicoli e cortili ai due lati, viene imboccata da chi proseguendo per Via Santa Maria intende recarsi nella zona dove si trovava il castello;lassù ci sono lung hi tratti di mura, i ruderi di una porta di struttura simile a quella Milanese e Poschiavina, l’ampio terrapieno che ospitava l’edificio e i ruderi della rocca con la torre (Castellaccio per i tiranesi).

Dalla Piazza Parravicini invece, seguendo Via Pergola, si raggiunge la Porta Milanese; qui iniziava, in direzione Est quello che nei secoli passati era il “corso principale” di Tirano; ai suoi lati restano gli edifici delle famiglie facoltose con bei portali, stemmi sugli stessi, affreschi ormai illeggibili, cortili, finestre con inferriate interessanti; ora il corso è interrotto dalla statale 38; proprio al punto della interruzione a chi viene dalla Porta Milanese appare la torre Torelli, edificio di fine secolo XIX di stile vagamente medievale.

Si attraversa la statale e seguendo Via Bellotti si raggiunge Piazza Cavour; ai lati della breve via restano, quasi intatti nelle antiche strutture, gli edifici già appartenenti a famiglie nobili: interessante un bel portale in pietra a sesto acuto. Piazza Cavour, la vecchia piazza d’armi, ha nel centro la vecchia fontana ottocentesca sormontata da una statua marmorea (opera di Giuseppe Croff) con figura femminile seduta in atto di scrivere: è un’allegoria della storia allusiva all’evento del passaggio da Tirano nel 1838 dell’imperatore d’Austria Ferdinando I, pochi anni dopo la costruzione della grande strada dello Stelvio.

Si noti anche la lapide che ricorda l’avvenimento, ricollocata nel portico del Municipio lungo Via XX settembre. Subito a sinistra notare: – la bella casa Camagni (sec. XIV-XV), – il restaurato palazzo della Pretura (già sede dei podestà grigioni) all’angolo Nord-Est; – il palazzo Marinoni (sec. XV-XVII) che limita la piazza al lato Est. Esso, già convento agostiniano, è attualmente sede del Municipio. Dal cortiletto interno, con elegante portico su due lati, uscendo a destra, si accede alla piccola piazza Lantieri con una bella antica fontana davanti alla Caserma dei Carabinieri.

La Chiesa di S. Agostino con l’annesso bianco campanile chiudono la piazzetta a Nord-Est. Si esce a sinistra e si giunge in Via Torelli, all’incrocio con la quale, sull’angolo sinistro, sorge l’omonimo palazzo con l’antistante giardino che fu del Conte Luigi Torelli, insigne patriota e uomo politico del Risorgimento (sulla parete verso Sud un affresco che ricorda la visita di S. Carlo Borromeo al Santuario della Madonna e una lapide a ricordo dei Torelli).

Poco oltre, nell’omonima piazza, sorge la Chiesa parrocchiale di S. Martino (di pregio il suo organo Serassi), con il suo elegante campanile romanico-lombardo e l’interessante portale a sesto acuto che si apre nella facciata Nord della chiesa. Si osservi di passaggio sulla facciata della casa parrocchiale lo sbalzo in rame di Renzo Antamati che testimonia un fiorente artigianato artistico locale del non lontano passato.

Tirano2Di fronte alla chiesa merita attenzione il palazzo già Venosta, ora Quadrio Curzio, con un raccolto cortiletto limitato da manufatti a motivi cinquecenteschi. Giunti all’altezza del campanile è possibile, prendendo subito a sinistra, raggiungere il palazzo Salis (ora Sertoli-Salis). Chi si ripromette di andarci nel ritorno, prosegue sbirciando attraverso i portoni, muovendosi a caccia dei segreti fascini dei cortili e dei numerosi palazzi.

Subito a destra della torre campanaria si trova già quello dei Merizzi (famiglia nobile che annovera tra i suoi membri deputati di varia tendenza e un vescovo, cosa rara tra i valtellinesi, che si rese benemerito della sua città per le elargizioni in favore della costruzione dell’oratorio maschile e dell’annessa chiesa del Sacro Cuore). Nel cortile, con un portico su tre lati, si noti la foggia “a campana” della vasca di una fontana settecentesca.

Poco oltre, sempre in Via XX Settembre, sulla destra, un portone normalmente aperto permette di ammirare il cortile di una elegante dimora signorile settecentesca. Il lato dirimpetto all’ingresso, costituito da un muro sovrastato da una terrazza divide la parte “civile” da quella “rustica”. Sempre sulla via, si noti sulla sinistra, l’edificio con la facciata dipinta di rosso che deve la scelta del colore alle tendenze politiche radicali del proprietario, l’onorevole Giacomo Merizzi, anch’egli personaggio locale del Risorgimento.

Proseguendo lungo la stretta via sono visibili sulla destra le facciate dei palazzi Buttafava e Andrei, il primo con un interessante giardino ricavato su un terrapieno. A sinistra c’è un palazzotto (contraddistinto su un lato dalla scritta sbiadita “Pia Opera Camagni”) abbellito verso strada da un elegante balconcino in pietra. Nacque qui nel 1856 dalla fantasia del giovane Don Gino (Giovanni Visconti Venosta, scrittore e uomo politico lombardo del Risorgimento), la celebre ballata del Prode Anselmo (Passa un giorno, passa l’altro mai non torna il nostro Anselmo…).

Proseguendo verso la cosiddetta Porta Bormina e voltando a sinistra, quasi alla fine della salita, la strada scende verso via S. Carlo; presso un trivio, è collocata una fontana di ferro già vasca di forno fusorio. Si continua, a sinistra lungo via S. Carlo, alla volta del Palazzo Salis; volgendo ancora a sinistra subito dopo l’arco che sovrasta la strada e che collega il palazzo stesso alla cappella gentilizia (chiesa di S. Carlo) si giunge in piazzetta Salis un tempo stazione di partenza e di arrivo delle diligenze. Merita di essere osservato nel centro della facciata il portale barocco (da disegno del Vignola) e l’armonica facciata.

Visitabili a richiesta due sale dipinte la primo piano e le cantine della Casa vinicola Conti Sertoli-Salis. Nel palazzo furono ospiti, nel 1797 il generale francese Gioacchino Murat (cognato di Napoleone e futuro Re di Napoli) e , nel 1859, il generale Giuseppe Garibaldi. Una lapide sulla facciata ricorda la prigionia in una fortezza austriaca del patriota conte Ulisse Salis.

Nei pressi merita attenzione il Palazzo Lambertenghi, con loggiati e un elegante cancelletto settecentesco. Da qui muovendosi verso la vicina via S. Carlo si raggiunge la Porta Poschiavina, sulla quale si noteranno gli stemmi affrescati sulla facciata dai magistrati Grigioni al termine del loro mandato. Interessanti anche i dipinti all’interno.

Uno di essi inneggia alla giustizia dei Grigioni contraddicendo un noto colorito proverbio popolare. Subito al di là del ponte (per il Tiranesi “il ponte vecchio”) le pietre bugnate d’angolo della costruzione a sinistra testimoniano l’antichità di quella che forse era una torre di difesa. Sul lungo Adda, sia a destra che a sinistra, si possono osservare esemplari di ville Liberty.

Passato il ponte subito a sinistra, in una casa moderna ha sede la civica casa dell’arte “De Piazza Folini”, dove si tengono regolarmente corsi di arte applicata. Dritto l’uscita del ponte si presenta la parte cinquecentesca del palazzo Foppoli (ora proprietà del Comune), sede di uffici e di istituzioni culturali cittadine (sala mostre).

Procedendo verso destra si giunge, in piazzetta Pievani, dove si affacciano la casa seicentesca dei Grana e l’antica chiesa di San Giacomo, ora sede della biblioteca civica “Paolo e Paola Maria Arcari”. Si lascia alle spalle la biblioteca per attraversare la piazza Trombini.

Da qui volgendo a destra per il viale alberato (viale Garibaldi) si passa davanti al monumento ai caduti in guerra mentre a destra meritano di essere osservate le eleganti linee dei novecenteschi edifici della scuola materna, della casa di riposo e delle scuole elementari. Volgendo a sinistra di fronte all’ex ospedale ci si troverà in breve in vista del semaforo della stazione, punto di partenza dell’itinerario.

LA BASILICA, S. PERPETUA E IL MUSEO

La metà più significativa della città è il Santuario della Madonna di Tirano nella località omonima che si raggiunge percorrendo il viale alberato che unisce Piazza Marinoni a Piazza della Basilica.

LA BASILICA

Tirano3Si tratta del monumento più insigne della provincia dal punto di vista religioso, storico, artistico e del luogo di maggiore identificazione collettiva dei Valtellinesi. Eretta dalla fede popolare dopo l’apparizione della Beata Vergine a Mario Omodei (1504) e dalla conseguente devozione, il tempio da secoli “si eleva vittorioso nella sua prodigalità di bellezza, nella sua perfezione di ricchezza, nella sua scesa impavida…” (come scrisse Paolo Arcari, illustre letterato al quale è dedicata la civica biblioteca Tirano).

Ai prevalenti caratteri rinascimentali del tempo, i cui artefici sono ritenuti i fratelli Rodari di Como, ben si armonizzano le linee di ispirazione romanica della torre campanaria (1578) alla cui sommità è posta una elegante struttura marmorea barocca con balaustra (1641). La facciata assai slanciata è conclusa da un alto frontone e presenta alla base un bellissimo portale a due finestroni in marmo finemente lavorati, opera del ticinese A. Della Scala (1533).

Importanti anche i portali laterali, forse di Bernardino Rodari (1506). Di notevole armonia architettonica è pure il complesso delle strutture sul lato dell’abside: il corpo della sagrestia, la cupola di Pompeo Bianchi (1584), il campanile sul quale si intravedono i graffiti, realizzati probabilmente dal pittore grosino Cipriano Valorosa.

LA PIAZZA

Nella piazza del Santuario predomina tuttora l’assetto che le hanno conferito gli edifici costruiti in funzione del tempio: l’antica “Hosteria Granda” del S. Michele, sorta subito dopo l’apparizione per ospitare i pellegrini e dove ora ha sede un’opera sociale dei Padri Guanelliani; le case per i sacerdoti al servizio del culto e per i sagrestani (ora private); la serie dei fondaci, piccole botteghe funzionali alle rinomate fiere di merci e bestiame che vi si tenevano e il cui andamento è stato determinante per quasi tre secoli per l’economia dell’intera valle.

L’INTERNO

L’interno del tempio è ricco di opere d’arte e di stucchi. Fra esse la più vistosa è costituita dal grande organo barocco seicentesco più volte indicato come una rarità nazionale per la ricchezza di intagli nella sua cassa, ma sono importanti anche il pulpito, la cantoria, l’altar maggiore, il coro, le tele e l’interessante affresco popolare su un lato della navata di sinistra, il primo dedicato all’apparizione. Il punto della chiesa oggetto della specifica devozione dei fedeli è costituito dall’altare dell’Apparizione (la statua che lo sovrasta è opera del pavese G. Del Majno).

Dietro ad esso, protetto da una grata è il luogo indicato dal Veggente in cui Maria apparve. (Sul santuario e sulle opere d’arte è disponibile un pieghevole distribuito dai Rev. Di Custodi, mentre al museo ed in alcuni negozi della piazza è possibile acquistare un esauriente opuscolo a colori).

LA FONTANA

Chi esce dal tempio dalla porta principale potrà osservare nell’angolo di sinistra i due pilastri di pietra ancora muniti dei cardini del portone che chiudeva un tempo l’ingresso alla piazza verso Ovest; di fronte l’elegante fontana a padiglione conclusa dai Longhi (l’autore dell’altare della Madonna) nel 1780. Le costruzioni che emergono dietro alla fontana appartengono all’Istituto Madonna di Tirano dei Rev. Padri Servi di Maria.

LA CHIESA DI S. PERPETUA E GLI AFFRESCHI ALTOMEDIEVALI

Tirano9Alzando lo sguardo, a destra sul monte, si noterà l’antica chiesetta di S. Perpetua (X sec. Circa) eretta da una comunità di monaci, forse Umiliati, ai quali si deve in larga parte l’organizzazione nel Medioevo dell’assetto agrario della zona. Nell’abside della chiesa sono stati riportati alla luce e restaurati (a cura del Comune, insieme all’intero edificio) gli affreschi altomedievali scoperti nel 1987.

Si tratta delle più antiche pitture murali della provincia e sono tuttora in fase di studio per l’interesse che la loro scoperta ha suscitato anche oltre l’ambito degli studiosi italiani. (La visita a piccoli gruppi è possibile in determinati giorni previ accordi).

IL MUSEO

Sul lato di destra (sempre uscendo dal santuario) sorge la settecentesca casa del Gran Penitenziere (confessore con speciali facoltà) la cui facciata è affiancata da uno slanciato portale trionfale barocco (sec. XVIII). L’edificio è ora sede del Museo Etnografico Tiranese nel quale sono ordinate e studiate le testimonianze della cultura popolare locale.

Presso la biglietteria sono disponibili la guida e pubblicazioni. Per coloro che dispongono di un adeguato lasso di tempo (circa 40 minuti), poco lontano, verso Via Rasica, merita uno sguardo l’antico palazzotto Marinoni (ora Garbellini).

Proseguendo attraverso le case della frazione verso la Valposchiavo si raggiunge la chiesa di S. Rocco a base ottagonale, costruita per iniziativa del Meneghino che forse celava dietro un pio intento la reale intenzione di costruire un forte; interessante all’interno l’altar maggiore con la statua del santo.

Santuario Madonna di Tirano

 Breve guida spirituale e artistica
 Il santuario è officiato dai sacerdoti della Diocesi di Como

 

APPARIZIONE DELLA MADONNA

Il 29 settembre 1504 la Madonna appariva al beato Mario Omodei, salutandolo con queste parole: Bene avrai. Poi chiese che in quel luogo si costruisse un tempio in suo onore, promettendo salute spirituale e corporale a chi l’avesse invocata.

La richiesta fu accolta prontamente, poiche la Vergine incominciò subito a dispensare grazie e miracoli.
Sul luogo dove la Madonna apparve sorge la Cappella dell’Appariione, che è il cuore del Santuario. Sopra l’altare è posta la statua in legno della Vergine, opera di G. Angelo Maino ( 1519 – 1524).

Il suo viso ha un’espressione dolcissima. Dietro l’altare è indicato il luogo dove Maria posò i suoi piedi.
Qui ogni giorno accorrono i devoti per deporre ai piedi della Vergine problemi e sofferenze e per avere salute e consolazione.
Per questo è invocata anche col titolo di : Madonna della Salute.

LA COSTRUZIONE DEL SANTUARIO

Circa sei mesi dopo l’apparizione fu posta la prima pietra. Presunti architetti i fratelli Rodari. Nel 1513 la chiesa era già officiata, anche se incompleta. Numerosi maestri d’arte, nei secoli successivi , diedero l’attuale bellezza e ricchezza artistica al Santuario.

La cupola, opera fi    Pompeo Bianchi, fu costruita negli anni 1580 – 1584. l’altare maggiore, in marmo nero di Varenna, intarsiato con altri marmi policromi, è opera di G. B. Galli. Tra gli altri affreschi è notevole dal lato storico (1513) quello dell’apparizione nella navata di sinistra. Gli affreschi della navata centrale sono del Valorsa.

Cinque belle tele adornano le pareti dell’abside. All’esterno la facciata è imponente e graziosa; è arricchita dal portale maggiore, stupendo per eleganza.
Il campanile, alto e maestoso fu ultimato nel 1578.

Tutte queste pregevoli opere d’arte (molte non le abbiamo menzionate) sono il frutto dell’ingegno degli artisti, ma soprattutto dalle fede e dai sacrifici dei nostri padri.

L’ORGANO

E’ l’opera più pregevole che dà al Santuario una larga fama e suscita l’ammirazione dei visitatori. E’ sorretto da otto colonnine di marmo rosso. La gran cassa, in legno finemente intagliato, fu realizzata dal bresciano Giuseppe Bulgarini tra il 1608 e il 1617.

Ma poteva dirsi completata solo nel 1638, quando il milanese G. B. Salmoiraghi intagliava i delicati pannelli del parapetto che rappresentano la Natività, i Magi e la Crocifissione. La parte strumentale, con 2.200 canne di purissimo stagno, è stata più volte restaurata ed è tuttora in funzione e accompagna le azioni liturgiche festive. Anche il pulpito, artisticamente intagliato, si ritiene opera del Bulgarini. Dirimpetto all’organo è posta la cantoria, ricca d’intagli e pitture, iniziata nel 1768 e finita nel 1770.

PALAZZO SALIS

Tirano6Costruito fra il 1600 e il 1690, fu dimora della nobile famiglia Salis von Zizers, governatori e podestà grigioni della Valtellina

P.tta Salis, 3 – Tel. 340.0640653 Email info@palazzosalis.com

ORARIO VISITE GUIDATE: Martedì ore 10.00 e ore 11.00 Domenica ore 10.30 e ore 11.30 Ore 15.00 e ore 16.00 Costo del biglietto euro 6,00 La visita guidata del museo e del palazzo negli altri giorni della settimana o in altri orari è su prenotazione.

CANTINE SERTOLI SALIS

P.tta Salis, 3 – Tel. 0342.710404

ORARIO VISITE GUIDATE CON DEGUSTAZIONE: Giovedì – venerdì – sabato dalle ore 10.30 alle ore 17.30 Costo del biglietto: euro 8,00 (degustazione di 3 vini) euro 12,00 (degustazione di 4 vini) La visita guidata delle cantine negli altri giorni della settimana è su prenotazione.

MUSEO ETNOGRAFICO TIRANESE

Il Museo Etnografico Tiranese è sorto nel 1973 per iniziativa del C.I.G. (un’ associazione giovanile locale attiva in campo culturale fin dai primi anni Sessanta), allo scopo di documentare e studiare la civiltà contadina e montanara valtellinese. Allestito dapprima in un vasto locale al piano terreno del palazzo San Michele (antico albergo per i pellegrini del santuario), dal 1990 ha una nuova sede nella Casa del Penitenziere a questo scopo restaurata dal Comune di Tirano.

Nella settecentesca elegante dimora che si affaccia sulla storica piazza della basilica sono state ordinate, all’ultimo piano, testimonianze delle attività contadine (agricoltura, allevamento, caseificazione, trasporti), della vita domestica (in una autentica stüa è stata allestita la camera da letto mentre per la cucina si è proceduto ad una parziale ricostruzione d’ambiente).

Nell’atrio sono visibili documenti attinenti il commercio (pesi e misure), la caccia, la pesca, la macellazione del maiale e l’illuminazione prima della diffusione della luce elettrica. Nel piano sottostante, oltre alla direzione, hanno trovato sede la stanza della tessitura e quella dedicata agli splendidi paramenti donati al santuario della Madonna di Tirano nel 1636 dal cardinale di Richelieu, primo ministro di Francia, nel quadro della politica francese di predominio sulla Valtellina.

Al piano terreno sono sistemati: la saletta delle esposizioni, la stanza degli attrezzi dei mastri carraio e bottaio e dello stagnino itinerante, mentre nel più ampio locale sono stati collocati: il portone intagliato di Grosio (sec. XVII-XVIII), la cassaforte, le raccolte di serrature, chiavi, picchiotti e la bara da trasporto del sec. XVIII con alcuni manufatti cimiteriali in ferro battuto.

Nell’interrato sono stati montati un monumentale torchio vinario con grande vite di legno ed un frantoio per la produzione di olio di noci. Degne di nota fra le collezioni del museo sono inoltre, la trulla romana (I sec. d.C.), l’ascia ad alette mediane del Bronzo Finale (ca. XII sec. a.C.) ed una splendida cassa dotale intarsiata del 1711.

Il Museo possiede una fototeca, una cineteca, una collezione di circa 2000 cartoline di soggetto valtellinese ed una raccolta di stampe. Per le attività scientifiche e di ricerca il museo si avvale di un apposito comitato di esperti e della collaborazione dell’IDEVV, l’Istituto di dialettologia e di etnografia valtellinese e valchiavennasca che ha concorso a fondare nel dicembre del 1999 al quale fornisce sede legale e amministrativa.

P.zza Basilica, 30 – 23030 Madonna di Tirano Tel. 0342/701181

ORARIO DI APERTURA

dal 1° giugno al 30 settembre: da martedì a domenica dalle 10.00 alle 12.00 dalle 15.30 alle 18.30 lunedì chiuso dal 1° ottobre al 31 maggio: solo il sabato dalle 10.00 alle 12.00 dalle 14.30 alle 17.30 Visite guidate fuori orario, per gruppi, da concordare.

BIGLIETTI D’INGRESSO – Ordinario € 2,00 – Ridotto € 1,00 (ragazzi dai 13 ai 18 anni e adulti oltre i 60) – Gratuito minori di 13 anni accompagnati – Gruppi di almeno 5 persone € 1,50 a persona L’apertura del museo fuori orario per visite guidate di gruppi (almeno 10 persone) comporta il pagamento di un supplemento fisso di € 10,00.

PRODOTTI TIPICI

Tipici della zona sono, oltre a formaggi e salumi, la vasta produzione di mele nelle zone sul versante orobico ed i vini (basti ricordare lo Sforzato) prodotti sui tipici vigneti a terrazzo del versante retico, dominati dalle frazioni Baruffini e Roncaiola. “Voltolina, com’è detto, valle circondata d’alti e terribili monti, fa vini potenti assai, e fa tanto bestiame, che da paesani è concluso nascervi più latte che vino” (Codice Atlantico – Leonardo Da Vinci). In tempi più antichi era diffusissima in valle la coltivazione del grano saraceno, che ci ha lasciato famosi piatti tradizionali, a base di farina nera e formaggi, quali polenta nera, sciat e pizzoccheri.

Il Trenino rosso del Bernina

tirano7LA FERROVIA, che non è nè una giostra nè una ferrovia giocattolo, ma una ferrovia vera, che si arrampica di oltre 1’800 metri da Tirano su per le montagne donando panorami mozzafiato e scorci naturali incomparabili, passando dal fondo-valle di Tirano ai ghiacciai perenni del Gruppo del Bernina che raggiungono i 4’000 metri sul mare;

LA META, St.Moritz e l’Alta Engadina, un Paradiso naturale a circa 1’800 metri di quota che incanta con lo spettacolarità dei suoi laghi incastonati come perle tra le montagne circostanti unito alla singolarità dei luoghi ed alla lussuosità, alla notatorietà elitaria mondiale e da jet-set della stessa St.Moritz, così armonicamente variegata negli stili architettonici.

Molte informazioni si trovano sul sito: http://www.flaviocapra-bernina.net/ferroviaBernina.html

Queste informazioni sono state gentilmente messe a disposizione dall’ UFFICIO TURISTICO DI TIRANO PIAZZA STAZIONE TEL./FAX 0342/706066e-mail: infotirano@provincia.so.it

http://www.prolocotirano.it/home.htm