downloadLETTURE DI RIFERIMENTO

Dagli Atti degli Apostoli
Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.

Dal Vangelo secondo Giovanni
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
RIFLESSIONE

8 giugno 2014

UN ILLUSTRE SCONOSCIUTO
Pentecoste

Lo Spirito Santo è un illustre sconosciuto, un gigante invisibile:
gigante la sua forza (come vento impetuoso); gigante la sua libertà (come la colomba che si libra nel cielo); gigante la sua generosità (come il fuoco che ha mille facce e usi).

Vento, colomba, fuoco sono le immagini tradizionali dell’identikit di un volto che troppo spesso rimane per noi sconosciuto.

È facile quando parliamo di “Dio Padre” avere davanti l’immagine solenne e luminosa dell’anziano con la barba bianca.
È ancora più facile immaginarci il “Dio Figlio”, Gesù attraverso i racconti che ci fanno i Vangeli.
Ma il “Dio Spirito Santo” è il grande dimenticato, eppure pronunciamo sempre il suo nome concludendo il segno di croce.

In un aeroporto una tempesta rese difficile l’imbarco su un volo.
Terminato il conteggio dei passeggeri, si chiusero i portelloni.
Tutto era a posto. Si attendeva il decollo. Ad un tratto, però, un uomo cominciò a bussare al portellone: “Apritemi per favore”.
Le hostess spiegavano che non era più possibile salire sull’aereo.
Dai loro calcoli tutto era a posto. Quell’uomo sfidava la tempesta e continuava a bussare all’aereo. Finché le assistenti di volo mollarono le cinture di sicurezza e per compassione (e curiosità) aprirono il portellone. Era il pilota.

Quante volte nella vita sistemi tutto secondo i tuoi calcoli e poi le cose non decollano. Forse perché manca il pilota.
Fare Pentecoste è lasciar salire lo Spirito a pilotare la vita.

Nella Messa lo Spirito Santo lo si invoca abbondantemente alla consacrazione del pane e del vino: “santifica questi doni con l’effusione dello Spirito perché diventino il corpo di Cristo”.

Se lo Spirito ha la forza di rendere presente Dio nel pane, allora può renderlo presente Dio in ogni nostro pezzo di vita.
Cioè può “transustanziare” ogni nostra semplice azione.
È così che i nostri rapporti, i nostri affetti, la nostra quotidianità spiccano il volo perché, come dice San Paolo, “il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”.

Lo Spirito Santo è il pilota, ma l’aereo dobbiamo averlo noi.
Attenzione! Per volare non basta il pilota se non hai l’aereo.

E non basta nemmeno avere il pilota e l’aereo:
non decolli se la tua vita non è alimentata e curata ogni giorno, se non fai carichi di energia per affrontare la rotta del quotidiano, se non stai attento ai piccoli e grandi segnali di allarme che trovi.

Lo Spirito Santo non è un lacrimogeno che irrompe dall’alto per farci restare calmi nelle agitazioni, né è una scarica elettrica che smuove le nostre paralisi.

Lo Spirito Santo è il punto di vista di Dio sulla vita e sul mondo.
È l’Infinito di Dio che trasfigura il nostro quotidiano in eternità.

Noi ci troviamo facilmente a pregare Santi e Madonne in situazioni di crisi, dolore, difficoltà, incertezza, paura.
Abbiamo mai provato a chiedere aiuto “allo” Spirito Santo?

Di più, abbiamo mai pregato per chiedere “Lui” e non solo a lui?
Per chiedere un pilota che ci faccia prendere il volo per staccarci dal pantano del quotidiano e respirare il cielo?

A volte se siamo bloccati dalle tempeste è perché manca il pilota.
Lui, l’illustre sconosciuto, però sta bussando.
Basta andare oltre i soliti calcoli e le nostre acide presunzioni, basta slacciare le cinture di sicurezza, basta con coraggio e con curiosità aprire il portellone del cuore.
E decolleremo.