VANGELO

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».

RIFLESSIONE

15 dicembre 2013

UNA DOMENICA IN ROSA
3a domenica di Avvento – A

La liturgia ha i suoi tempi (come l’Avvento), le sue luci (candele),
i suoi odori tipici (l’incenso), ma ha anche i suoi colori.
Avvento e Quaresima si tingono di viola per chiedere impegno
per prepararsi a celebrare i due estremi della vita di Gesù:
la nascita (l’Avvento) e la morte e risurrezione (la Quaresima).

Curiosità: è proprio a causa di questo colore liturgico viola
che per gli attori “porta sfortuna” indossare il viola su un palco
perché nel passato il viola indicava appunto periodo di penitenza
quindi era vietato ogni teatro e gli attori facevano la fame.

Fin dall’antichità, però, una domenica è “in rosa”:
il prete si veste di rosa per dire messa. Che stranezza.
(NB: i preti non amano molto usarlo, infatti è facoltativo).

Perché il rosa? Bisogna pensare a come si compongono i colori.
In natura ci sono 5 colori: bianco, nero e blu, giallo, rosso.
Tutti gli altri colori si ottengono mischiando questi.
(Ad esempio, per fare il verde mischio giallo e blu).
Per fare il viola? Devo mischiare il rosso con il blu.
Per fare il rosa, più ovvio, mischio il rosso con il bianco.

Viola e rosa hanno come base comune il rosso.
Il rosso è il colore della vita con tutte le sue crude ambivalenze:
rosso è il colore della passione ma insieme del sangue delle ferite
è la squisitezza delle fragole dolci o il veleno delle bacche amare
è la ciliegia che una tira l’altra o lo stop del semaforo che blocca
è il vestito che attira attenzione o il volto sotterrato di vergogna.

All’ambivalenza del rosso, devi decidere se unire blu o bianco.
Il blu indica il punto più in basso: il fondo degli abissi del mare.
Il bianco indica il punto più in alto: il luminoso del cielo.

Sta a te decidere se tirarti giù (il viola) o tirarti su (il rosa).
Noi siamo per istinto tendenti al viola. Come per forza di gravità
siamo portati ad andare verso il basso, ad affondare, a tirarci giù.
Non riusciamo a volare, a impastarci di cielo.

È il dubbio forte di Giovanni Battista del Vangelo di oggi:
“Gesù ti dobbiamo credere o dobbiamo aspettare qualcun altro?”.

La risposta del Signore è: “Guarda a cosa succede intorno a te:
i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i morti risuscitano”.
Ne manca ancora uno: questa escalation arriva al top
con “ai poveri è annunciato il vangelo”. Ma come, tutto qui?

Quale è allora la “buona notizia” (vangelo) che ha questa pretesa?
Ci dice Gesù: la nostra vita tende al viola, tende al ribasso.
Siamo ciechi perché non gustiamo le cose belle che già abbiamo,
siamo zoppi perché facciamo fatica a fare passi di perdono,
siamo sordi perché non ascoltiamo per comprendere gli altri,
siamo morti perché abbiamo un cuore stropicciato e rattrappito.

Nel rosso ambiguo della vita è ora di metterci del bianco,
è ora di avere il coraggio di impastarci polvere di stelle.
Gesù allora ricorda il bellissimo testo di Isaia (prima lettura):
“Dite agli smarriti di cuore: Coraggio, non temete!”.

Il viola è il colore del tramonto. Il rosa è il colore dell’alba.
Il rosa dice intimità, tenerezza, sa di femminile, sa di confetto.
Al contrario, si dice: sono viola di rabbia. Il livido è viola.

Ho chiesto ad un amico cieco: “Cosa è il rosa?”.
Lui mi ha risposto: “Le nuvole”. Risposta fantastica.
Io, vedente, non ci sarei mai riuscito a descriverlo così.
Il rosa, per un cieco, è il colore soffice del cielo. Incredibile.

Noi vorremmo un Gesù che ammalia con effetti speciali,
invece Egli si nasconde fra parole quotidiane e gesti feriali.

Impariamo da lui a dosare i colori sulla tavolozza della vita:
“Amore è vivere sbilanciati, ma rimanendo in equilibrio su di sé;
è riservarsi le spine e offrire le rose” (L. V. Beethoven).