VANGELO DI RIFERIMENTO

Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!».
Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».

 


RIFLESSIONE

UNA MANO CHE SA STARE APERTA
28ma domenica del Tempo Ordinario B

Una pagina di Vangelo fantastica: un fallimento di Gesù.
Una delusione: crede in una persona e questo gli gira le spalle.
Se si legge bene però tra le righe questa pagina è emozionante perché è il biglietto da visita di Dio: Dio crede in te prima che tu creda in lui, anche se tu non credi in lui.

È il grande dono della libertà, che è quella caratteristica per cui l’uomo è creato “a immagine e somiglianza di Dio”.

Un giorno un ragazzo chiese ad un saggio: “Come si fa a conservare un amico, quando lo si è trovato?”.
Il saggio pensò, poi si chinò e prese due manciate di sabbia.
Tenendo le palme rivolte verso l’alto, strinse forte una mano: la sabbia gli sfuggì tra le dita e quanto più stringeva, tanto più la sabbia sfuggiva.
Tenne invece ben aperta l’altra mano: la sabbia vi restò tutta.
Allora il ragazzo esclamò: “Ho capito!”.
E il saggio disse al ragazzo: “Godi delle piccole cose, perché un giorno ti guarderai indietro e ti accorgerai che erano grandi”.

È quanto la prima lettura ci suggerisce: “Pregai e mi fu donata la sapienza, l’amai più della salute e della bellezza, e insieme ad essa mi sono venuti tutti i beni, nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile”.

Fa eco alla parola forte di Gesù: “Va, vendi tutto e seguimi”.
È un invito alla libertà e non alla miseria.
Non ha chiesto al giovane di svuotare il suo conto in banca ma di conquistare la libertà, di imparare la “sapienza”.

La parola latina “sapientia”, non viene da “sapère” conoscere, ma da “sàpere” che vuol dire “gustare”.
Cambia solo l’accento apparentemente, in realtà c’è un abisso di senso, di contenuta, di prospettiva, di speranza, di stile.

La Sapienza permette di gustare le cose, di non sciuparle, di assaporarne il senso profondo, di usarle nel modo giusto, di godere fino in fondo della loro verità, a volte nascosta.

Quel giovane del Vangelo è troppo uguale a noi: come lui, anche noi siamo ricchi e apposto, con i pugni stretti per tenere avidi quanto abbiamo: beni, persone, situazioni, affetti… ma sempre insoddisfatti.

Come a lui, anche a noi Gesù volge solo uno sguardo: “fissatolo, lo amò”, così come era, per quello che era.
Uno sguardo che ti entra dentro per sussurrarti: “Apriti, liberati, mettiti in gioco! Guarda che a me non interessa quello che fai, o quello che hai… a me interessi tu, così come sei!”.

Per Gesù non contano gli zeri ma la mano con cui li tieni: non ti chiede di svuotare il conto in banca ma il cuore.
Ci sono poveri dal cuore avido e miliardari dal cuore povero.

Gesù ci vuole insegnare ad aprire il palmo del nostro cuore.
Noi troppo spesso siamo più preoccupati di “sapère” quanto abbiamo, piuttosto che di “sàpere”, di gustarlo, e allora ci troviamo gonfi come dei cammelli e vediamo il Signore chiuso come la cruna di un ago.

Ma il suo sguardo sa ridurre la pesantezza dei nostri sbagli, anche se sono grossi come cammelli, e sa allargare ogni minimo spiraglio di amore anche se è piccolo come la cruna di un ago.

Ringraziamo il Signore per le ricchezze che abbiamo.
Chiediamogli la sapienza di saperle gustare e di capire che, come la mano, più un cuore è aperto più le conserva.

E il saggio disse al ragazzo: “Godi delle piccole cose, perché un giorno ti guarderai indietro e ti accorgerai che erano grandi”.