canadaAGOSTO 2000: Per chi ama la natura, nelle sue forme pi? grandiose, un viaggio in Canada ? l’ideale. Il Canada atlantico, soggetto di questo viaggio, permette di visitare vastissime zone di grande interesse naturalistico e ancora al di fuori degli itinerari turistici. Percorrendo infatti il circuito qui proposto si incontrano chilometri e chilometri di foreste, laghi e laghetti, varie specie di animali, tra cui balene, alci, carib? e volpi, ma ben di rado ci si imbatte in turisti, se non del luogo e si ha quindi la possibilit? di un contatto diretto e integro con l’ambiente circostante. Moltissimi, assai ben curati e organizzati sono i parchi nazionali, in cui conviene sostare per economicit? ed atmosfera unica; i canadesi hanno una radicata cultura basata sul rispetto della natura ed amano trascorrere week-end e vacanze in questi luoghi, nella pace, seduti davanti a un fuoco. Ci vuole poco ad integrarsi con questa atmosfera, praticare sport come la canoa, fare passeggiate e brevi trekking che permettono di calarsi nell’ambiente al meglio. Ci? che colpisce del Canada ? la vastit? degli spazi, degli ambienti ancora incontaminati ed apprezzabile ? il modo in cui tutto questo ? rispettato e conservato; molti sono gli scorci che ricordano paesaggi europei a noi famigliari , ma ci? che colpisce ? l’estensione. Non mancano comunque le cose uniche: gli iceberg sulla via per il Labrador, le aurore boreali, i paesaggi della tundra artica, le strade infinite nel mezzo di foreste senza limiti, tramonti unici in contesti spettacolari. I numerosi spostamenti che si ? obbligati a compiere, sono tutt’altro che noiosi e i 7000 chilometri scorrono agevolmente percorrendo strade senza fine tra i boschi, su coste alte e a dirupo sul mare o basse e battute dal vento, tra laghi e fiumi, villaggi di pescatori, fari e porticcioli.

Persone non se ne incontrano molte, ma nei campeggi, nei paesini e durante le occasioni di contatto si dimostrano ospitali e aperte; soprattutto nel Labrador gli abitanti sono amichevoli e cordiali, mentre nel Quebec la popolazione, fieramente francese, non sempre si apre al contatto e respinge tutto ci? che ? anglosassone, perfino la lingua. Un viaggio in Canada non si intraprende certo per motivi di interesse storico, anche se queste zone, Terranova in particolare, sono state il punto finale di quel viaggio mitico che port? i vichinghi ad approdare a Vinland dopo essere partiti dalla Scandinavia e aver attraversato Islanda e Groenlandia. Presso L’Anse aux Meadows abbiamo visitato un sito vichingo ottimamente conservato, ove venivano riprodotte con fedelt?, ma anche con una certa artificiosit?, abitazioni, imbarcazioni e abitudini di vita. Questa ? la storia antica e pi? gloriosa di queste zone, mentre oggi gli eventi politici riguardano le ben pi? concrete vicende per l’autonomia del Quebec e le varie vicissitudini dovute alle limitazioni della pesca.

Dopo tanta natura pu? essere interessante e piacevole dedicare tempo a qualche citt?. La nostra scelta ? caduta, per motivi di interesse ed economicit? chilometrica, su Quebec City e Montreal, mentre abbiamo evitato ogni altro centro urbano. La prima ha caratteri prettamente europei, ? una citt? ordinata, pulita, vivace, dalle forti connotazioni francesi; interessante ? stato trascorrervi la domenica, passeggiando tra tanta gente, tra pub e ristorantini, senza dimenticare una doverosa visita agli interessanti siti storici. Montreal invece ci proietta in un’atmosfera assolutamente nord americana, con i grattacieli e la caoticit? delle sue strade; tangibile la storia passata nella parte vecchia, quella recente nei volti di molte persone, chiaramente immigrate in tempi vicini, anche dall’Italia.

Il Canada offre insomma molto, soprattutto per chi ama il contatto con la natura, per chi desidera trascorrere vacanze immergendosi nella sconfinatezza e nella pace.

Tipo di abbigliamento: il clima nel Canada atlantico non ? particolarmente freddo n? piovoso, mentre nel Labrador ? un po’ pi? rigido. L’abbigliamento deve essere perci? comodo, leggero per il giorno e pi? pesante per la sera; da portare comunque con s? una giacca impermeabile che protegga anche dal vento e un costume da bagno. Consiglio scarponcini da trekking e sandali come calzature.

Consigli utili: il Canada offre spazi infiniti, quindi per muoversi al meglio e ottimizzare tempi e spostamenti conviene focalizzare bene gli interessi. L’itinerario proposto ? molto intenso, ma permette di compiere un giro circolare attraverso zone diverse e tutte meritevoli di visita; se si ha la possibilit? ? meglio diluire un po’ nel tempo il percorso. Economicamente la tenda e la cassa cucina permettono un notevole risparmio e nemmeno troppi sacrifici, vista la cultura del “camping” dei canadesi; cos? come un auto a noleggio porta vantaggi economici ed ? indispensabile per un percorso con questi tempi e queste distanze.
1? giorno: Milano – Toronto – Montreal – Drummondville; aereo/auto; Km 104.

Partiamo da Malpensa di mattina, direzione Canada. Dopo un volo di circa nove ore si arriva a Toronto ove dopo aver trovato con facilit? una coincidenza sostitutiva di quella persa, ripartiamo per Montreal che raggiungiamo dopo un’ora circa. Giunti all’aeroporto cambiamo i soldi e prendiamo contatto con l’agenzia di noleggio, con cui avevamo stipulato un contratto via Internet; troviamo tutto a posto, l’auto ? veramente ottima e permette una comoda collocazione per tutti e sei i viaggiatori con i rispettivi zaini. In Canada ? indispensabile possedere una carta di credito per sveltire le procedure di prenotazione ed i pagamenti di ogni genere, anche della benzina che, pur costando solo 1000 lire al litro, visti i chilometri percorsi e i consumi elevati delle auto in dotazione, influisce non poco sulle spese totali. Siamo pronti per lasciare la citt? nel tardo pomeriggio e cerchiamo di portarci pi? a nord possibile, riuscendo ad arrivare fino a Drummondville*, anonima cittadina dove trascorriamo solo la notte.

2? giorno: Drummondville – New Brunswick – Woodstock; auto; Km 670.

Ci si alza di buon mattino e subito si parte verso nord, costeggiando l’estuario del fiume San Lorenzo*** che via via si fa pi? largo. Attraversiamo piccoli centri abitati del Quebec, situati sulla costa est del fiume, ove molte sono le graziose e tipiche chiese. I colori del San Lorenzo possiedono tutte le tonalit? del blu, dando l’impressione di acqua pulita, ma gelida; il clima al mattino ? piuttosto fresco e ventoso, ma con il passare delle ore si fa piacevole. Lasciamo la costa e ci dirigiamo verso il New Brunswick; passiamo il confine, spostiamo le lancette in avanti di un’ora e ci inoltriamo nella bella valle fluviale del Saint John *** , costeggiando il confine americano. Le strade si allungano indefinitamente, contornate da una natura ben conservata e protetta: il verde ? il colore dominante, mentre il sole che, fortunatamente ci accompagna, si riflette sulle limpide acque del fiume. Durante il percorso incontriamo i lunghi ponti coperti, caratteristici della zona, tra i pi? lunghi al mondo. Arriviamo di sera a Woodstock**, piccolo e tranquillo villaggio, solamente omonimo della pi? famosa citt? americana.

3? giorno: Woodstock – Fundy National Park; auto; Km 380.

Partiamo quando ancora la nebbia avvolge il corso fluviale.
L’umidit? della notte non ha lasciato tracce, e subito ci dirigiamo verso sud, continuan-do ad incontrare corsi d’acqua e laghetti che a volte siamo costretti ad attraversare su chiatte. Arriviamo in mattinata nel parco nazionale di Fundy***; all’ingresso del parco riceviamo dettagliate e complete informazioni sugli alloggi, i percorsi consigliati, le attivit? da svolgere… gli orari per andare in spiaggia. S?, perch? infatti qua le maree sono le pi? alte al mondo e per chi, come noi, vuole cimentarsi con le gelide acque di queste parti, deve rispettare determinati orari per non dovere percorrere centinaia di metri per raggiungere il mare. Nel pomeriggio decidiamo di provare la canoa per calarci nell’atmosfera canadese: l’esperienza ? molto piacevole, nonostante qualche bagno fuori programma causa rovesciamenti. Tornati al porto vediamo le barche, che prima erano tornate cariche di aragoste, a secco nel molo e noi possiamo passeggiare per metri e metri laddove in precedenza avevamo fatto il bagno.

4? giorno: F. N. Park – Nuova Scozia – Lunenburg; auto; Km 540.

In mattinata visitiamo una parte di costa erosa e modellata dal battere del vento e dal continuo sali e scendi del mare: noi la visitiamo dal basso, potendo andare sulla spiaggia, pi? tardi la visita sar? possibile solo dal mare, con i Kayak. Sta ora arrivando l’alta marea ed i fiumi paiono andare al contrario, con la corrente che risale verso i monti. Decidiamo, per la nostra politica di viaggio e per i nostri interessi, di non fermarci nei grossi centri abitati, per cui sacrifichiamo qua, Saint John e nel proseguo, le altre grosse citt?.

Ripartiamo ed entriamo in Nuova Scozia, altra provincia atlantica che per storia e luoghi ricorda le Highlands scozzesi. Facciamo in tempo a saggiare le acque di queste parti che, lambite da una corrente calda, risultano assai pi? frequentabili delle precedenti. Andiamo verso sud, arriviamo nella bella e caratteristica cittadina di Lunenburg**, dichiarata patrimonio dell’umanit? dall’Unesco; il campeggio ? situato in una bella posizione panoramica, da dove si osservano due laghetti immersi nel verde.

5? giorno: Lunenburg – Peggy’s Cove – Cape Breton Island; auto; Km 540.

Dopo una serata allegra, trascorsa in un pub del piccolo paese, al mattino decidiamo di visitare il porticciolo e fare due passi tra le viette a ridosso del mare. La cittadina ? molto graziosa e situata in un’area assai suggestiva con il verde della costa da una parte e le insenature del mare dall’altra, il tutto fortunatamente valorizzato da un sole splendente. Ci rimettiamo in viaggio e percorriamo la strada verso nord, in una zona dove la costa e la vegetazione sono basse, per la costante azione del vento. Lungo la strada ci imbattiamo in una zona monumentale, ricordo di vittime di una tragedia aerea avvenuta proprio l? di fronte. Veniamo a sapere che da queste parti le tragedie sono state diverse, alcune famose come quella del Titanic, le cui vittime sono sepolte ad Halifax, altre meno note, ma molto catastrofiche come lo scontro “esplosivo” tra due navi cariche di tritolo.

Arriviamo quindi a Peggy’s Cove***, dove visitiamo un faro in ottimo stato di conservazione, collocato in un villaggio di pescatori e un punto di raccolta delle aragoste. Riguardo ai fari, in questa zona ce ne sono diversi, tutti molto ben tenuti e vengono proposti svariati itinerari per visitarli. Per raggiungere Cape Breton Island decidiamo di percorrere la strada costiera, riuscendo a fare anche qualche piacevole bagno in spiagge ben attrezzate. Raggiungiamo l’isola percorrendo il breve ponte che la collega alla terra e l? riposiamo.

6? giorno: Cape Breton I. – Cheticamp – Meat Cove; auto; Km 290.

Partiamo di buona mattina per percorrere la cosiddetta Cabot Trail****: la strada che compie il giro costiero dell’isola di Cape Braton, proponendo scorci e paesaggi che ricordano le Higlands scozzesi. All’inizio la costa non ? molto alta, ma ben presto la strada si inerpica, facendosi largo tra il verde della vegetazione. A met? strada ci fermiamo in un piccolo villaggio, ove abbiamo la possibilit? di fare whale watching***, ovvero ci imbarchiamo su una minuscola barchetta e puntiamo verso il mare aperto, a caccia di balene. Usciti dal porto incontriamo subito balene in piccoli branchi, nere, con un cranio che ricorda quello dei Beluga. Cos?, anche molto vicini alla terraferma, vediamo numerosi esemplari e poi abbiamo la possibilit? di andare a ridosso delle alte scogliere, di apprezzarne l’imponenza e scorgere un’aquila e un carib?. Ci rimettiamo in viaggio e puntando verso nord abbiamo modo di apprezzare la parte pi? panoramica del tragitto, con alte scogliere, su cui ci avventuriamo attraverso una strada tortuosa. Arrivati in punta decidiamo di percorrere qualche chilometro di sterrato per arrivare all’estremit? nord e la fatica viene ripagata perch? possiamo piantare le nostre tende in un luogo fantastico, davanti al mare, su una verde scogliera. La serata offre un tramonto suggestivo e la solita cena modesta, comunque appagante, perch? consumata tra amici, davanti al fuoco, sotto un cielo stellato…

7? giorno: Meat Cove – North Sydney – Terranova – Corner Brook; auto e nave; Km 400.

Sfruttiamo fino all’ultimo la bellezza del posto, concedendoci un bagno indimenticabile all’alba, nel silenzio della natura, sul nascere del giorno. Ci mettiamo subito in viaggio per raggiungere il porto di North Sydney, dove salpiamo per raggiungere l’isola di Terranova. Purtroppo il viaggio, nel pieno del giorno, ci sottrae del tempo, ma avendo prenotato solo pochi giorni prima, quella ? stata l’unica soluzione (consigliamo a tutti di prenotare sempre ogni tipo di trasferimento con un certo anticipo, per poter scegliere senza problemi le soluzioni preferite). Il viaggio ? comodo e noi siamo cos? stanchi che, anche delle spartane panchine di plastica sul ponte, sono abbastanza comode per riposarsi un po’; la nave ? piuttosto affollata, principalmente da canadesi, qualcuno dei quali si trasporta perfino la casa, come abbiamo modo di notare nella stiva.. Dopo circa cinque ore di navigazione raggiungiamo l’isola di Terranova, che ci accoglie con un clima uggioso, piuttosto ostile. ? gi? tardi, ma dobbiamo comunque fare un po’ di strada per guadagnare tempo: le cose da vedere in quest’isola sono tante e tali, che dobbiamo evitare qualsiasi perdita di tempo. Questa ? l’isola dove arrivarono i vichinghi, attraverso Islanda e Groenlandia, luogo di una natura particolare e incontaminata, terra per alci e carib?. Cos? ci mettiamo in macchina e arriviamo al campeggio per le dieci di sera.

8? giorno: Corner Brook – Gros Morne National Park; auto; Km 260.

Partiamo presto e cerchiamo di raggiungere prima possibile il parco nazionale del Gros Morne***, dichiarato tra l’altro dall’Unesco patrimonio dell’umanit?. Il parco ? molto vasto e numerose sono le attivit? proposte e i trekking di vari livelli per difficolt?. Noi decidiamo di fare un’escursione di circa 3 ore, nella parte sud del parco. La camminata ? piacevole e non molto difficoltosa e permette di attraversare dei sentieri che portano a punti panoramici interessanti. Dall’alto si apprezza il verde generale del paesaggio, il blu del cielo, oggi sereno e solare, e un pittoresco fiordo che si insinua tra i monti, regalandoci un insieme davvero unico. Salendo, spiccano poi dei monti di colore marrone vivo, molto vistosi e diversi rispetto gli altri: sono formazioni molto antiche, dalle linee morbide, modellati dall’azione millenaria degli agenti esogeni. Arriviamo al Gros Morne: massiccio che si eleva all’improvviso, ripido, a ridosso della costa. ? uno spettacolo molto suggestivo e con una camminata di circa tre ore si arriva sotto il monte: noi ci incamminiamo, ma siamo presi alla sprovvista da un forte temporale e siamo costretti a ritornare. Per la notte, ci accampiamo nei pressi della costa, vicino a una spiaggia sabbiosa, non senza difficolt? per il forte vento, ma un tramonto bellissimo ci ricompensa.

9? giorno: Gros Morne National Park – L’Anse aux Meadows – River of Ponds; auto; Km 650.

La tappa di oggi ? molto lunga, anche se ripagata dalla visione di uno dei tratti di costa*** pi? interessanti di tutta Terranova. A differenza della costa della Cabot Trail, qua la strada corre lunga e diritta, fiancheggiando il mare e il paesaggio appare meno verde, con una vegetazione piuttosto bassa, sottoposta all’incessante azione del vento. Superiamo vari paesini e villaggi di pescatori, dove tra l’altro abbiamo la possibilit? di vedere un enorme scheletro di balena, fino ad arrivare nella parte pi? settentrionale. Qua tagliamo verso l’entroterra, su una strada sterrata, per non dovere poi ripercorrere per intero la strada gi? percorsa. Al termine di questa lunga penisola c’? L’Anse aux Meadows**, il sito archeologico pi? importante del Canada Atlantico: un antico villaggio vichingo in ottimo stato di conservazione. L’area non ? comunque vastissima e in breve ci siamo fatti un’idea del complesso; la cosa pi? interessante ? la storia che vi sta dietro, essendo questa la concreta testimonianza dell’arrivo dei vichinghi nel continente americano molto prima di Colombo, dopo quel lungo viaggio dall’Islanda, attraverso la Groenlandia, fino a qua: Vinland. I turisti presenti sono locali o provenienti dai paesi nordici. Lasciamo il posto, intravedendo la costa del Labrador, che poi raggiungeremo da molto pi? a nord; viaggiamo ora verso sud, sulla stessa strada, accompagnati da un caldo tramonto, vissuto sul mare, tra piccole, rosse casette di pescatori e pile di nasse per le aragoste. Ci fermiamo a River of Ponds, dove in un bel campeggio abbiamo l’occasione di riposare sotto un cielo meravigliosamente stellato.

10? giorno: River of Ponds – Deer Lake – Twillingate; auto; Km570.

Smontiamo il campo e ripartiamo… come ogni giorno! Attraversiamo nuovamente il parco nazionale del Gros Morne, fermandoci a Mables Arch* per una visita alla costa, che presenta formazioni rocciose a forma di archi, dovute all’azione erosiva di mare e vento, ai resti di una nave affondata (tra l’altro di propriet? della stessa compagnia con cui ci imbarcheremo l’indomani per il nord). Salutiamo il parco e andiamo verso il centro. Arriviamo quindi a Twilligate**, arcipelago di piccole isole, che visitiamo attraverso le piccole strade tra fiordi e insenature. In questa zona, nella tarda primavera, arrivano dalla Groenlandia gli iceberg alla deriva, che poi si sciolgono; il periodo per? ? troppo caldo e cos? dobbiamo accontentarci di alcune foto, che mostrano enormi blocchi di ghiaccio in piccoli golfi, al chiaro di luna… un’immagine che ben presto avremo l’onore di vedere nella realt?. Alla sera abbandoniamo le nostre usuali buste per conce-derci il lusso di una cena a base di aragoste, qui abbondanti, economiche e gustosissime.

11? giorno: Twilligate – Lewisporte – traghetto; auto/nave; Km 110.

Ci svegliamo di buona mattina, finiamo di vedere queste piccole isole arrivando alla punta nord, e ci dirigiamo quindi verso il porto di Lewisporte. Ci attende il nostro traghetto, gi? prenotato via internet, che con un viaggio in nave**** di circa 40 ore ci porter? nel nord, nel Labrador, fino all’ultima strada percorribile prima del nulla artico. Facciamo gli ultimi acquisti per renderci autosufficienti per circa quattro giorni e saliamo in nave. Questa appare piuttosto accogliente con docce, ristorante e sala-bar, nonch? ampi corridoi che ben presto divengono i nostri letti, non avendo previsto nel budget la voce “cuccette”. Il primo pomeriggio ? un po’ noioso, ma abbiamo anche finalmente la possibilit? di riposare, oziando tra i divani o giocando a carte. Il mare alla sera si fa un po’ fastidioso, ma non quanto la tromba della nave, che vista la nebbia risuona ogni cinque minuti, rendendo poco tranquillo il sonno.

12? giorno: traghetto: Cartwright; nave.

Ci svegliamo non proprio riposati, ma l’umore riprende quota alla visione, se pur in lontananza, dei primi iceberg. La rotta seguita dalla nave ? infatti la stessa degli iceberg, che dalla Groenlandia arrivano qua alla deriva; col tempo, andando a nord, gli avvista-menti si fanno pi? frequenti e possiamo osservare anche da vicino questi imponenti blocchi di ghiaccio. I compagni di viaggio sono per lo pi? gente del posto, che torna nel Labrador per trascorrere vacanze, incontrare la famiglia, o per motivi di lavoro; alcuni presentano tratti somatici particolari, che li distinguono dagli altri, essendo, a mio modesto parere non di antropologo, una via di mezzo tra indiani d’America ed eschimesi. Di turisti (fortunatamente) neanche l’ombra. A met? del viaggio ci fermiamo nel villaggio di Cartwright**, raggiungibile solo via terra, ove l’arrivo della nave ? l’evento della settimana. Ripartiamo, dopo aver caricato inaspettatamente un gruppo di ragazze biologhe di New York, che renderanno pi? piacevole il resto della vacanza, rimanendo poi con noi fino al Quebec. La serata ? spettacolare e offre un paesaggio indimenticabile: nel freddo pungente assistiamo ad un accesissimo tramonto, con le nuvole rosse ed il sole che scompare dietro gli iceberg. Mentre una balena sbuffa accanto alla nave, attendiamo la comparsa della luna, che con il suo chiarore riflesso dai ghiacci, ci accompagna nella notte, imprimendo per sempre quelle immagini e quelle emozioni in ognuno di noi.

13? giorno: traghetto – Labrador – Goose Bay – Labrador City; nave/auto; Km 600.

? l’alba, qualcuno si alza per godersi l’arrivo nel Labrador****, che ci accoglie con una giornata splendida, cielo celeste, mare calmo. Il porto di arrivo ? Goose Bay, noto per essere una base di addestramento per piloti militari. Noi sbarchiamo e con un certo “mal di terra”, iniziamo a percorrere la tanto attesa strada di ghiaia, che ci accompagner? per circa mille chilometri. La natura ? ancora verde e abbastanza rigogliosa, per la vicina presenza del mare. Subito ci imbattiamo in diversi animali selvatici: una volpe, un ermellino e dei falchi; il fondo stradale anche se sterrato, non ? poi tanto male e con il nostro van, anche se cittadino, non abbiamo problemi. Le macchine che incontriamo sono pochissime (una all’ora) e la vegetazione si fa via via pi? rada, diventando quindi tundra artica. Il nulla ci accompagna per chilometri e chilometri, con un susseguirsi di laghetti, fiumi e alberi sempre pi? bassi; i cartelli stradali raffigurano pi? che altro motoslitte, visto che per la maggior parte del tempo questa ? una pista sulla neve. A met? strada attraversiamo Churchill Falls**, capolavoro dell’ingegneria elettrica, centrale elettrica enorme che rifornisce met? nord America; dopo circa otto ore arriviamo a Labrador City*, nient’altro che una miniera di ferro. ? la notte di S. Lorenzo e mai come questa volta sar? indimenticabile: trascorsa accanto alle nostre tende, davanti a un fuoco, guardando nel cielo terso le stelle cadenti, che si confondono con un’aurora boreale mozzafiato, spettacolo naturale incredibile…

14? giorno: Labrador City – Quebec – Baie Comeau – Forestville; auto; Km 680.

La strada sterrata non d? tregua e delude le nostre speranze di miglioramento; lasciamo Labrador City, passando proprio attraverso le miniere di ferro, enormi e tecnologiche. Puntiamo ora verso sud e a fine giornata rivedremo il fiume S. Lorenzo, chiudendo un cerchio iniziato due settimane fa. Man mano che andiamo verso il Quebec il verde ritorna a farsi pi? intenso e la strada**** con i suoi infiniti rettilinei e continui sali e scendi attraversa interminabili boschi. Il silenzio, la grandiosit? degli spazi, l’enormit? degli ambienti ci attorniano, facendoci vivere e sentire sulla pelle il valore e la grandezza della Natura. Entriamo nella provincia francofona verso sera, ricongiungen-doci a malincuore con la civilt?, le cittadine e l’asfalto. Decidiamo di proseguire, non senza fatica fino a Forestville**, ove, a ridosso di un piccolo lago, trascorriamo la notte. Le condizioni climatiche sono favorevoli e riusciamo ancora a vedere l’aurora boreale che, luminosa e colorata, si muove nel cielo notturno, impossibile da imprimere su una pellicola e da dimenticare.

15? giorno: Forestville – Baie St. Paul; auto; Km 300.

Molto stanchi per i lunghi spostamenti dei giorni precedenti, decidiamo di prendercela comoda e cos? trascorriamo la mattinata mettendo a posto le nostre cose e nel pomerig-gio andiamo al lago. Raggiungiamo infatti uno dei tanti luoghi che d? l’opportunit? di svolgere attivit? balneare, ma stavolta evitiamo canoe, pedal? e quant’altro, per dedicar-ci a un po’ di riposo sulla spiaggia. I villaggi di pescatori, le isolate case nei boschi hanno lasciato il posto a ordinati centri abitati e invece di riservati e ospitali autoctoni, incontriamo chiassosi gruppi di turisti. Questa zona, sulla sponda ovest del fiume S. Lorenzo, ? ben attrezzata per accogliere i viaggiatori, sia per le informazioni, sia per le strutture; in compenso per? i prezzi sono decisamente cari e la popolazione ? piuttosto chiusa, orgogliosamente francese e quindi inevitabilmente antipatica. La sera, il fiume regala ancora emozioni, con un tenue tramonto dai colori pastello, vissuto lunghe le strette strade tra piccoli centri abitati, costeggiando il S. Lorenzo.

16? giorno: Baie St. Paul – Quebec City; auto; Km 200.

Il ricongiungimento definitivo con la civilt? avviene a Quebec City***, alla cui visita dedichiamo una giornata intera. Quebec ? a tutti gli effetti una citt? europea, senza grossi edifici e con una certa storia, vivibile, con un clima perfetto d’estate, ma sommersa dalla neve in inverno. Passeggiamo nelle strade del centro, pulito e molto ordinato, visitiamo la prima chiesa cristiana del nord America, il castello e la cittadella; gli spazi verdi sono molti e tutti ben tenuti. Su uno di questi mangiamo, godendoci dalla posizione alta la vista della citt?, a dirupo sul fiume S. Lorenzo, che essendo domenica e una giornata serena, ? solcato da decine di piccole barche a vela. Con facilit? troviamo anche una postazione internet, dove possiamo finalmente dare nostre notizie a casa. La sera la citt? si anima con molteplici locali in perfetto stile francese, artisti di strada e pub con musica dal vivo.

17? giorno: Quebec City – monti Laurenziani – Montreal; auto; Km 410.

Prima di lasciare la citt? dobbiamo trovare il tempo per recarci presso la stazione di polizia, per pagare una multa presa il giorno prima, a causa di un parcheggio un po’ distratto. La nostalgia per il verde e la natura selvaggia, ci riporta subito verso uno dei tanti parchi nei dintorni di Quebec City, nell’area dei monti laurenziani**. La zona offre, oltre a scorci molto suggestivi, di fiumi che scorrono tra verdi e morbide montagne, attrattive turistiche a volont?. Durante il periodo invernale il freddo e la neve avvolgono la regione e numerose sono le stazioni sciistiche; durante l’estate ? invece possibile fare numerosi trekking, giri in barca, canoa o… rafting. Noi optiamo per quest’ultima attivit? e, senza guida, affrontiamo un percorso che ci viene descritto molto facile; ? piacevole percorrere le valli, circondati dal verde e dal silenzio, anche se incontriamo diverse difficolt? lungo il tragitto, tanto da dover chiedere l’aiuto di esperti del posto. Bagnati, stanchi, ma divertiti, ci rimettiamo in moto: direzione Montreal. Cerchiamo un campeggio nelle vicinanze della citt? quando ? gi? buio, dopo un intensissimo tramonto, trovando finalmente posto a una trentina di chilometri circa dal centro.

18? giorno: Montreal; auto; Km 230.

Ci districhiamo abbastanza agevolmente tra il traffico mattutino della metropoli e arriviamo presto nel centro per la visita della citt?. Montreal*** ha tutte le caratteristiche della citt? nord americana, con grattaceli moderni, strade larghe e un profilo che ? inconfondibile. Il centro commerciale ? molto esteso, con una rete di collegamenti sotterranei incredibile, che nei lunghi inverni permette di muoversi senza dover affrontare il gelo perenne; vediamo il circuito di Formula Uno, il casin? e lo stadio costruito per le Olimpiadi. Incontriamo anche molti italiani che vivono qua, immigrati da trenta, quarant’anni, nonch? molte persone di etnie diverse, come ? tipico nelle metropoli. Interessante ? la parte vecchia, tranquilla, ben conservata, con chiese e monumenti che si confondono con i modernissimi edifici e che riproducono le costruzioni storiche europee, come per esempio, la chiesa di Notre Dame, uguale nelle forme, diversa nella maestosit?. La sera la citt? ? molto, molto vivace, come gi? ci avevano detto tutte le persone incontrate; noi partecipiamo volentieri alla vita notturna, permettendoci, come tradizione, un’ultima notte di divertimento e balli.

19? giorno: Montreal – Toronto – Milano; auto/aereo; Km 66.

? il giorno della partenza. Con tantissimo rammarico, dobbiamo riordinare i nostri pochi cenci e andare verso l’aeroporto. Riconsegniamo il nostro straordinario mezzo, che ci ha accompagnato comodamente e con assoluta affidabilit? per 7000 Km, senza riscontrare alcun problema; anche per il volo per Toronto, che avevamo deciso di antici-pare per evitare problemi di coincidenza con il volo intercontinentale, non abbiamo problemi… non ci manca che imbarcarci e lasciarci alle spalle, questa indimenticabile esperienza. Sull’aereo ci assale la nostalgia per ci? che abbiamo visto, vissuto, fatto proprio. Il bilancio non pu? che essere positivo, per un viaggio reso ancora pi? eccezionale, perch? condiviso con sei insostituibili amici: Andrea, Cesare, Nicola, Paolo, Pippo e, anche se solo mentalmente, con il mancato compagno di tenda Jacopo…

Alessandro