VANGELO

Dal Vangelo secondo Matteo
Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

RIFLESSIONE

26 gennaio 2014
3a domenica del tempo ordinario A

“Chi vola vale, chi non vola è un vile” ho letto su una maglietta.

Il Vangelo oggi ci parla di come e quando Gesù che spicca il volo cioè siamo all’inizio dell’avventura di Gesù.

La prima cosa che Gesù fa è trovarsi degli amici.
Non dei collaboratori, dei segretari o dei rappresentanti.

Il Signore però per noi non è stato per niente “furbo”.
Noi al suo posto avremmo fatto qualche calcolo in più.
Noi avremmo preferito gente culturalmente più preparata.
Noi avremmo preso prima delle informazioni sui curriculum.
Noi li avremmo sottoposti a un periodo di prova.

Il nostro difetto è che sappiamo sempre cosa c’è da fare, ma sappiamo sempre però quello che dovrebbero fare gli altri, compreso il Padreterno!

I primi passi di Gesù hanno tre coordinate ben precise:
un tempo, un luogo, la scelta di alcune persone.
Ma se ci pensiamo bene, Gesù comincia
nel momento sbagliato (dopo che Giovanni fu arrestato) nel posto sbagliato (nella Galilea) con le persone sbagliate (dei pescatori).

Gesù comincia nel momento sbagliato.
È il tempo della paura. L’uccisione di Giovanni parla chiaro:
è pericoloso rischiare e andare contro corrente. Ci si arrende.

Gesù comincia nel luogo sbagliato.
La Galilea è una zona periferica, malfamata, disprezzata, considerata “regione a rischio” perché piena di immigrati.
Gesù non parte da Gerusalemme, il centro religioso-politico con tutte le garanzie dell’ufficialità e della sicurezza.

Gesù comincia con le persone sbagliate.
Non passa nelle università o nei salotti che sfornano esperti ma va da gente semplice, analfabeta, anche se verace.
Però su 12 uno era ladro e per di più l’ha venduto (Giuda) e quello che lui ha scelto come capo dei suoi (Pietro) lo rinnega.

Se noi aspettiamo che arrivi nella nostra vita il momento giusto, la condizione giusta, la persona giusta non partiremo mai, non sceglieremo mai, non otterremo nulla.

Gesù non passa dove brilla già la luce
ma dove c’è confusione, ombra, dubbio, paura, incertezza.
La luce non serve se c’è il sole. È al buio che serve la luce.

Gesù non consegna un programma a cui attenersi, ma apre un cammino da fare, lento e progressivo: “venite!”.
La fatica, il fallimento, la fragilità non sono incidenti di percorso, ma sono proprio la base del cammino, il trampolino di lancio.

Quei pescatori devono lasciare la sicurezza della barca e il padre.
È esattamente ciò che uno lascia quando si sposa:
una casa protetta che nutre (la barca), un legame sicuro (il padre).
È tagliare un cordone ombelicale per cominciare una vita nuova.

Decisivo per la fede e nella vita è quando devi dirti:
“Non ho più niente a cui aggrapparmi!”.

Potremmo immaginare che sia quel che dice un uccellino quando, impaurito, è spinto fuori dal nido per il primo volo:
“Non ho più niente a cui aggrapparmi!”. Sfida l’incertezza.
Finché sta attaccato al nido, ha protezione e equilibrio ma in realtà sta solo sbattendo le ali e non sta volando.
Non si può volare se si è attaccati al nido delle sicurezze:
quello non è volare, ma è solo sbattere le ali.

Chi vola vale, chi non vola è un vile.