gesù tempio

VANGELO

Dal Vangelo secondo Giovanni
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

RIFLESSIONE

9 novembre 2014

CRISTO SÌ, CHIESA NO?
Festa della Dedicazione della Basilica Lateranense

Il 9 novembre si ricorda la Dedicazione (cioè la consacrazione) della Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma.
È la Cattedrale di Roma, è la madre di tutte le Chiese del mondo.
San Pietro in Vaticano è la più famosa, la più televisiva, perché ci abita il Papa, ma la più importante è il Laterano.

Oggi siamo invitati a guardare alle “nostre chiese” (c minuscola).
Sono state costruite, decorate, impreziosite dai nostri padri con donazioni frutto di sacrifici imbevuti della loro fede.
In queste chiese c’è un mattone prezioso che è anche nostro.

Queste belle chiese costruite a Dio per renderlo vicino di casa, oggi spesso sembrano la casa di una vecchia zia zitella acida.
Belle, impeccabili, ordinate, ma piene di malinconica nostalgia.
Facile e svelto allora il passo a dire: Cristo sì, Chiesa no.

Papa Giovanni XXIII per illustrare la Chiesa (C maiuscola) amava usare l’immagine della fontana del villaggio:
qualcosa di antico attorno a cui è cresciuta una città moderna, per molti qualcosa che è solo decorativo, ormai sorpassata, tanti non la considerano perché hanno troppo da fare. Eppure è lì.

Proviamo a riflettere su questo: una fontana all’incrocio di strade per il bambino è il luogo desiderato per giocare con l’acqua; per l’adolescente è il posto in cui appoggiarsi per inviare sms; per il giovane è la location per un appuntamento sperato; per l’indaffarato ha un sorso di acqua fresca tre le mille corse; a chi ci passa e si ferma ogni tanto offre di lavarsi le mani; al pensieroso dona lo specchio per riflettersi e guardarsi in faccia; all’arrabbiato si offre di farsi maltrattare con un calcio; all’indifferente si rende disponibile per appoggiare le cose; al povero offre dove cercare qualcuno che gli dia degli spiccioli.

Una mamma ci trova altre mamme con cui confrontarsi, un anziano altri amici con cui vincere la solitudine.
Per tutti c’è qualcosa, sempre “su misura” perché è lì per loro.

Così è la Chiesa, perché così è Dio. Ognuno ci può arrivare per motivi diversi, per strade diverse, per sensibilità diverse, ma la fontana è lì per tutti, con l’acqua giusta per ciascuno.

La Chiesa non sono mura decorate. La Chiesa non è il Vaticano.
La Chiesa è la scommessa di poter costruire una città nuova attorno ad una fontana antica.
Per Papa Paolo VI è il progetto per una “società dell’amore”.
Per Giovanni Paolo II è il progetto di un “nuovo umanesimo”.

Al tempio fatto di pietre, come in tutte le religioni, il Dio di Gesù Cristo sostituisce una comunità fatta di persone, pietre vive, in cui Dio è presente più che nel tempio di pietra.
La Chiesa siamo noi, quindi. In ciò che faccio e come lo faccio.

Concludendo il Sinodo sulla famiglia, Papa Francesco ha presentato le tentazioni della Chiesa oggi. Uso parole sue.

La tentazione dell’irrigidimento nel solito e non lasciarsi stupire.
La tentazione del buonismo del va bene tutto basta volersi bene.
La tentazione di scendere dalla croce per stare alla moda, per preoccuparsi di quello che dice la gente, della fede fai da te.

Non sono le tentazioni solo di Cardinaloni sotto il Cupolone, ma sono le derive della nostra vita quotidiana, del nostro accontentarci della mediocrità, del giocare al ribasso.

La Chiesa seguendo l’esempio di Gesù, ha detto Papa Francesco, ha le porte spalancate per i fragili e non per coloro che credono di essere perfetti.

Se la nota dicesse: “Non è una nota che fa una musica”, non si avrebbe la sinfonia.
Se la parola dicesse: “Non è una parola che fa una pagina”, non si avrebbe il libro.
Se la pietra dicesse: “Non è una pietra che fa un muro”, non si avrebbe la casa.
Se l’acqua dicesse: “Non è una goccia che fa un fiume”, non si avrebbe l’oceano.
Se il grano dicesse: “Non è un chicco che fa un raccolto”, non si avrebbe il pane.
Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota, come il libro ha bisogno di ogni parola, come la casa ha bisogno di ogni pietra, come l’oceano ha bisogno di ogni goccia, come la messe ha bisogno di ogni chicco, così tutta la Chiesa, come l’umanità, ha bisogno di te, qui e ora.