messico23/03/06 (domenica)
Arrivo a Cancun intorno alle 17.00. Alle 18.30 era già buio.

Scesi dall’autobus abbiamo fatto un bel pezzo della 5° Avenida con le valigie che pesavano molto, per arrivare alla pensione prenotata. Si presenta molto carina con il tetto di paglia. Andiamo a mangiare da “Bruno” ristorante pseudo italiano dove ci facciamo una grigliata di pesce fuori di testa. Molto buono. Anche adesso che scrivo ho ancora in bocca il sapore. Speso circa 150 dollari (circa 130 euro). Una enormità per il Messico, ma ne valeva la pena. Provato un liquore locale chiamato “xabentun” (l’ultimo giorno ne ho comperato una bottiglia da portare a casa) a base di miele. Molto buono.

27/03/06 (lunedì)
Dopo colazione e avere cambiato i soldi, decidiamo di andare a Cozumel. Mare un po’ mosso. La Manu è silenziosa durante la traversata.
Assaliti dai noleggiatori di scooter e dei snorkeling center. Vista la prima iguana su un albero e in un giardino. Sosta per una merenda in un baretto sulla spiaggia. Ritorno notturno.
Nell’attesa del battello abbiamo visitato i diversi negozietti. Molti artisti di strada che dipingono con gli spray. Nel battello ci siamo entrambi profondamente addormentati, tanto che ci hanno ci hanno dovuto svegliar all’arrivo.
Sarà ancora l’effetto del fuso orario? Cena sulla 5° Avenida. Tanta musica dappertutto e poi a nanna.

28/03/06 (martedì)
Preparazione dei bagagli.
Pomeriggio in spiaggia a Playa. Il sole picchia e sono partito con protezione 15 per non sapere ne leggere e ne scrivere. Bagno in acqua veramente bella anche se non caldissima.
Il sole lascia il segno. Dei gabbiani o qualcosa del genere, vengono vicino alla gente stesa al sole non appena le persone accennano a mangiare qualche cosa. Piccola pausa ristoratrice e poi si parte di nuovo.
Notevoli difficoltà a trovare la strada per Valladolid.
Abbiamo fatto diverse volte su e giù per la statale e poi, per mancanza di indicazioni e scarsi consigli da parte dei messicani, abbiamo deciso di andare fino a Cancun e prendere l’”autopista”. Peggio che andare di notte. Nemmeno un cartello e solo dopo un ora e mezzo siamo riusciti ad imboccare la strada giusta.
Un centinaio di chilometri e siamo arrivati alla meta. Alloggio a 15€. La macchina con il cambio automatico crea qualche problema. Dopo avere sistemato i bagagli in quello che, a sentire la guida, doveva essere il migliore albergo qualità prezzo della città (non siamo d’accordo) usciamo a fare un giro in paese che però è quasi deserto. Troviamo un bar in cui c’è un gruppo di ragazzi che suona alternandosi alla chitarra e al microfono.

29/03/06 (mercoledì)
Convento di San Bernardino da Siena. La guida ci fa vedere dei cenote del convento. Nell’orto ci mostra diverse piante. Il Chico Sapote ed altre con cui si fanno diverse bevande. Il Lime, il limone cubano e il Cajumito. Visita interessante. Ci fa vedere i resti del palo di un mulino ad acqua di epoca maya ancora perfettamente conservato nonostante gli anni. Prossima meta: Chichén Itza.
Albero della cicla (gomma) Chi=bocca Che=pozzo
Itza= tribù aggiunta ai maya
Chi che itza = bocca del pozzo degli itza
Palazzo della Chiocciola dove si trovavano gli studiosi della aristocrazia maya. Porta sfalsata rispetto alla scalinata per vedere il solstizio d’inverno.
Casa delle Monache o Chiesa perché gli spagnoli trovarono i maya con delle candele.
Chak= dio della pioggia raffigurato con occhi e bocca.
Quattro dei minori sostenevano la volta celeste perché la terra era considerata piatta.
Stile Puuc:in basso liscio e decorato in alto (puuc=collina)
Stile Chenes= tutto decorato
Il castello orientato in modo da fare vedere la discesa del serpente dal lato delle scalinate dove ci sono le teste di serpenti. Accade il 21 marzo.
Tempio dei guerrieri e delle mille colonne.
Nel gioco della palla c’è l’eco. Se si battono le mani davanti alla gradinata del Castello si sente il verso dell’uccello sacro.
Alle 16.00 ci fanno sloggiare contro la normale chiusura dell’01.00 di notte perché domani deve venire in visita il presidente americano Bush. Partiamo alla volta di Mèrida che raggiungiamo alle prime luci della sera. Viste le dimensioni della città e l’esperienza di Cancun siamo un po’ timorosi ad addentrarci nel traffico. La Manu si rivela un ottimo navigatore ed individua sulla guida un hotel che si prospetta buono nel prezzo e nella qualità e con parcheggio pur essendo vicino al centro. Dolores alba. Molto buono. Arriviamo senza difficoltà in quanto ci sono un po’ di cartelli e ormai abbiamo imparato come sono orientate le città. Per 450 pesos è bello. Un bel patio interno e la piscina su cui si affacciano le camere. Una vera chicca.
Cena al ristorante “Amaro”. Molto romantico.

30/03/06 (giovedì)
Giro a Merida. Letteralmente assaltati dalla gente che indovina subito che sei italiano e ti spiegano tutto della città. Probabilmente cercano clienti per un giro turistico oppure una mancia. Senza volere pensare male, potresti pensare che sia semplice cortesia. Forse non siamo abituati alla semplice cortesia.
Da un tipo ci facciamo convincere ad andare a vedere un negozio di artigianato maya che si rivela essere un semplice negozio. Scopriamo che sono diversi quelli che girano per la piazza per indirizzare i turisti nei negozi prendendo una percentuale. Visitiamo il palazzo del governo e quello del municipio da cui si gode una bella vista della piazza. Visitiamo anche il Paseo de Montejo tipo Champs Elisées di Parigi.
Dopo un bel po’ di strada arriviamo a Uxmal. Dobbiamo fare un po’ di corsa perché manca poco alla chiusura. Percorriamo la Ruta Puuc. Una strada che si snoda lungo dolci colline passando in mezzo a dei paesini che sembrano proprio fuori dal mondo in cui il tempo si è fermato. Alle volte si vedono delle capanne con dentro della gente che dorme sulle amache.
A proposito, la Manu ieri ha comperato un amaca per 350 pesos.
Lungo la strada tutta ondulata, incontriamo anche diversi siti in cui non ci fermiamo perché ormai chiusi.
Arriviamo a Campeche sul tardi e fatichiamo un po’ a trovare alloggio. Troviamo leggermente fuori all’Hotel Alambra. Andiamo a cenare verso le 22.00 alla Parronque (aperto 24h) indicato dalla guida. Mangiamo pesce. Gamberoni di cocco per la Manu e un filetto di pesce ripieno per me. Buono e particolare.

31/03/06 (venerdì)
Andiamo in centro a Campeche per fare colazione al ristorante Marganzo. Non tocchiamo la frutta. Tuttavia siamo passati alle colazioni abbondanti in quanto si è già istaurato il “piatto unico” della giornata. La cena.
Giro per la città con acquisti di scarpe a prezzi stracciati. Giro al forte San Miguel.
Ci mettiamo in macchina e facciamo una sosta nei pressi di Champoton dove facciamo uno spuntino in una “cockteleria” sulla strada con dietro il mare.
Una cosa molto bella e molto”vacanza”.Ordiniamo empanadas e mentre aspettiamo gustiamo tacos e insalata. Piccantina. Mi gocciolano gli occhi e non sento più la lingua. Empanadas abbondanti, sabbia sotto i piedi e sole sul mare. Bellissimo. Questo si che è un autogrill.
Ci fermiamo a dormire a 20 km da Villahermosa in un motel fuori città. Hotel “Maria Bonita”. Appena scesi dalla macchina siamo aggrediti da uno stormo di vampiri che ci attaccano alle gambe. In fretta portiamo i bagagli in camera e poi vado a sbrigare le formalità. Uccido alcuni di questi “mosquitos” ed è un lago di sangue. Ci chiudiamo in camera.
Doccia, mangiamo le empanadas rimaste a merenda e coca cola. Un geco in camera si preoccupa di tenere lontane le zanzare.

01/04/06 (sabato)
Partenza dopo qualche difficoltà a trovare indicazioni per imboccare la direzione giusta a Villahermosa, siamo sulla carretera giusta. Il Tabasco (la regione del Messico in cui ci troviamo) è più coltivata e la gente vive in condizioni leggermente migliori. Alle capanne si sono sostituite delle case essenziali, ma pur sempre case. Distese di banane, piantagioni di banane. E’ molto bello. Ci fermiamo per un pasto unico e per un caffè, visto che la colazione è saltata. Con una Manu ubriaca ripartiamo. Km dopo km di strada di montagna. Passiamo dalla vegetazione tipo giungla del lato atlantico ad una vegetazione simile alla nostra nel lato pacifico. In cima attraversiamo una nube in cui non si vede nulla. A un certo punto, un po’ stanchi, ci fermiamo in un villaggio. Veniamo assaliti dai bambini e signore che cercano di venderci bambole fatte di lana, tovagliette o frutta. Io vado in un negozietto (se così si può chiamare) e prendo una pepsi. La Manu è ancora chiusa in macchina.
E’ alla ricerca della fiducia e poi esce e va dalla vecchietta a comperare una tovaglia di cui sa benissimo che non se ne farà nulla. Vuole fare un gesto carino. Io regalo un portachiavi da collo ad una ragazzina. Spero che sia contenta anche se lei avrebbe preferito che io comprassi qualche cosa. Ripartiamo. Dopo diversi chilometri e una breve sosta a Bochil per fotografare una chiesa viola, arriviamo a Chiapa de Corzo dove prendiamo alloggio in un bel albergo. Un po’ costoso, ma il paese è piccolo e non offre molte alternative. Facciamo una passeggiata in paese e da una giovane coppia ci facciamo indicare un luogo dove andare a mangiare. Gentilmente ci accompagnano. Il posto è un cortile coperto di lamiere ma si mangia bene e si spende poco.

02/04/06 (domenica)
Orologi avanti di un ora anche qua. Fortuna che un giorno ne abbiamo parlato con un italiana che abita qua. Potevamo essere sempre in ritardo. Aereo compreso. Andiamo a fare colazione in un posto carino su un cortile interno. Partiamo alla ricerca dell’imbarcadero per andare a visitare il canyon del Sumidero. Ce ne dovrebbe essere uno a Chiapa de Corzo e due nei pressi di Tuxla . nel primo ci propongono 800 pesos per tutta la barca in quanto non c’è altra gente con cui fare una squadra più numerosa.
Dopo un po’ d’attesa per vedere se arriva qualcuno andiamo al secondo imbarcadero. Siamo in 7 e aspettiamo se arriva qualcuno per fare 10 e spendere un po’ di meno. Durante l’attesa compriamo alcuni braccialetti da alcune venditrici locali. Finalmente si parte con 100 pesos a testa. Indossati i salvagente, saliamo sulla barca e si parte.
Macchina fotografica, telecamera e binocolo alla mano. La lancia corre veloce sull’acqua e ben presto siamo in mezzo alle alte pareti del canyon. Altezze fino ad un chilometro. Arriviamo fino alla diga e torniamo indietro. circa 70 km. Arriviamo verso sera a San Cristòbal de las casas e prendiamo alloggio a 200 pesos alla pensione San Martin. Cena al ristorante Tuluc. Il paesino sembra prometter bene.
03/04/06 (lunedì)
In mattinata giro per San Cristobal e salita al Cerro de Cristobal. Una chiesa in cima ad una scalinata che sembra peggio a guardarla che non a farla. Dalla cima si vedono le vere dimensioni della città che si estende su tutte le pendici delle colline circostanti. Essendo tutte case basse o baracche, senza palazzi, la città si estende molto. Regaliamo due maglie ai figli di quelli della pensione. Partiamo in auto per andare a visitare il più vicino villaggio degli altipiani. San Juan Chamula . appena arrivati veniamo assaliti da torme di bambini che vogliono che comperiamo qualche cosa.
Acquistiamo alcuni braccialetti ed elargiamo qualche pesos. In compenso, quasi come dei missionari, elargiamo le ultime magliette e vestiti che ci eravamo portati appositamente. Non desistono e continuano a seguirci. Arriviamo alla piazza del paese in cui è in pieno svolgimento il mercato. E’ un po’ a carattere indigeno e un pò per i turisti. Sempre assaliti dai bambini. Andiamo a visitare la chiesa. Non è possibile fotografare l’interno. L’ambiente è molto suggestivo e un po’ difficile da descrivere. Una chiesa dalla struttura cattolica ma all’interno il posto d’onore è di San Giovanni Battista. Un tappeto di aghi di pino a terra e delle donne che hanno allestito i loro piccoli altari con tantissime candeline. Talmente tante che il soffitto è completamente annerito. La stanno pulendo e fanno un gran fumo. Teche di vetro con decine di statue raffiguranti i santi dentro con appesi al collo degli specchi e degli artificiosi vestiti tipici di lana nei colori tradizionali. Un gruppo di donne sacrifica una gallina in chiesa mentre pregano non so chi e non so per cosa. Altre si colpiscono con mazzi di basilico. Un misto di religione cattolica ed animistica. Molto molto particolare. Alcuni uomini, e solo uomini, sono intenti all’ordine interno alla chiesa. E’ l’unico posto dove anche gli uomini sono vestiti con abiti particolari. Andiamo a vedere il paese vicino di San Lorenzo Zinacantan. Nulla di rilevante se non che è evidentemente una roccaforte del PRI (partito rivolucionario istituzional).
I bambini indigeni sono bellissimi. Dopo diversi chilometri di montagna (circa 100) arriviamo alle cascate di Agua Azul.
Le cascate sono uno spettacolo meraviglioso. Diversi salti di acqua e gente che fa il bagno. Visto che si sta facendo sera non è possibile fare il bagno altrimenti facciamo troppo tardi. Compriamo qualche cosa da mitigare la fame e poi partiamo per Palenque. Prendiamo alloggio all’hotel Lacandonia che ha anche il parcheggio per l’auto. Ceniamo al ristorante LA KAN HA in cui si mangia bene e chiudo la cena con una bevuta di Chucaracha. Tequila, liquore al caffè flambè, acqua gasata e bum bum, tutto in un sorso.

04/04/05 (martedì)
I giorni passano veloci. Dopo una bella dormita e un dolce risveglio, facciamo una colazione e qualche giro per negozi. Arriviamo alle rovine. Ovviamente assaliti dalle guide e venditori. Stavolta decidiamo di muoverci in maniera autonoma, ma sarà difficile perché continuano a tampinarci. Quello che ci accompagna è il verso delle scimmie urlatrici. Visitiamo il tempio della Regina Ruja dove si trova il sarcofago della regina oltre una parete in parte abbattuta. Il palazzo de los iscripciones non è visitabile. Continuiamo a girare le rovine salendo e scendendo. Incredibile pensare che hanno fatto tutto questo senza usare strumenti metallici. Arrivati in cima al tempio della cruz, ci siamo seduti sul cornicione da cui si gode una vista eccezionale e un gran senso di pace. Finite di vedere le rovine. Molto belle. Anche una piccola passeggiata nella foresta dove ci sono rovine di abitazioni poco curate ma molto suggestive.
Dopo una bella pedalata durante la quale attraversiamo lo stato del Chiapas in cui ci troviamo, il Tabasco, arriviamo nel Champeche. Arriviamo nei pressi di Xpujil. Prendiamo alloggio nelle stanza di un ristorante per camionisti che si incontra lungo la strada. Dopo cena scambiamo due chiacchere con alcuni signori che alloggiano nella stanza accanto. Una bella chiaccherata.

05/04/06 (mercoledì)
Visitiamo Chetumal. Molto moderna con un bel lungomare e vialoni larghi. Vediamo un pellicano.
Tentiamo di passare il confine con il Belize, ma dimentichiamo il visto di uscita dal Messico e così torniamo indietro perché non possiamo perdere troppo tempo. Sarà per un’altra volta. Arriviamo a Bacalar. Una bellissima laguna con scenari tipo caraibici. Arriviamo a Tulum e dopo alcuni tentativi riusciamo a trovare una sistemazione. Una stanza sulla spiaggia- addormentarsi con il rumore del mare. Meraviglioso. Alle 22.30 tolgono la luce per cui si fa con la luce della luna e con la torcia elettrica che ho fortunatamente portato.
I prezzi della zona per dormire, sono decisamente più alti di quelli a cui ci eravamo abituati
06/04/06 (giovedì)
Colazione in albergo e poi in direzione delle rovine di Tulum. Lo spettacolo è molto bello per queste rovine che danno direttamente sul mare. Moltissime iguane e riusciamo a riprenderne due che fanno la lotta. Facciamo il bagno in una spiaggia proprio sotto le rovine e poi torniamo in camera a goderci la spiaggia davanti.

07/04/06 (venerdì)
Giornata tutta dedicata alla spiaggia. Rimaniamo nello stesso albergo fino alla partenza così evitiamo di fare sempre le valigie. Preso un sacco di sole. Sono nero. Cena in ristorante gestito da italiani. “il Basilico”. Pesce molto buono. Mista griglia con aragosta e Camarone con pomodoro e pinoli. Ottimo. Margaritas al “coccodrillo”.
Il locale dove siamo di solito andati è l’”acabar”. Cocktels ottimi e si spende poco. Circa 5 euro per una bevuta. Ci si potrebbe ubriacare con poco. Tulum è più particolare e tranquila di Playa del Carmen. Spiagge più caraibiche e meno affollate. Anche i locali, seppur con i turisti, sono più caraibici.

07/04/06 (sabato)
Giro mattiniero in paese per la colazione e le ultime compere.Il resto della giornata in spiaggia a leggere, dormire, fare bagni e costruire piramidi maya di sabbia. Ma soprattutto abbronzarsi. Mi brucia la pelle. Per questo preferisco i paesi freddi. Fatto le valigie. Come ogni volta si parte con troppa roba. In questo caso ci si poteva risparmiare di portare scarpe che poi si sono comperate qua visto i prezzi bassi. Cena in un ristorante argentino. Carne, carne, carne….

08/04/06 (domenica)
Partenza. Valigie in macchina e giù, fino a Cancun. Un passaggio per vedere la “zona Hotelera”. L’impatto ambientale non è dei migliori. La vista del mare dalla strada è completamene inibita dai palazzoni che ostruiscono la vista. Dall’altro lato della strada la laguna che pare frequentata dai messicani, mente il mare è dominio dei gringos.
Tutto sommato è quasi meglio la laguna. In un punto non invaso dai palazzi ci fermiamo e scendiamo in spiaggia ad ammirare il mare. Sono principalmente messicani domenicali a popolare questa spiaggia. Il mare è di un azzurro quasi irreale. Sembra colorato con la vernice. Almeno per ora nonostante il turismo di massa, la bellezza del mare resiste. Pensa come doveva essere per i primi conquistadores. Uno spettacolo forse nemmeno apprezzato.
Arriviamo all’aeroporto e dopo le pratiche burocratiche per consegnare l’auto (tutto bene) raggiungiamo una gremitissima sala imbarchi.
Partiamo con 1 ora di ritardo… arrivati a Milano, l’impatto è abbastanza brutto: pioggia, nebbia e freddo! Ma almeno ci siamo goduti 15 giorni stupendi che non potremmo mai dimenticare.

Scritto da Emanuela