cinamotoPartito la mattina del 21 luglio 06 con la mia yamaha 600 tenere di 15 anni di vita, ma con solo 75 mila km, da Cinquale Massa,mi sono fermato all’appuntamento col fotografo del quotidiano La nazione,per qualche foto, l’articolo era poi uscito il giorno seguente. Entrato in autostrada a Massa e poi uscito a Berceto per poter godere delle belle strade di montagna, passando anche accanto al nuovo grande ponte in costruzione dell’autostrada. Arrivato stracarico, con il bauletto montato sul portapacchi e uno extra con la tenda canadese e un materassino, a Casalmaggiore, a casa del mio amico Giorgio Zanella che mi ha ospitato per quella notte. La mattina seguente prima di partire, gli ultimi acquisti alla farmacia di medicine che mi sarebbero poi potute essere utili,(per fortuna non ne ho avuto bisogno)e una capatina all’edicola per acquistare i 2 quotidiani locali, La cronaca e La provincia, anche questi con il mio articolo con foto, Non è da tutti i giorni che un concittadino parta per Pechino in moto. Addirittura la cronaca, mi ha pubblicato sulla locandina esposta furi dall’edicola,Oggi la partenza per pechino di Daniele somenzi. L’appuntamento col resto del gruppo era al Tarvisio, confine con l’austria. Cosi,entrato a Mantova in autostrada, mi sono trovato ad un’area di servizio coi primi 2 compagni di viaggio, Carlo,il coordinatore con aprilia 1000 caponord enduro e Maurizio di Roma con moto bmw 650 enduro. Dopo una bella tirata, tutta sulla noiosa autostrada, eccoci al tarvisio,infreddoliti e bagnati dall’acquazzone appena venuto. Qui conosco gli altri componenti del viaggio, 6 moto 5 auto e 21 di noi compresi 2 bambini di 7 e 9 anni. Si dorme tutti un un piccolo albergo. La mattina seguente alla colazione primo breefing del coordinatore di come si svolgerà il viaggio e come ognuno di noi dovrebbe comportarsi. Le autostrade austriache sono impeccabili,il tutto sembra un’enorme giardino verde pulito e ben tenuto,anche il sole ci ha accompagnato, fino a Budapest in Ungheria, dove abbiamo assaggiato la prima città caotica.A me non piacciono le città. SEGUEEEEEE………… Da qui,articolo pubblicato sulla rivista dell ACI Turano, Massa, Italia. La lavanderia self service di Daniele Somenzi è una finestra sul mondo. Una stanza lunga, con le pareti rivestite di lavatrici ed asciugatrici e, sopra di esse, fotografie che arrivano da ogni parte del globo. Una planimetria della nostra Terra, grande quasi quanto l’intera parete, è punteggiata di segnaposto rossi. L’Australia ed il Sud Africa sono quasi completamente colorati. Una lunga linea di puntini attraversa l’Asia, la dorsale andina, gli Stati Uniti ed il Canada. Puntini coprono le isole del Pacifico, la Groenlandia, l’Antartide. “I segnaposto indicano i luoghi che ho visitato”, esordisce subito Daniele Somenzi “per il viaggio in moto, da Firenze a Pechino, non ne avevo più, ed ho utilizzato le bandierine.” Una serie di colorate bandierine da cocktail, infatti, ricalca il tragitto che Daniele Somenzi e gli altri viaggiatori hanno percorso dal 22 luglio e per 49 giorni. Il viaggio si chiama Silk Road Raid, e ripropone, appunto, la via della Seta. Il nostro viaggiatore, Daniele Somenzi, è magro, allegro, parla e gesticola vivacemente e con evidente piacere, concitato, rapido. Non si sofferma, ma salta da un concetto all’altro, da un paese all’altro, inquieto, bramoso di sperimentare nuove emozioni, di scoprire mondi diversi, come fa nella sua vita di moderno eploratore. “Tra le mie mete c’è anche la Transiberiana. Sono stato in Australia per 15 volte, l’ultima a marzo. Il mio prossimo viaggio sarà tra una settimana. Partirò assieme ad un amico, e mi aspettano la Micronesia, la Nuova Zelanda, la Cina, con la Grande Muraglia e Piazza Tien An Men. D: come è nata l’idea di partecipare al Silk Road Raid? R: Il Silk Road Raid è stato il mio primo viaggio in moto. Ho una Yamaha 600 Teneree da 15 anni, l’ho usata soltanto nei tragitti dal Cinquale a Massa. Sì, è vero, sono stato una volta a Montecarlo e poi in Jugoslavia, ma questi non si possono certo considerare viaggi! Avevo voglia di metterla alla prova con qualche cosa di più impegnativo… Ho cercato a lungo qualche amico che avesse voglia di accompagnarmi, in moto, in giro per il mondo. No, non mi piace viaggiare da solo… Dopo poco mi rattristo… Chi ama stare solo con se stesso ha una grande fortuna. Alla fine, ho deciso di aggregarmi al Silk Road Raid, organizzato da “Avventure nel mondo”. Avevano tante proposte, io ho scelto il viaggio più lungo. L’anno prossimo vorrei partecipare ancora. Se trovassi un amico -a proposito, scriva che se c’è qualcuno interessato può contattarmi: storyvil@tiscalinet.it- mi piacerebbe raggiungere l’Alaska oppure fare di nuovo il giro dell’Australia. Raggiungere l’Alaska da Boston, come mi piacerebbe molto, significa attraversare il Canada. D’estate è bellissimo, con le sue foreste di conifere, tranquille ed eterne come monumenti naturali.” D: Il Canada è tranquillo… ma i paesi che avete attraversato in moto, durante il Silk Road Raid? R: Non abbiamo avuto grosse difficoltà. L’unico paese a non essere molto sicuro era il Kirghizistan. Con me c’erano altre 19 persone: 6 in moto, tra le quali un pilota sponsorizzato dalla KLM, che gli aveva fornito la moto da testare, e le altre distribuite in 5 auto. Addirittura, ho incontrato una famiglia di romani, con due bambini di sei e nove anni. Non sono riuscito a non far loro i complimenti: le mie figlie di certo non sarebbero state così tranquille e docili. Alla fine erano costretti a stare tutto il giorno in auto, con ben poco da fare… Qualche doloretto l’ho accusato anch’io, pur avendo tutto il largo sedile della mia Yamaha a disposizione…” D: ”Il viaggio era più interessante in auto o in moto?” R: “La moto è sicuramente meglio. E’ un’altra avventura. Oltre al vento in faccia ed alla possibilità di sentirsi più vicini ai paesi che si attraversano, le auto hanno avuto più difficoltà di noi sui passi di montagna, sulle strade sconnesse. Con la moto, è sufficiente alzarsi in piedi per superare gli ostacoli. Le vetture faticavano, anche con le quattro ruote motrici. L’unico momento in cui li invidiavamo era quando pioveva: l’abitacolo, asciutto, diventava un luogo davvero desiderato. D:”Qualche avventura da raccontare?” R: “Adesso la mia moto è dal meccanico, e non me la vedo più davanti! La centralina ha dato forfait, proprio alla fine, nel giorno in cui avremmo dovuto trasferire le moto al porto per imbarcarle e farle tornare a casa. Il motore non ha subito danni”, aggiunge subito, con orgoglio, Daniele. “Un giorno, in Kazakistan, a 42° gradi, sono stato investito da un mulinello. Di solito, per motivi di sicurezza, occupavo i posti centrali della nostra carovana. In quel caso, invece, ero l’ultimo. Avevo addosso il giubbetto air bag, acquistato a caro prezzo e non ancora provato, di cui vado orgoglioso. Sto per partire;-” Daniele fa il gesto di posizionare una mano sul manubrio della moto, con l’altra si scherma gli occhi, ricordando quei momenti;- “quando all’orizzonte vedo alzarsi questo grosso mulinello, di quelli che talvolta si formano anche qui al mare. Nell’incertezza, rimango fermo. Il mulinello mi travolge, mi butta a terra con tutta la moto. Rotolo. Il giubbotto si gonfia. Gli altri sono partiti e io mi ritrovo da solo in mezzo al deserto, schiacciato dalla moto con il pieno di carburante. Era così carica che non riuscivo ad alzarla! Per fortuna ho chiesto aiuto ad alcuni uzbeki che stavano sopraggiungendo. Il giubbotto si è comportato splendidamente: dopo un minuto era di nuovo sgonfio, e mi permetteva di muovermi liberamente.” D: Come sono le strade da quelle parti? R: In Cina le strade sono tutte belle, tranne per un 10%. Soprattutto nella parte est hanno delle autostrade grandi, nuovissime, ben tenute. In Kirghizistan quasi tutti il percorso è stato da fuoristrada, una volta mi è addirittura scoppiata la sospensione anteriore. L’olio schizzava da tutte le parti, anche sul casco. Il percorso era proprio da motocross. Si è trovato in grande difficoltà uno dei partecipanti, che arrancava sulla sua moto da strada, assolutamente non adatta al percorso che ci siamo trovati a seguire. Una stranezza incredibile è come ci si può procurare la benzina. Non ci sono distributori. Si chiede a qualcuno e dopo un po’ i locali arrivano con bottiglie e tanichette da cinque litri, piene di benzina. Non siamo riusciti a capire che tipo di benzina avessimo infilato nelle moto, che battevano un po’ in testa, comunque siamo riusciti ad andare sempre avanti! In effetti il carburante è a buon mercato: costa circa 800 lire al litro. In Cina abbiamo anche visto i pozzi di petrolio. Loro hanno i distributori, ma unicamente della compagnia Cina Petrol. D: Qual è, tra tutti quelli che avete attraversato, il paese che l’ha colpita di più? R: La Cina mi è rimasta impressa: è un paese contemporaneamente di progresso e povertà. Parliamo di una povertà grande ma non grandissima: tutti mangiano. I bambini, là, non hanno i pannolini, ma un buco nei pantaloni che consente loro di liberarsi direttamente sulla strada. Ci sono bambini che guidano le moto, che stanno in 4 sul motorino senza casco. Nell’Ovest del paese ci sono tantissimi asinelli, mentre nelle vicinanze di Pechino si vendono auto a go-go, ci sono bellissime autostrade. Non si trovano quasi più biciclette, mentre c’è pieno di motorini. Nessuno rispetta le regole della strada. Abbiamo rischiato di investire qualcuno. Nelle città il traffico è caotico, anche se ci sono pochissimi incidenti perché i cinesi sono prudentemente-imprudenti. Cioè: commettono infrazioni una dietro l’altra, ma con cautela. Tutti guidano motorini 4 tempi a 100 cc, poiché gli altri sono vietati per legge (tranne che alla Polizia): le nostre moto erano un’attrazione turistica, tutti si assiepavano intorno a noi per vedere meglio. In Viet Nam il traffico è ancora più caotico. Sono salito su un motorino (ovviamente senza casco) guidato da un locale: si è immesso in una rotatoria assieme ad uno sciame di motorini, senza alcuna regola. Ci è andata bene. Pian piano siamo riusciti ad uscire indenni. In Viet Nam è un paese strano, c’è troppa gente. Ma ancor più persone, pigiate come sardine, sono in Giappone. Il Giappone ha una superficie grande più o meno quanto l’Italia: le persone sono più o meno tre volte noi. Anche arrivando con l’areo si vede: il paese è interamente costruito. Ci sono le verdi cime dei monti, e poi case, case, case. Abbiamo preso un’auto a noleggio, ma abbiamo clamorosamente sbagliato. Per raggiungere Osaka da Tokio abbiamo impegato tre giorni, e tre giorni a tornare indietro. Se da noi le autostrade costano 100 lire a km, là costano 1000 lire a km. Dopo 40km e 40.000 lire siamo tornati sulla strada normale, ma pensavamo che non saremmo arrivati più. In effetti i giapponesi hanno la televisione in auto, almeno si consolano delle interminabili attese negli ingorghi. In Giappone mi sono davvero esaltato quanto abbiamo dormito ai bordi del circuito di Suzuka. Sfortunatamente non c’erano auto, ma abbiamo percorso tutta la pista. D: Tra gli altri viaggi, ci sono ricordi particolari? R: Sono stato in Antartide a febbraio 2006, passando per l’Argentina e le cascate di Iguazu al confine con il Brasile. Queste sono le cascate più belle del mondo, in assoluto, e staccano tutte le altre! Il fiume che le forma, il Paranà, è immenso. Le cascate si estendono in larghezza ed anche in altezza, con 275 salti tra 30 e 80 mt di altezza. E’ caldo e si può prendere una barca per stare proprio sotto alle cascate, cosa che abbiamo fatto! Abbiamo poi attraversato la Terra del Fuoco e ci siamo imbarcati sulla nave rompighiaccio Marco Polo. Il viaggio è durato solo 8 giorni, ma è stato il più bello che ricordi. Abbiamo visto un gruppo di venti balene, immerse nel mare piatto, nella luce azzurra e gialla, circondati dai ghiacci. Siamo scesi nelle basi, per ben tre volte, tra i pinguini. Un viaggio incredibile è stato anche quello in Groenlandia, dove ho potuto ammirare gli orsi bianchi e partecipare ad una battuta di caccia e pesca con un esquimese. Ci ha caricati sul suo motoscafo, ci ha portati lungo un fiordo ed ha iniziato a sparare ad un tipo di uccello simile al pinguino, ma che vola sia in aria che in mare, dove riesce ad inseguire, anche se per pochi secondi, i pesci. Quando, dopo una breve sosta, lo abbiamo visto tornare sul motoscafo con le munizioni da fucile, confesso che abbiamo avuto una certa paura. Soli su una barchetta, in Groenlandia, con un esquimese armato. Non credo che siano molti a poter raccontare un’esperienza del genere!”

Fonte I viaggi di Daniele