trasfigurazioneVANGELO

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

RIFLESSIONE

16 marzo 2014

DALLA NOIA ALLA GIOIA
2a domenica di Quaresima A

Trasfigurazione o trasformazione? Quale è la differenza?
La trasformazione è ottenere ciò che non sei o hai “ancora”.
La trasfigurazione è portare a compimento ciò che sei “già”.

Papa Giovanni diceva: “Il cristiano deve sempre avere il Vangelo in una mano e il giornale nell’altra”.
Il Signore si mostra sempre così, tra Mosè e Elia, tra le prove del passato (Mosè) e la promessa di futuro (Elia).
Gesù si mette tra il “già” che è la sua Parola: il vangelo e il “non ancora” che è la nostra vita: il giornale.
Cosa vuol dire vivere con in mano il vangelo e il giornale?

La sfida tra il già e il non ancora è passare dalla noia alla gioia.
Significa coltivare 3 qualità: la speranza, la generosità, la tenacia, come ci suggeriscono i 3 personaggi del Vangelo di oggi.
Gesù prese con sé Pietro, Giacomo, Giovanni.

Pietro è il traditore che trova uno sguardo che lo perdona.
Ci insegna la speranza, cioè la capacità di sorridere alla vita perché oltre ogni lacrima amara, oltre ogni fallimento, anche oltre la notte più buia c’è sempre una nuova alba.

Giacomo è il primo degli apostoli a morire per Gesù, proprio lui che aveva chiesto a Gesù di stare alla sua destra, cioè di dargli il posto più importante “sopra” gli altri.
Ci insegna la generosità: dall’orgoglio di essere “di più”
alla felicità di essere importanti “per” gli altri, premurosi.

Giovanni, è l’unico discepolo che arriva sotto la croce.
Ci insegna la tenacia, cioè il coraggio della fiducia, anche quando non capisci o non vedi via d’uscita.
Non si è arreso, non è scappato, è andato avanti a testa alta, comunque e nonostante tutto, di fronte a una realtà che si sfilacciava, che deludeva, che spaventava.

La tentazione (settimana scorsa) riduce i sogni a roba.
La trasformazione trasforma le crisi in opportunità (non ancora).
La trasfigurazione è invece una luce che esce dal di dentro ed è avvolta da una nube: è la scelta decisiva su chi essere.

Papa Francesco che è un uomo con il vangelo e il giornale, ha scritto nella “Evangelii gaudium”:

“Si sviluppa la psicologia della tomba, che poco a poco trasforma i cristiani in mummie da museo.
Delusi dalla realtà, dalla Chiesa o da se stessi, vivono la costante tentazione di attaccarsi a una tristezza dolciastra.
In questo senso possiamo tornare ad ascoltare le parole del beato Papa Giovanni XXIII: «A noi sembra di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di sventura».
Una delle tentazioni più serie che soffocano il fervore e l’audacia è il senso di sconfitta, che ci trasforma in pessimisti scontenti e disincantati, dalla faccia scura.

Da qui emerge un principio: il tempo è superiore allo spazio.
Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati.
Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone.
Dare priorità allo spazio porta a diventar matti per risolvere tutto.
Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi.
Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi.
Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci”.

In questa settimana di Quaresima come impegno diamo “tempo”
a noi stessi per renderci conto delle scintille di luce che ci abitano a chi amiamo perché rende splendente la nostra vita a Dio perché si fa vedere presente dentro la nube dei nostri caos.
È il segreto per passare dalla noia alla gioia. Trasfigurazione.

Trasfigurarsi, cioè fare nostro il volto luminoso di Gesù significa plasmare la nostra quotidianità tra la “buona notizia” del Vangelo e le brutte notizie della crisi intorno e dentro di noi da giornale.

Speranza, generosità, tenacia illuminano ciò che già siamo.
Non lasciamoci disperdere dalla nube grigia del “non ancora”.

Scrisse C.L. Booth: “Nella vita non ci sono situazioni disperate, ci sono soltanto uomini che hanno perso la speranza di risolverle”