VANGELO

maria gabrieleDal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

RIFLESSIONE

8 dicembre 2013

DIO FABBRICA MATITE
2a domenica di Avvento – A
Solennità dell’Immacolata

Una delle opere letterarie emblematiche del nostro tempo
è “Aspettando Godot” di Samuel Beckett.
L’ultima battuta del testo è “Andiamo!”,
ma la notazione scenica aggiunge: “Non si muovono”.

L’Avvento è contro la pigrizia, la noia e la nostalgia inerte.
Le stelle sembrano fisse, ma in realtà si muovono nell’universo,
per questo vanno “seguite”. Seguiamo la stella.
L’Avvento è un tempo per sua natura dinamico: chiede una
accelerazione spirituale per superare il ristagno della mediocrità.

Ce lo suggerisce oggi Maria, la ragazzina incinta di Nazareth:
che invece ha il coraggio di muoversi, seguendo la strada incerta
di un “andiamo” che sconvolge la sua vita, i sogni, i progetti.

Maria ci insegna oggi una verità fondamentale.
Spesso noi crediamo e pensiamo che Dio abbia già fatto
il disegno del mondo e della nostra vita. Tutto determinato.
Perché Dio permette questo? Perché Dio ha voluto così!
Maria ci dice che Dio non ci consegna un copione da eseguire,
o quei tristi quaderni per bambini già disegnati e solo da colorare.
Dio è un fabbricante di matite. Ci regala una matita. È una sfida.
I fogli sono la quotidianità: a volte sono lisci, altre volte ruvidi;
a volte bianchi, altre colorati, oppure stropicciati o macchiati.
Sta a noi disegnare, progettare, scrivere oppure pasticciare.

Maria, l’Immacolata, cioè colei che ha la vita piena e realizzata,
ci suggerisce oggi il segreto delle matite.
Una matita è qualcosa di banale, eppure è una lezione di vita.
Come sempre, dipende da come si guardano le cose.

Una matita ha 5 qualità essenziali da far diventare vita.

Prima qualità: può fare grandi cose, solo se si affida a una mano
che la guida. Altrimenti rimarrà sola in un cassetto.

Seconda qualità: di tanto in tanto deve fermarsi e con coraggio
accettare di essere temperata. Fa male, fa perdere qualcosa di sé,
ma alla fine la matita può ricominciare in modo migliore.
A volte il dolore nella vita è necessario e utile per ripartire.
Una matita che non si lascia temperare, non serve più a nulla.

Terza qualità: c’è una gomma per cancellare ciò che è sbagliato.
Correggere un’azione o un comportamento non è negativo:
quando si ammette un errore, è il risultato che ci guadagna.

Quarta qualità: ciò che è realmente importante nella matita
non è il legno o la sua forma esteriore, bensì la grafite della mina,
cioè la parte interiore. L’attenzione va a ciò che è dentro.

La quinta qualità è che una matita lascia sempre un segno,
qualunque sia la superficie, liscia o ruvida, carta o mattone.
Perché un segno sia messaggio, però, è necessaria la chiarezza.
Ognuno di noi è fatto per fare progetti e non solo pasticci.

Mi ha sempre colpito notare che in natura non c’è essere vivente
che disegna se non l’uomo ed è la prima esigenza fin da bimbo.
È quasi un segno del “divino” in tutti che diventa in alcuni arte.

Maria con la matita della sua vita ha disegnato il volto di Gesù,
ma accettando la fatica dell’essere più volte temperata:
il dubbio con Giuseppe, l’uccisione dei bambini per suo figlio,
la fuga in esilio, la difficoltà a capire le scelte di Gesù, la croce.

Per ciascuno c’è quell’invito: “Andiamo!”.
Sta a noi decidere se non muoversi come in Aspettando Godot
oppure se come Maria dire “Eccomi”,
capendo che Dio non ha “disegni” su di noi, ma ci dà una matita,
anzi una scatola di pastelli, ben sapendo che faremo pasticci
o scarabocchi, ma potremo anche disegnare e colorare la vita.