natale 2013VANGELO

Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

RIFLESSIONE

25 dicembre 2013

DIO MESSO GIÙ PER TERRA
Natale

Siamo all’Università di psicologia di Berkley, in California.
Un professore entra mostrando in silenzio un bicchiere d’acqua.
Gli alunni pensano subito alla solita lezione che tutti conoscono:
per l’ottimista è mezzo pieno, per il pessimista è mezzo vuoto.
Il problema è che ormai siamo talmente calcolatori disincantati che il pensiero reale è: “Bastava un bicchiere grande la metà”.
Ottimista e pessimista sono solo parole. Prevalgono i problemi.

Il professore invece domanda: “Quando pesa questo bicchiere?”.
Spiazzati. La maggioranza risponde tra i 200 e i 300 grammi.

“Giusto teoricamente ma non concretamente – dice il professore – perché il peso reale del bicchiere, cioè ciò che conta davvero, dipende da quanto tempo lo tenete sollevato.
Sollevatelo per un minuto e non avrete problemi.
Sollevatelo per dieci minuti e vi ritroverete un braccio dolorante.
Sollevatelo per mezz’ora e peserà quanto una montagna.
In ognuno di questi tre casi la quantità in grammi non è cambiata.
Eppure, più il tempo passa, più il bicchiere diventa pesante.
Le preoccupazioni nella vita sono come un bicchiere d’acqua.
Per ritrovare la serenità ogni tanto devi metterle giù”.

A Natale Gesù è “messo giù”, messo in terra, in una mangiatoia.
A Natale il Dio che abita nel più alto dei cieli sceglie una stalla, nel paese più povero della provincia più malfamata dell’impero.
Peggio di così non c’è per quel tempo, più in giù di così non si va.
Se fosse oggi forse sarebbe un barcone naufragato a Lampedusa (l’immagine per gli ebrei di allora è dello stesso impatto).

Che senso ha un Dio che si mette così in basso?
Se lo facesse un nostro amico gli diremmo: “non buttarti giù!”.
Come si può credere a un Dio così che “si sente giù”?

Sapete come si direbbe in greco? Un “Dio-giù” è “en-theos”.
“Dio giù”, dal greco è la radice della nostra parola “en-tusiasmo”.
Entusiasmo significa letteralmente: Dio-in, avere Dio dentro, scoprire che se ti senti giù, se ti senti a terra, oggi hai Dio vicino.

Dio a Natale non viene “sulla” terra come un extraterrestre.
Dio è “in” terra, viene messo per terra, per di più in una stalla.

Come per il bicchiere non cambia il peso, ma cambia la fatica.
La testardaggine, il non accettare di mettere giù indolenzisce.
La fede, il Natale, è la capacità di riposare e ri-posare la vita:
ridimensionarci e riordinarci. Non toglie il peso, ma la fatica.

Noi serriamo i pugni per bastare a noi stessi. Mettili giù.
Un Dio bimbo insegna il coraggio di aver bisogno degli altri.

Noi frulliamo in testa parole, sbagli, torti, colpe. Mettile giù.
Dio nella culla ci insegna il fascino del piccolo e del fragile.

Noi avanziamo pretese e rivendicazioni. Metti giù.
Un Dio cucciolo di uomo ci insegna l’importanza di giocare, di non prenderci troppo sul serio, di cercare sorrisi.

Noi vogliamo essere sempre più su, guardare dall’alto in basso, perciò abbiamo paura di piangere o svelare ferite e debolezze.
Un Dio per terra ci insegna la prospettiva dei sogni, delle favole, dei primi passi tentennanti che aprono alla vita. L’Entusiasmo.

Maria che mette giù Gesù, ci insegna a guardare in basso.
Se tante cose ci pesano, forse è perché non le mettiamo giù.
Come il bicchiere della lezione. Non cambia il peso, ma la fatica.
Mettiamo giù ciò che ci pesa ai suoi piedi, davanti alla culla.

Quando mi sento giù per ciò che sono e per ciò che ho fatto, mi trovo proprio lì accanto un Dio fatto bambino che mi interpella pesantemente e mi scuote.
Le cose non possono più essere come prima.

Non c’è niente di più debole, fragile, incerto, incapace, solo, pauroso, dubbioso, bisognoso di un bambino appena nato, ma ha l’energia della vita allo stato puro: è realismo speranzoso, è investimento sul futuro, è possibilità di un mondo nuovo.
Dio è in terra: Dio è in te. Dio è entusiasmo. Questo è il Natale.