VANGELO DI RIFERIMENTO

Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

RIFLESSIONE

23 settembre 2012
È PER TE: UNA GOMMA O UNA PENNA?
25ma domenica del tempo ordinario B

Una discussione tra gli Apostoli su chi è il più importante:
possiamo pensare che ognuno di loro sbandierasse il suo curriculum, vantasse presunti diritti acquisiti, evidenziasse le sue qualità.
Gesù risponde con una scelta in cui mostra il suo metro di giudizio: mette nel centro un bambino.

Questo ci ricorda innanzitutto una grandissima verità:
i buoni sono più dei cattivi, ma i cattivi fanno più rumore.
Basta guardarsi intorno ed è facile confermarlo.
Anzi, i cattivi non solo fanno più rumore, ma fanno anche più fortuna.
Gesù allora era proprio un illuso?
Martin Luther King diceva: “Quello che mi preoccupa non sono le urla dei cattivi ma il silenzio dei buoni”.

Proviamo però a proiettare questa verità dentro noi stessi, pensando alle parti negative e alle parti positive.
Quale è la parte maggiore? E quale è invece la parte più rumorosa?

Facendo tacere lo sgomitare rumoroso di adulti superbi e mettendo al centro il gioco spontaneo di un bambino Gesù ci insegna che nella vita non ci sarà mai una gomma per cancellare il passato (e quanto ci pesa e ci logora questo) ma ci sarà sempre una penna per scrivere il futuro (e questo solo i bambini lo sanno sognare bene).

Non dobbiamo essere spinti dai nostri problemi, ma dobbiamo essere guidati dai nostri sogni.

Per lasciar cadere la gomma e prendere in mano la penna Gesù ci suggerisce il suo stile con due gesti che rivolge al bambino: mette al centro e abbraccia.
Due gesti che possono essere condensati in una frase: “è per te”.
Solo Dio e chi ti ama veramente si preoccupa che tu abbia in mano non una gomma per cancellare il passato ma una penna per scrivere il futuro.

Quando qualcuno dice col cuore “è per te”, rende speciale un lavoro, una festa, un tempo, un dono.
Anche la cosa più semplice si riveste di luce nuova e diventa importante. Viene impreziosita: le viene messo un cuore.
“È per te” ricorda l’amore di una mamma, la protezione di un papà, i preparativi per il regalo di un amico, la maestria di un artigiano.
Dire “è per te ” significa rimettere al centro e abbracciare l’uomo – ogni uomo, maschio o femmina, piccolo o grande, sano o ammalato – rivestendolo di attenzioni e cure particolari.

Dio ha detto all’uomo “è per te” quando ha creato il mondo e lo risussurra commosso quando nasce suo figlio sulla terra.
Cristo lo dice nel momento più denso della sua vita, all’apice, quando nell’ultima cena spezza il pane: “è il mio corpo, è per te”.

“È per te” è un modo di pensare, è uno stile di agire.

“È per te” è lo stile di Dio perché è lo stile dell’amore che genera.
Prendi in mano la tua vita, la metti al centro e la abbracci, (proprio come Gesù ha fatto con quel bambino) quando i “vorrei” diventano “voglio”, i “dovrei” diventano “devo”,
i “prima o poi” diventano “adesso”.

Abbassandosi verso il bambino Gesù insegna agli Apostoli e a noi che un uomo ha il diritto di guardarne un altro dall’alto in basso solamente quando si piega su di lui per aiutarlo a rialzarsi.

Pensiamo al momento in cui una mamma rialza un bambino caduto: niente è più bello di un sorriso che ha lottato tra le lacrime.
Fai in modo che il tuo sorriso cambi il mondo (come il sorriso di un bambino rialzato da una caduta), ma non lasciare che il mondo cambi il tuo sorriso (come l’invidia che logora gli adulti anche se apostoli).
Niente è più bello di un sorriso che ha lottato tra le lacrime.

Buona domenica

Don Giulio