grazieVANGELO

Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il vPadre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
RIFLESSIONE

22 giugno 2014

GRAZIE ALLA VITA
Solennità del Corpus Domini

Una domenica dedicata a quello che facciamo tutte le domeniche:
la Messa, la Comunione, il Corpo di Cristo, l’Eucaristia.
Perché oggi rivestire di lustrini una cosa solita e spesso scontata?

Ha detto Papa Francesco: “Noi arriviamo spesso alla Messa
con le nostre preoccupazioni, le nostre difficoltà e delusioni.
La vita a volte ci ferisce e noi ce ne andiamo tristi.
Ricordatelo bene! Quando sei triste, quando sei giù,
vai alla Messa della domenica a fare la Comunione.
L’Eucaristia non è un premio per i perfetti e i puri
ma una medicina per i malati e un alimento per i deboli”.

Questa frase è una rivoluzione per molti.
Quante volte sento quella bruttissima e tristissima espressione:
“non faccio la comunione perché non mi sento apposto”.
Chi mai ne può essere degno? Nessuno.

Essere alla Messa senza fare la comunione è come andare
al ristorante, ordinare le cose più buone e non mangiare nulla.
Dopo essere stati a rileggersi un po’ il menu, si paga e si esce.

La comunione non è un premio per i perfetti e i puri,
ma è una medicina per quando ti senti malato e ferito
e un alimento proprio per quando ti senti debole e fragile.

Il Papa ha risposto a un giornalista che gli dava del rivoluzionario
“Per me la grande rivoluzione è andare alle radici, riconoscerle
e vedere quello che queste radici hanno da dire al giorno d’oggi”.

L’origine è quel “questo è il mio corpo offerto per voi”
che dice Gesù nell’ultima cena. Poi dà il primo boccone a Giuda.
Quel boccone non è per svelare chi lo tradiva e farlo vergognare
ma nella antica tradizione ebraica-araba si mangiava per terra,
seduti intorno a un unico vassoio, dove tutti mettevano le mani.
Il padrone di casa apriva la cena dando il boccone più buono
al bambino più piccolo, o al più anziano come gesto di premura
perché avrebbero rischiato gli avanzi, oppure all’ospite d’onore.
Quel boccone di premura Gesù lo dà a Giuda, il traditore
e in quel momento gli dice: comunque tu sei importante per me.

Davanti a un amore così non puoi che dare in cambio un grazie:
“rendere grazie”. In greco appunto si dice “Eucaristia”.

Dice il Papa nella “Evangelii gaudium”: “Non si può imbrigliare
Gesù in schemi noiosi e lasciare le cose come stanno
in una Chiesa rinchiusa in un groviglio di ossessioni.
Meglio una Chiesa ferita e sporca per essere uscita nelle strade.
È una rivoluzione della tenerezza contro il pessimismo sterile”.

Se l’Eucaristia, il Corpo di Cristo, è “rendere grazie”,
fare la comunione è scuola e palestra per imparare a dire grazie,
per imparare a dire “grazie alla Vita che mi ha dato tanto”.

Vorrei allora trasformare in preghiera di adorazione una canzone:

Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato due occhi
che quando li apro chiaramente vedo il nero e il bianco,
chiaramente vedo il cielo alto brillare al fondo,
e nella moltitudine vedo l’uomo che amo.

Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato l’udito
così, certo e chiaro, sento notti e giorni, grilli e canarini
turbini, martelli e lunghi pianti di cani
e sento la voce tenera del mio amato.

Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato il passo
dei miei piedi stanchi: con loro ho attraversato città
e pozze di fango, lunghe spiagge vuote, valli e poi alte montagne,
e la tua casa, la tua strada, il tuo cortile.

Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
del mio cuore in petto il battito chiaro
quando guardo il frutto della mente umana,
quando vedo la distanza tra il bene e il male,
quando guardo il fondo dei tuoi occhi chiari.

Grazie alla vita che mi ha dato tanto
mi ha dato il sorriso e mi ha dato il pianto,
così io distinguo la buona o brutta sorte,
così io distinguo le sensazioni che fanno il mio canto.
Grazie alla vita che mi ha dato tanto.

Link – “GRAZIE ALLA VITA” cantata da Gabriella Ferri

http://youtu.be/_nVcJ8fD0KU