VANGELO

Dal Vangelo secondo Luca
Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

RIFLESSIONE

1 settembre 2013
L’ARROGANZA DEL BICCHIERE
22ma domenica del Tempo Ordinario C

Quante persone ti illudi che abbiano radici profonde
come frondosi alberi secolari
e invece poi ti accorgi che sono solo gerani da balcone.

Penso che sia questa l’applicazione alla nostra vita
di quel pozzo di vergogna senza fondo in cui sprofondare:
“cedigli il posto bello, tu vai là in fondo”.
Gesù, fissava come sceglievano i primi divani,
dice letteralmente il Vangelo di oggi, quanto mai attuale.

Siamo invitati oggi a fare esercizi di pulitura dell’ego.
Fa bene mettere a dieta la nostra autostima ogni tanto.

Gesù dice: “Dammi retta, vai a metterti all’ultimo posto,
così ti sentirai dire: amico, passa più avanti!”.

Non si tratta di una norma di galateo o di furbo tatticismo.
Diceva il saggio La Rochefoucauld: “Rifiutare un elogio
è desiderare di essere elogiati due volte”.
Non sei umile quando ti sottometti adulatore ad un potente,
o quando taci solo perché sei di fronte ad uno che ti schiaccia,
o quando ti fai piccolo perché gli altri ti notino meglio.

Il Vangelo ci porta a capire e imparare qual è lo stile di Gesù,
pensando a quanto disse il grande Sant’Agostino:
“Quando avrò conosciuto te avrò conosciuto me”.

Siamo chiamati a occupare l’ultimo posto, perché è il Suo.
Gesù ci cede il suo posto, ci indica dove si siede lui.
Nel testo Luca la parola “posto” ha alcune sottili coincidenze:
quando Gesù nasce non trova alcun “posto” e quindi
“lo adagiarono sul legno di una mangiatoia” (Lc 2,3).
Quando morì giunse sul “posto” chiamato Calvario
dove “lo distesero sul legno di una croce” (Lc 23,33).
La vita di Gesù inizia tra le bestie e finisce tra i malfattori.
Quanto ciò ci snebbia dai nostri facili deliri di onnipotenza.

È l’errore del peccato dell’origine: uno sbaglio di posto.
Adamo volle essere come Dio e “scoprì di essere nudo”.
Per la prima volta l’uomo ebbe “vergogna”, ma vergogna di Dio.
L’errore di Adamo è aver sbagliato il punto di vista:
per voler essere come Dio, bisogna prima sapere come Dio è.

Gesù Cristo è un uomo rimasto in mutande sulla croce.

Il “mettiti in fondo” di Gesù non vuol dire svilirsi o sminuirsi.
È imparare l’umiltà. Una virtù passata di moda,
confusa con arrendevolezza, insicurezza, debolezza.
Invece umiltà è concretezza, coscienza di sé.
Papa Giovanni XXIII, nella sua saggezza, diceva scherzando:
“Dicono che sono umile perché uso poco la sedia gestatoria,
non è che sono umile, è che sono pesante!”.

L’umiltà che Gesù vuole insegnarci è allargare gli orizzonti,
è andare oltre i soliti, oltre i ben pensanti, oltre gli interessi,
oltre il vedere tutto sempre e solo con il filtro di noi stessi,
il pensare di essere l’ombelico del mondo,
il credere che la mia opinione sia la verità di tutto e tutti.

Un maestro prese una manciata di cenere
e la fece scivolare dentro un bicchiere d’acqua che si insudiciò.
L’acqua era da buttare via.
La stessa manciata di cenere la buttò nel mare.
La cenere si disperse in un attimo e l’acqua resto come prima.

Il bicchiere basta a se stesso, l’universo è lui.
Il mare è “open mind”, ha come limite un orizzonte aperto,
una linea che non riesci a raggiungere se non fidandoti del cielo.
A te scegliere se essere bicchiere o mare.
A te scegliere l’umiltà del mare o l’arroganza del bicchiere.