20090320-NicodcolorVANGELO

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

RIFLESSIONE

14 settembre 2014

L’UOMO VITRUVIANO
Festa della Esaltazione della Santa Croce

Il 14 settembre 320 l’imperatrice Elena, madre di Costantino,
a Gerusalemme nei pressi del Calvario, in un anfratto di roccia
ritrova accatastate un po’ di croci. La tradizione narra che
a una di queste si appoggiò un malato e fu guarito.
Da qui la deduzione che era la croce di Gesù.
Il 14 settembre 335, nello stesso luogo viene consacrata
la prima chiesa che racchiude il Calvario e il Santo Sepolcro.
Così il 14 settembre è il giorno dedicato alla festa della croce.
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Il famoso disegno dell’Uomo Vitruviano di Leonardo rappresenta
l’unione simbolica tra arte e scienza, idea e realtà:
è l’uomo nella perfezione delle proporzioni a braccia allargate
all’interno di un cerchio e di un quadrato,
forme considerate perfette nella geometria sapienziale antica.
Il quadrato rappresenta la Terra, mentre il cerchio l’Universo.
L’uomo è così in totale sintonia con il mondo e con la storia.

Quel disegno di Leonardo, l’Uomo Vitruviano, ha esattamente
la stessa posizione dell’Uomo della Croce: il crocifisso risorto.

Guardiamo così a Gesù, come all’uomo “proporzionato”.
Cosa è il crocifisso?
È un abbraccio spalancato e inchiodato per non chiudersi,
è un libro aperto che si offre come manuale per la vita,
è lo scrigno di un cuore talmente rigonfio che si squarcia,
è l’immagine di ogni uomo innocente che subisce violenza,
è il limite estremo dell’abisso del dolore e della cattiveria,
è la storia di un uomo realizzato che ha vissuto fino in fondo,
oppure è solo un ciondolo al collo o un amuleto allo specchietto,
o un quadro più o meno decorativo e impolverato.

Pensando a come riduciamo il Cristo a “uomo dai mille volti”
secondo le nostre comodità, le nostre necessità, le nostre lune,
mi è tornato alla mente il suicidio dell’attore Robin Williams.
“Il triste clown dai mille volti”, titolava un giornale.

È stato il volto della simpatia extraterrestre di “Mork & Mindy”,
dell’amico vicino e caparbio ne “La leggenda del re pescatore”
della forza contro ogni speranza in “Good morning, Vietnam”,
della capacità di togliersi dalle paludi del Barone di Munchausen,
della lotta contro la mediocrità e il fallimento in “Cadillac Man”,
il volto del gusto della bellezza giocosa della vita in “Toys”,
del medico che guarisce il dolore col sorriso in “Patch Adams”,
del papà travestito da tata per ritrovare i figli in “Mrs. Doubtfire”,
del genio ribelle in “Will Hunting” (che gli fa vincere l’Oscar),
della forza di andare oltre come in “Al di là dei sogni”.

Bellissimi. Tutti vorremmo avere questi volti. Purtroppo però
a volte sono solo maschere di un triste clown, come era lui.

Più di tutti, resta il volto di prof Keating ne “L’Attimo Fuggente”.
“Capitano, mio capitano”. Il docente che sale sulla cattedra
e da lì, in piedi, in giacca e cravatta e le mani in tasca,
dice ai ragazzi che non bisogna fermarsi alle solite certezze,
ma serve il coraggio di saper vedere il mondo da più angolazioni.

Così porta i suoi studenti a trovarsi di nascosto a leggere poesie.
Fa amare la cultura per contagio. Educare è contagiare passioni.
Trasmette che è possibile un’alternativa al mondo così com’è,
che si può credere in un modo diverso di vivere e di pensare.
Insegna che un libro è pericoloso perché apre la mente e il cuore.

Il Vangelo, in questo senso, è un libro pericoloso.
Il crocifisso è quel libro spalancato messo in pratica fino in fondo
Guardare il Crocifisso Risorto rende pericolosi
perché è una “passione” contagiosa.

Cristo è quell’insegnante che sale in piedi sul banco della croce.
A lui oggi diciamo: “capitano, mio capitano”.

Dice il protagonista de “L’attimo fuggente”:
“I poeti estinti bisbigliano ancora alle nostre orecchie:
«Cogliete l’attimo, ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita!
Non vi accontentate di una vita banale e tranquilla,
osate, osate cambiare, cercate nuove strade.
Questa è l’obbedienza a quel che sentiamo di essere,
la libertà di diventarlo e la verità dei nostri gesti»”.

Williams lo ha messo in scena ma mancava proprio nella sua vita
Gesù lo aveva già detto 2.000 anni fa, l’ha vissuto, l’ha realizzato.

Diceva Archimede:
“Datemi un punto di appoggio e vi solleverò il mondo”.
La croce è questo punto, la croce è questa leva che abbiamo.
Ci permette di sollevare qualcosa di più pesante del mondo
che sono le maschere che ci rendono tristi clown dai mille volti.

La croce è uno specchio che ci farà vedere il nostro vero volto,
il volto di un uomo “proporzionato”, realizzato, compiuto che
abita il quadrato della fatica e riempie il cerchio dei sogni,
con le braccia spalancate come il crocifisso,
con la testa alta come il risorto.
Questa è la scommessa della croce.