resurrezioneVANGELO DI RIFERIMENTO

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

RIFLESSIONE

12 maggio 2013
PUZZLE DI CIELO
Solennità dell’Ascensione

Eccoci ad inseguire il Signore nella sua “ascensione” al Cielo.
È conquista di un traguardo, ma insieme un ritorno alla sorgente.
Il cielo è per noi origine e compimento.

Ma cosa troverà ciascuno di noi in Cielo? Cosa sarà il Paradiso?
Ci sono “quaggiù” dei lontanissimi segni di ciò che sarà lassù?

Io penso che possiamo trovare intorno a noi schegge di verità che come pezzi di un enorme puzzle dovremmo imparare
a comporre e allora capiremmo cosa è il Paradiso, cosa è il Cielo.
Non so se avete presente quella sensazione particolare di quando trovi quell’ultimo pezzettino di puzzle che ti fa completare il cielo.

Abbiamo ogni giorno tra le mani schegge di cielo.
Potremmo dire che un pezzo del puzzle di Paradiso è astrattamente per l’innamorato la dolcezza di un amore quotidiano, per il musicista la vibrazione di una melodia, per il pittore un’armonia di luce e di colore, per il filosofo il pensiero dilatato all’infinito, per il sofferente l’ebbrezza della vita da ritrovare, per il dubbioso lo splendore trasparente di un’intuizione, per il disperato la speranza di una boccata di serenità.

Io sono convinto che tanti attimi di gioia molto più concreta sono tracce di cielo, sono pezzi di puzzle del Paradiso:
la nascita di un bimbo per una mamma, un dialogo con cui tessere il futuro per due innamorati, la magia di un abbraccio che ti fa sentire in un nido caldo, la condivisione con un amico che ti ascolta e comprende, la sorpresa di un piccolo dono che parla più delle parole, la soddisfazione di essere valorizzato per quello che vali, la laurea conquistata con l’impegno per uno studente, la grande vittoria per una squadra, la pace fatta dopo una litigata fra fratelli o amici, la densità di una preghiera cuore a cuore tra te e Dio.

Mi sembra proprio questo il senso delle letture di oggi: per quanto possiamo allontanarci da Lui, per quanto la nostra fede possa vacillare e annebbiarsi, per quanto i nostri atti si sporchino di umana fragilità, il sole del suo Amore  continuerà a splendere.

E se dense nuvole grigie riempiranno il cielo della vita, fino a non farci più vedere nemmeno una scheggia di cielo, comunque nel cielo lui, come il sole, ci sarà, ci sarà sempre.
Hai mai visto il sole spegnersi solo perché c’erano le nuvole grigie?

Ogni volta che dentro ogni nostra scelta ci sarà amore vero un raggio di questo Sole bucherà le più dense nubi scure.
Le nostre fragilità come le nuvole possono solo nascondere il sole, ma non riusciranno mai a spegnerlo.

A noi imparare a comporre questo magnifico puzzle.

Sta a noi vedere la nostra vita come una ascensione al cielo.
Allora ho pensato ad una famosa storia di ascensione: dove il sole riesce a vincere le nubi più scure. Ci sia di augurio.
È la storia di Renzo e Lucia ne “I promessi sposi” di A. Manzoni.
Nel cupo cap. VIII, al momento della fuga, tutto è contro di loro.

Fra Cristoforo, che sta cercando di salvarli, dice loro: “Vedete bene, figliuoli, che ora questo paese non è sicuro per voi.
È il vostro; ci siete nati; non avete fatto male a nessuno; ma è una prova, figliuoli: sopportatela con pazienza, con fiducia,
senza odio e siate sicuri che verrà un tempo in cui vi troverete contenti di ciò che ora accade. (…)

Alzatosi poi, come in fretta, disse: “Via, figliuoli, non c’è tempo da perdere: Dio vi guardi, il suo angelo v’accompagni: andate!”.

(…) Lucia rabbrividì; scese con l’occhio giù giù per la china, fino al suo paesello, guardò fisso all’estremità, scoprì la sua
casetta, scoprì la chioma folta del fico che sopravanzava il muro del cortile, scoprì la finestra della sua camera; e, seduta, com’era, nel fondo della barca, posò il braccio sulla sponda, posò sul braccio la fronte, come per dormire, e pianse segretamente.
“Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo (…) Addio, chiesa, dove l’animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore. (…) [perché Dio] non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande”.