noèVANGELO

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

RIFLESSIONE

1 dicembre 2013

STELLE OVVIE
1a domenica di Avvento – A

Il fatto di trovarci al buio non significa che la stanza sia vuota,
ma solo che bisogna aspettare che si accenda la luce.
Penso che potremmo ridire così il grido di Isaia profeta
che ci scuote all’inizio di questo tempo favorevole dell’Avvento.

Il Natale è alle porte e sull’orizzonte buio della quotidianità
cominciano a comparire le stelle. Decorazioni ovvie,
per un fatto passato, ma con un messaggio moderno anzi urgente.

Non c’è niente di più scontato che vedere le stelle a Natale.
Eppure, se ci pensiamo bene, in natura il vedere le stelle
richiede di fermarsi, di spegnere le luci e affrontare il buio,
richiede l’attenzione dello scrutare, l’intelligenza del decifrare,
la pazienza di cogliere segni, scie, lontani messaggi di luce.

Un cielo con stelle di uguale magnitudine, ordinate, equidistanti,
ci lascerebbe inquieti, ci farebbe sentire stretti e fuori posto.
Non lascerebbe spazio a sogni, oroscopi, fantasie e storie epiche.
Non è una monotona fila di lampioni e neppure il caos totale.
Esiste in cielo un disordine che ha un suo fascino
e, insieme, un ordine nascosto, misterioso, da scrutare.

Andiamo oltre l’ovvio: seguiamo la stella!

Vorrei allora iniziare questo tempo di Avvento con un classico
racconto di Natale dove protagonista è un “profeta” moderno,
cioè uno che impara a guardare al di là del buio.

Martino, il calzolaio, continuava a sognare Gesù che diceva:
“In questa notte di Natale vengo a trovarti a casa tua. Mi ospiti?”.
Preparò un paio di scarpe, una torta e un gioco in legno.
Aveva fatto tutto con le sue mani, non aveva che la fantasia.

Si mise ad aspettarlo. Improvvisamente sentì gridare: Al ladro!
Una donna afferrava un bambino che aveva rubato delle mele.
Martino si addolorò: Se arriva la polizia, come passerà il Natale?
Prese il gioco e propose lo scambio alla donna, sarebbe stato
un regalo per i suoi figli, pregandola di lasciar andare il bambino.

Nuovamente si mise ad aspettare Gesù e guardando dalla finestra
notò delle orme di piedi scalzi sulla neve. Uscì incuriosito,
le seguì e trovò un giovane che moriva di freddo:
Vieni, entra in casa, riscaldati. Afferrò le scarpe fatte per Gesù
e gliele diede. Tanto, disse, per Gesù mi rimane ancora la torta.

Nel salutare il giovane che ripartiva con le scarpe nuove,
vide rannicchiata in un angolo buio una donna sola, abbandonata.
Poveretta, è Natale! La invitò ad entrare per una fetta di torta.
Pensava di fare un gesto di cortesia natalizia ma si accorse
che la donna non mangiava da giorni e gli divorò tutta la torta.

Dopo che anche la signora se ne andò, Martino si sentiva deluso.
Era un Natale triste. Gesù non era arrivato, era solo un sogno.
Però si consolava dicendo: se fosse arrivato non avevo più nulla.
Andò a dormire. Fece il solito sogno e comparve Gesù bambino.
Signore, ti ho atteso tutto il giorno, ma tu non sei venuto.
Gesù rispose: Ma io sono venuto a visitarti per ben tre volte.
Grazie dei tuoi regali! Martino guardò attentamente e si accorse
che Gesù bambino aveva tra le mani il giochino in legno,
che Giuseppe aveva ai piedi le scarpe che aveva preparato,
e che Maria aveva intorno alle labbra lo zucchero della torta.

Era stato solo un sogno? Chissà. Ma si svegliò felice.

L’amore è ovunque, siamo solo e sempre noi ad essere altrove.
Martino il calzolaio invece c’era. Ha aspettato. È stato profeta.

Seguiamo la stella, al buio. È la grande provocazione della fede.
Serve pazienza, voglia di fermarsi, calma attenta per scrutare.

Per chi non ha fede la vita è un giorno che va verso il tramonto,
per chi ha fede la vita è una notte che attende una nuova alba.
Il tramonto fa chiudere nella rassegnazione e nel pessimismo:
è l’ovvio che appiattisce e ti fa sempre trovare altrove.
L’alba è la provocazione a guardare oltre l’ovvio, al di là del buio.
Come fanno i profeti. Come ha fatto Martino. E si svegliò felice.