giordaniaOrganizzare un viaggio sotto le feste comandate si rivela come al solito più dispendioso del dovuto ma non abbiamo alternativa e il desiderio di visitare la Giordania è forte da parecchio tempo. L’obbligo tassativo della partenza e del rientro di mercoledì ci porta, con l’aiuto di Alice della San Paolo viaggi di Torino, a prendere un pacchetto con la Turisanda della durata di 4gg con volo, visita a Petra, al Wadi Rum e altri siti, cui aggiungiamo un’estensione ad Amman che utilizzeremo come base per delle escursioni in piena autonomia come ci è più congeniale.
4 aprile: la partenza è quel momento rischioso in cui si finisce per scordare qualcosa a casa, questa volta “pare” che la sola dimenticanza sia il regalo per il nipotino romano lasciato nell’ingresso. Non è l’unica ma ce ne accorgeremo più avanti. Il nostro volo per Amman è nel pomeriggio e dura circa 4 ore trascorse per lo più a pisolare data la relativa comodità dei sedili e l’apparente tendenza della Royal Jordanian di fare è la coque i suoi passeggeri. All’arrivo facciamo conoscenza col resto del gruppo che si rivelerà composto da persone simpatiche e puntuali. E’ tardi e abbiamo solo il tempo di riprendere piacevolmente confidenza con la cucina mediorientale e andare a nanna, anche perchè la partenza è prevista di buona mattina.

5 aprile:
la giornata di oggi ci regala la visita al Monte Nebo dove si trova la presunta tomba di Mosè, molto suggestivo, specie per la vista dall’alto sul Mar Morto, il fiume Giordano e Gerusalemme, anche se col vento che tira rischiamo di precipitare di sotto. Il sito è curato e restaurato dai francescani e vanta dei mosaici bellissimi e sovrapposizioni di varie chiese in un insieme affascinante.
Poi la vicina Madaba e la visita alla Chiesa ortodossa di San Giorgio al cui interno si trova la famosa mappa geografica a mosaico del VI  sec. d.C. rappresentante i principali siti biblici del Medio Oriente. Molto interessante specie la raffigurazione di Gerusalemme e della sua cinta muraria.

Lungo la strada dei Re, tra i fiori della primavera, Ahmed la nostra guida, ci fa notare degli splendidi boccioli di iris nero, fiore nazionale giordano.
La primavera è davvero il periodo migliore per visitare questo paese e il Medio oriente in generale, le temperature comunque sono già piuttosto elevate. Nuova tappa a Karak per la visita al castello fortificato costruito dai crociati di Baldovino I. Giù da lontano, avvicinandosi lungo la strada si nota come il castello sia stato cannibalizzato per la costruzione delle case. Mezza città di Karak stessa sorge all’interno delle mura inglobandole. Il ristorante dove pranzeremo è costruito all’interno del sito, una cosa agrigentina insomma. Il castello però porta ancora le tracce della sua imponenza e domina le valli circostanti.
Proseguiamo verso Petra con una sosta mozzafiato in uno dei tornanti del Wadi Mujib.
Quasi al tramonto visitiamo Beida, una sorta di “stazione di servizio” nabatea sulla via di Petra, un luogo di sosta e di rifornimento sulle rotte carovaniere. I pinnacoli di roccia nei quali è scavata sono magnifici e sembrano provenire direttamente dalla fantasia di Gaudì. Passeggiare nel Siq e ammirare incantati le facciate dei templi e delle tombe nabatee è una splendida conclusione della giornata anche se Paolo finisce per precipitare dentro una sala atterrando sulle costole per non aver notato un gradino. In serata arriviamo al nostro hotel il Golden Tulip Kings Way a Wadi Musa un paese sorto in modo caotico intorno al sito di Petra e che, forse per questo, ricorda stranamente Aguas Calientes in Perù, alberghi, negozi di souvenir, ristoranti e un paio di hammam, più il Cave bar costruito dentro una tomba nabatea.

6 aprile: Petra.

Non so perchè ma quasi tutte le immagini di questo sito straordinario che si trovano in rete e nei testi ritraggono inevitabilmente il Tesoro. Un monumento splendido e immaginifico che però, da solo, non basta a rendere l’idea delle dimensioni, del fascino e della ricchezza di Petra

Vi trascorriamo l’intera giornata, osservando, arrampicandoci, girandola fino allo sfinimento, rimanendone incantati.
Saliamo al Monastero dopo pranzo
800 gradini sotto il sole a picco scansando asinelli e perdendo a poco a poco pezzi del gruppo per strada come in dieci piccoli indiani. Lo spettacolo dalle alture è incredibile e sorseggiare un te alla menta di fronte al Monastero, circondati da caprette con le orecchie lunghe e pistacchi secolari ripaga di tutta la fatica.
Al rientro causa distrazione di alcuni e mancato ascolto degli avvertimenti di Ahmed degli altri decidiamo di tornare attraverso lo stretto e entusiasmante Wadi Muthlim, un percorso decisamente più difficile della passeggiata nel Siq a volte poco più largo di un metro. Dobbiamo issarci sulle rocce a aiutarci l’un l’altro, ma quasi tutto il gruppo riesce a percorrerlo. Io finisco pure per sedermi sulla fronte del povero Ahmed nel tentativo di scalare un dirupo. Un rientro emozionante che ci consente di ammirare ancora le tombe reali e la tomba di Sesto Fiorentino con le sue splendide marezzature ma ci lascia il rimpianto di un ultimo sguardo al Tesoro e al Siq.

7 aprile: di buona mattina salutiamo Wadi Musa e ci dirigiamo verso il Wadi Rum.

Avvicinandoci iniziamo a vedere la sabbia rossa e le maestose formazioni rocciose che lo contraddistinguono. All’ingresso della riserva approfittiamo dello sfondo da cartolina per una foto di gruppo.
Ci addentriamo con dei fuoristrada nel deserto reso mitico dalle imprese di Lawrence d’Arabia.
Le enormi dune di sabbia rossa, i piccoli fiori blu e lilla che lo costellano in alcune parti segno che la piogge sono un ricordo recente, le rocce alte e imponenti che si stagliano sopra di noi, tutto contribuisce a rendere incantevole questa giornata. Scaliamo le dune, prendiamo il te dai beduini, acquistiamo infusi e ne approfittiamo per un turistico ma divertente giro in cammello. Abbiamo anche la possibilità di ammirare dei bellissimi petroglifi raffiguranti gli animali che qualche millennio fa popolavano l’area. Dopo pranzo prendiamo la via del rientro e dopo aver lasciato parte del gruppo in un bel resort sul Mar Morto proseguiamo per Amman dove saluteremo gli ultimi compagni di viaggio che tornano in Italia.

8 aprile: Mohammad Ali, il tassista contattato al nostro arrivo e che ci accompagnerà per tre giorni dalla mattina alla sera alla tariffa complessiva di 250 JD, passa a prenderci alle 7.30 come concordato.
Prima tappa Jerash (ingresso 8 JD), l’antica Gerasa città romana della Decapoli che ebbe il suo periodo d’oro intorno al primo secolo dopo Cristo. Arriviamo presto e il sito è quasi tutto per noi. Nel ben conservato teatro assistiamo all’esibizione della banda giordana di cornamuse scozzesi a dimostrazione della splendida acustica di cui ancora gode. Sentir risuonare delle cornamuse qui è decisamente curioso. Visitiamo il Tempio di Zeus e poi proseguiamo oltre il foro dalla forma ovale lungo il cardo massimo, la via principale dell’antica città e i monumenti che vi sorgono a fianco. La città antica sarebbe ancora in parte da portare alla luce ma la città moderna vi è sorta sopra, quel che resta è comunque grandioso e merita la fama di cui gode.
Ci rimettiamo in viaggio mentre i pullman iniziano ad affollare il parcheggio del sito. Viaggiare in modo autonomo ci consente di percorrere il circuito sempre un po’ prima dei gruppi e godere di una discreta tranquillità.
Lungo la strada, verso mezzogiorno, attraversiamo Irbid che ci accoglie con il canto del Muezzin. La città ci appare decisamente più ordinata e piacevole di Amman. Le campagne circostanti sono ricche di ginestre fiorite e pini di Aleppo.
Arriviamo ad Ajilun e già da lontano notiamo il castello di Ar Rabad (ingresso 1 JD) costruito sul monte Auf dai generali di Saladino tra il 1100 e il 1200. E’ molto bello e imponente, per quanto in parte diroccato, e la vista della valle del Giordano dall’alto delle sue mura è spettacolare. Paolo non riesce nemmeno ad avvicinarsi a quel che resta dei merli e del parapetto per via delle vertigini.
Proseguiamo affamati verso Umm Qais (ingresso 3 JD), l’antica Gadara altra città romana della decapoli. A fianco alle rovine romane sorge un ben conservato villaggio ottomano. Il contrasto tra i fiori gialli, il rosso dei papaveri e il basalto nero con cui buona parte della città è costruita è incantevole. Il sito poco frequentato è il regno di mucche, uccellini e grandi lucertole. Pranziamo al suo interno, nella terrazza dell’Umm Qais Resthouse che sorge poco sopra il cortile della Basilica. Spremuta di limone e menta fresca, mezze squisite, pollo marinato con limone e origano e agnello arrostito, il tutto con vista meravigliosa sugli agrumeti e oliveti sotto di noi e oltre sulla Siria, sul lago di Tiberiade e sul Golan per appena 40 JD in tre.
Dopo la visita pomeridiana a Gadara ci rimettiamo in auto in direzione Pella.
Scendiamo lungo la statale 65 nota come strada della Valle del Giordano attraversando una zona molto fertile e ricca di serre, bananeti e frutteti. Israele è a pochi chilometri di distanza.
Pella altra città romana della Decapoli è ma le tracce dell’insediamento umano risalgono all’età della pietra – non è altrettanto ben conservata di Jerash ma comunque suggestiva incastonata com’è in colline verdi al centro della valle del Giordano. Vi si accede da un buco nella rete dalla Pella Rest House il cui simpatico proprietario si dimostra gran chiacchierone e particolarmente interessato alle vicende sentimentali tra me e Paolo. La zona è regno di capre, asinelli, una coppia di falchetti e tanti aironi. Ai margini del sito, vicino ai resti di una moschea una targa ricorda che in questo luogo, agli inizi del 700, ebbe luogo una battaglia decisiva tra i mussulmani da poco convertiti e i bizantini. Scopriamo con rimpianto che qui si mangia ottimo pesce fresco del Giordano. Gli unici visitatori siamo noi due e un ragazzo tedesco. Chiunque viaggi in modo autonomo farebbe bene a pensare di trascorrere una notte in questo luogo incantato. Al termine della visita prendiamo un ottimo caffè al cardamomo nella terrazza della Rest House, la vista sulla valle e Israele al tramonto è bellissima. C’è un’aria irreale e certo ingannevole di pace e serenità, forse vogliamo solo percepirla così. Torniamo ad Amman con le luci della sera soddisfatti per una giornata piena e bella.

9 aprile: oggi è la giornata dedicata ai cosiddetti Castelli del deserto, piccole strutture simili a caravanserragli che punteggiano il piatto deserto orientale che si spinge fino all’Iraq in un susseguirsi monotono di ciotoli di basalto.
Incontriamo per primo Qasr Kharana (ingresso ai tre castelli 1 JD) una struttura fortificata persa nel nulla, senza dubbio suggestiva anche se spoglia. Visitarlo da soli, osservando dall’alto delle mura la piana desolata spazzata dal vento ci fa un po’ sentire come fossimo nel deserto dei Tartari, in attesa.

Seconda tappa a Qusayr Amracertamente il più famoso castello degli Omayyadi della zona, risalente al 700 d.C. e affrescato con scene ammiccanti e allegre tra cui donne nude e orsi che suonano il banjo. Affreschi che da anni fanno discutere per la loro non conformità ai precetti islamici. Forse per via delle eccessive aspettative ne restiamo un po’ delusi.
Ci dirigiamo verso loasi di Shaumari (shaumari in arabo significa ferula) istituita in un wadi per il ripopolamento degli orici bianchi d’Arabia e degli asini selvatici. In realtà la riserva ha più l’aspetto di uno zoo ma i rangers stanno lavorando duramente per restituire alla natura animali qui ormai estinti e la cosa è ammirevole. La zona è molto ricca di uccelli e fiori. Oltre ad orici e onagri ammiriamo anche cervi, struzzi, lupi e istrici

Qasr Al Azraq, tutto costruito in basalto nero, è l’ultimo castello che visitiamo e anche il più ampio, una vera roccaforte. Essendo armati di guida cartacea rifiutiamo gentilmente l’offerta di accompagnarci di una guida locale. La punizione per questo gesto si manifesta nella persona di Tareef della polizia giordana che decide di guidarci personalmente. Scopriamo immediatamente che scopo nemmeno tanto nascosto del nostro accompagnatore è discutere monomaniacalmente di sesso. Ci facciamo due risate su e cerchiamo comunque di ammirare la costruzione. Il castello è molto interessante, le basi sono del 300 d.C. ma è stato rimaneggiato in periodi successivi. E’ stato anche per certo tempo quartier generale di Lawrence d’Arabia.
Pranziamo con un discreto mensaf in un ristorante li vicino.
Nel pomeriggio visita delle paludi di Azraq oasi naturale che si cerca di preservare ma che è stata gravemente danneggiata negli anni passati per via del pompaggio continuo dell’acqua. Ora resta poco di quella che un tempo era chiamata la sorgente di Alì, ma vedere del verde in tanta desolazione apre il cuore. Gli uccelli migratori vi fanno sosta, c’è un bel percorso su passerelle e punti d’osservazione nascosti.
Rientriamo ad Amman e decidiamo di visitare il Teatro Romano, molto bello e ampio ma vittima di un restauro a dir poco azzardato, e la cittadella che domina dall’alto di Jebel al Qalaìa.

10 aprile:

E’ il mio compleanno e per festeggiare ci regaliamo una giornata tutta natura. Prima tappa la spettacolare riserva di Wadi Mujib inspiegabilmente ignorata dai tour organizzati. Si tratta di un siq simile a quello di Petra, ma inondato dalle acque celesti di un torrente. Il percorso si snoda dentro l’acqua e l’aver scordato a casa i pantaloni corti ci costringe a soluzioni improvvisate : Paolo indossa scarpe da trekking e boxer da bagno, io scarpe da trekking e camicia da notte. L’idea di procedere con jeans fradici indosso era fuori discussione. Il ricordare vagamente Erminia e Giacinto al Cala di Volpe non ci inibisce e, in compagnia di una coppia di ragazzi bolognesi in mutande e maglietta, ci addentriamo nel canyon riuscendo a portare con noi la macchina fotografica. Tenerla asciutta si rivelerà impresa di tutto rispetto nonostante la custodia impermeabile e le buste con cui l’avvolgo.
Lo spettacolo naturale è magnifico. Le venature rosse delle pareti del Siq contrastano col celeste fluorescente dell?acqua. Procediamo fino alla prima cascata e la superiamo sentendoci quasi Indiana Jones. Il livello dell’acqua è ancora alto, la riserva infatti ha appena riaperto dopo la chiusura invernale. Percorrere il siq nel periodo delle piogge sarebbe impossibile. Di fronte alla seconda cascata decido di abbandonare la macchina fotografica al riparo su una spiaggetta sperando di ritrovarla al ritorno. Meno male che siamo in 4 e possiamo aiutarci a vicenda. Ogni tanto troviamo corde collocate appositamente nei punti più difficili. In vista della grande cascata ci arrendiamo prudentemente e torniamo indietro. La mia macchina è ancora li. Ripercorriamo il siq a ritroso fermandoci ogni tanto a prendere il sole sulle spiaggetta di ghiaia lungo la via.
Ad eccezione di un falchetto siamo completamente soli in un paradiso naturale. Pare che nella riserva si possano osservare anche stambecchi nubiani ma noi non siamo così fortunati.
Per pranzo andiamo sul Mar Morto in una spiaggia a pagamento gestita dal comune di Amman e frequentata per lo più da giordani. Sarà banale da dire ma un bagno nel Mar Morto è un gran divertimento. Facciamo prove di galleggiamento praticamente in ogni posizione. La più rischiosa A pancia in giù perchè le gambe tendono a salire molto velocemente e si rischia di trovarsi con la faccia nell’acqua, cosa che con la salinità di questo mare sarebbe un vero rischio per gli occhi. L’incauto gioco di spruzzi di un gruppo di francesi e i conseguenti ululati ce lo ricorda. Dopo ogni bagno una bella doccia per levare il sale dalla pelle.
Qualche nuotata, un po’ di sole e relax, qualche foto alle splendide concrezioni di sale e decidiamo (con le scarpe ancora grondanti d’acqua) di andare a visitare il vicino sito del Battesimo a Betania di la del Giordano. Questo è l’unico punto non militarizzato in cui è possibile per i civili accedere al fiume. Non c’è molto da vedere è ma non si va a Betania per questo – giusto i resti di tre chiese sorte una sull’altra e vicino il presunto sito del battesimo di Gesù. Troviamo tanti pellegrini sulla via, specie vicino al fiume. Raccolgono foglie, sassi, terra e acqua del Giordano. Non sono credente ma essere in un luogo tanto significativo è comunque toccante. Sulla riva opposta a pochi metri sventola la bandiera israeliana.
Torniamo stanchi ma soddisfatti ad Amman dove facciamo gli ultimi acquisti prima della partenza, e salutiamo il “nostro” Mohammad Alì. Aver trovato una persona così gentile, sorridente e capace si è rivelata una fortuna, siamo riusciti a vedere tanto, comodamente e con una sola settimana a disposizione.

11 aprile: in mattinata andiamo all’aereoporto per rientrare in Italia e ritroviamo gli amici lasciati sul Mar Morto.
E’ stato un viaggio bellissimo e appagante, la Giordania è un paese piccolo ma ricco in bellezze storiche, culturali e naturali e aprile è il mese ideale per visitarla.
Peccato solo per l’ennesimo ritardo di Airone che ci costringe a Roma due ore in più del previsto, come al solito.

Giovanna