Editoriali

Politica

  • Il mondo al contrario dei nazionalisti allo specchio di Amazon
    by Il Foglio on Maggio 6, 2024 at 04:28

    Avete presente Vannacci? Ecco. C’è stato un tempo, lo ricorderete, in cui i principali leader della destra sovranista, nazionalista e p... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

  • Da Erdogan a Putin: i leader sul lettino di Freud
    by Siegmund Ginzberg on Maggio 6, 2024 at 03:02

    Tra i pochi ricordi della mia prima infanzia c’è la paura del buio. Dormivo nell’unica stanza da letto con i miei genitori. Mi tranquillizzava quando, allungata la mano attraverso le sbarre del let... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

  • L'antifascismo che serve in Europa per supportare la difesa ucraina
    by Il Foglio on Maggio 4, 2024 at 09:17

    Quello che leggerete qui è un estratto dalla newsletter del direttore Claudio Cerasa, La Situa. Potete iscrivervi qui, è semplice, è gratis. Le candidature alle europee sono occasioni per riflettere sull'identità dei partiti e sulle identità delle leadership dei leader. Anche il Pd, con le candidature messe in campo da Elly Schlein, ha offerto qualche ragione per mettere a fuoco quello che è un tratto non sempre esplicito del profilo della segretaria del partito. Ci sono volti diversi, variegati e variopinti tra i candidati alle europee, ma ci sono quattro nomi tra gli altri che colpiscono l'attenzione dell'osservatore e fanno riflettere. Soprattutto su un tema: l'Ucraina. Schlein, non a sorpresa, ha scelto di premiare nelle liste Marco Tarquinio, Jasmine Cristallo, Cecilia Strada, Pietro Bartolo. Nomi che diranno forse poco al pubblico, forse meno di Vannacci, ma che hanno una caratteristica, un filo conduttore comune: sono tutti soggetti politici e della società civile che hanno promesso che in caso di elezione faranno di tutto per evitare che vengano mandate armi in Ucraina, per difendere Kyiv. Il Pd, finora, ha votato sempre, o quasi, a favore dell'aiuto all'Ucraina, ma le candidature di Schlein sono il riflesso di ciò che lei vorrebbe fare ma non riesce a fare. Viene da chiedersi: ma una sinistra che si considera antifascista, può pensare di essere timida verso un regime parafascista come quello putiniano che prova da due anni a conquistare un paese democratico come l'Ucraina?

  • La riscoperta della storia della Democrazia Cristiana, vittima dell’oblio e degli stereotipi
    by Ortensio Zecchino on Maggio 4, 2024 at 06:20

    Caro direttore, non c’è difesa che regga di fronte alle fondate accuse impietosamente lanciate da... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

  • Lo spettacolo dei populismi italiani travolti dai numeri e dalla realtà (lo dice anche Macron)
    by Il Foglio on Maggio 4, 2024 at 04:03

    La realtà va da una parte, il populismo dall’altra. Ci sono cinque notizie piccole e sfiziose comparse negli ultimi giorni sulla nostra timeline che meritano di essere messe insiem... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

Esteri

  • Xi Jinping in Francia: economia e Ucraina al centro dell'incontro con Macron
    by Il Foglio on Maggio 6, 2024 at 06:32

    Il presidente cinese, Xi Jinping, è atterrato ieri sera a Parigi per la sua prima visita in Europa dopo il Covid. Se le prossime tappe sono dedicate agli alleati in Ungheria e Serbia, gli incontri con Emmanuel Macron rischiano di essere meno facili per Xi. Oggi ce ne sarà uno a tre con la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Nell'intervista alla Tribune, Macron ieri ha detto di volere un “aggiornamento” delle relazioni economiche tra l'Ue e la Cina. “Vogliamo ottenere la reciprocità degli scambi e far prendere in conto gli elementi della nostra sicurezza economica”, ha detto Macron, sottolineando che la Cina “esporta massicciamente verso l'Europa”. Ma il presidente francese è stato costretto ad ammettere che “in Europa non siamo unanimi sul tema perché alcuni attori vedono ancora nella Cina essenzialmente un mercato di sbocco”. Come spieghiamo sul Foglio, l'altro tema caldo degli incontri tra Macron e Xi sarà l'Ucraina. La Cina è diventata il principale sostenitore della macchina da guerra della Russia, fornendo gran parte delle componenti per la fabbricazioni di armi.   Questo è un estratto di Europa Ore 7, la newsletter settimanale di David Carretta che potete ricevere iscrivendovi qui.  

  • La voce della Nato, Putin e un “se” grande come tutta l’Ucraina
    by Il Foglio on Maggio 5, 2024 at 04:00

    Se la Nato avesse davvero abbaiato per tempo e avesse fatto sapere: se Putin invade da est noi entriamo da ovest, perché è nostro interesse vitale impedire

  • Il bignami dei fan di Hamas: chi ha ispirato gli studenti che odiano Israele
    by Giulio Meotti on Maggio 4, 2024 at 09:32

    Uno dei grandi dibattiti americani alla fine degli anni Ottanta riguardava il corso di “cultura occidentale”. Jesse Jackson nel 1988 aveva guidato una protesta a Stanford con il famoso canto, “Hey,... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

  • L’incubo della Georgia, stretta tra Russia ed Europa
    by Il Foglio on Maggio 4, 2024 at 06:17

    Da quasi un mese, i georgiani protestano contro la legge d’ispirazione putiniana – come ha detto anche il portavoce del dipartimento di stato americano, Matthew Miller, dicendo che questa legge "mette a repentaglio il percorso di integrazione euro-atlantica della Georgia – che vuole trasformare chi dissente dal governo in agenti stranieri, e trattarli come tali". Il governo del partito Sogno georgiano procede: la legge è stata approvata in seconda lettura; la terza ci sarà tra il 13 e il 17 maggio perché da oggi i lavori parlamentari sono sospesi per la Pasqua ortodossa. Anche l’Unione europea ha espresso preoccupazione: "La Georgia è a un bivio. Deve mantenere la rotta verso l’Europa", ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, condannando anche la reazione sempre più violenta delle forze dell’ordine alle proteste. Ma una strategia di pressione ancora non c’è.  Qui di seguito riportiamo il discorso che Bidzina Ivanishvili ha tenuto all’inizio della settimana alla cosiddetta "controprotesta" organizzata dal governo: come si capisce leggendo, Ivanishvili un piano ce l’ha. Considerato l’eminenza grigia di questo governo, secondo Forbes, è l’uomo più ricco della Georgia: gran parte del suo patrimonio è stato creato in Russia con i metalli e le banche durante gli anni Novanta.   "La Georgia ha ripristinato la propria indipendenza trentatré anni fa. Tuttavia, Merab Kostava, uno dei leader del movimento nazionale, ci aveva allertati: 'Ricordate, sarete testimoni del momento in cui la Georgia sarà libera! Ma sappiate che se smetterete di lottare per la libertà anche in quel momento, in un paese indipendente, allora né voi né il vostro paese rimarrete liberi'. Dobbiamo tenere a mente il consiglio di Merab Kostava a ogni passo.   La Georgia deve essere governata dalle autorità che sono state elette dal popolo georgiano. Tra il 2004 e il 2012 abbiamo vissuto anni difficili, durante i quali il paese non era governato da un governo eletto dal popolo, ma da un comitato rivoluzionario nominato dall’esterno, un’agenzia straniera. Vi ricordo che queste persone – Mikheil Saakashvili, Giga Bokeria, Vano Merabishvili, Zurab Adeishvili, Nika Gvaramia, Davit Kezerashvili e altri – sono state nominate leader delle istituzioni della Georgia dopo la rivoluzione organizzata dalle ong.   Il governo di persone nominate dall’esterno in modo non democratico ha dimostrato chiaramente quanto gravi possano essere le inevitabili conseguenze della perdita di libertà, indipendenza e sovranità. Quel regime sanguinario ha riempito le carceri fino a traboccare, ha torturato i prigionieri, è costato la vita a centinaia di innocenti, ha derubato migliaia di imprenditori, ha truccato diverse elezioni, si è impadronito dei media e ha perso il 20 per cento del territorio georgiano.   Molti pensano che la ragione principale di questi crimini sia la natura disumana, sadica e antipatriottica di Saakashvili e dei suoi complici. In realtà, però, tutto ciò che facevano era ordinato e diretto dai loro padroni dall’esterno. È per questo motivo che i politici stranieri che oggi considerano Saakashvili, Gvaramia e Kezerashvili come agnelli innocenti e chiedono la punizione delle autorità in carica hanno approvato tutti i comportamenti indecenti del regime di allora.   Oggi, questi stranieri sono motivati dal desiderio di riportare in Georgia la dittatura disumana e sadica di queste stesse persone, cosa che non permetteremo a nessun costo. Quando diciamo che gli stranieri hanno dato il via libera a questo piano, dobbiamo anche ricordare che il sadismo del regime godeva del pieno sostegno delle ong.   Vorrei ricordare le parole del leader indiano Jawaharlal Nehru, con una piccola modifica: 'Non c’è peggior nemico del proprio paese di una pseudo-élite alimentata da un paese straniero'. Una pseudo-élite alimentata da un paese straniero ha diverse caratteristiche fondamentali. Non ha una patria; non ama la propria nazione né il proprio popolo perché non li considerano davvero propri. Al contrario, queste persone si vergognano del loro paese e del loro popolo. Queste persone sono come il pipistrello della poesia di Akaki Tsereteli, che alla fine non riesce a diventare straniero e perde anche ciò che lo rendeva georgiano.   Queste persone sono facili da controllare dall’esterno perché sono prive di qualsiasi principio. Questo è il volto dell’opposizione radicale di oggi, e questo era il volto di queste persone quando erano al potere.   Nel 2012, quando abbiamo eliminato il sanguinario regime di politici senza patria nominati dall’esterno, pensavo di aver portato a termine la mia missione. Abbiamo restituito i diritti elettorali al popolo georgiano, abbiamo liberato 15 mila prigionieri dal carcere, abbiamo eliminato completamente la tortura e il trattamento disumano dei detenuti, abbiamo posto fine al monopolio dei media del Movimento nazionale, abbiamo liberato le imprese e abbiamo portato al paese una pace a lungo termine e una sicurezza più grande.   Lo ribadisco: pensavo di aver portato a termine la mia missione nel 2012. Tuttavia, come si è visto, questi risultati non sono stati sufficienti. Dobbiamo ancora lottare per la libertà e la sovranità, per seguire il consiglio di Ilia Chavchavadze, secondo cui 'dobbiamo appartenere a noi stessi'. Perciò, per una questione di principio e di dedizione, personalmente continuerò a lottare per il pieno ripristino della sovranità della Georgia, la nostra madrepatria. Negli ultimi anni, la Georgia ha affrontato una lotta durissima per evitare la guerra e mantenere la pace.   Nonostante la promessa fatta al vertice di Bucarest nel 2008, la Georgia e l’Ucraina non sono state ammesse nella Nato, sono rimaste fuori. Tutte queste decisioni sono prese dal Partito della guerra globale, che ha un’influenza decisiva sulla Nato e sull’Unione europea e che vede la Georgia e l’Ucraina solo come carne da cannone.   Nel 2008 gli esponenti di questo partito hanno fatto entrare la Georgia in un confronto con la Russia e nel 2014 e nel 2022 hanno messo l’Ucraina in una situazione ancora più difficile. La ragione principale dell’aggressione del Partito della guerra globale nei confronti della Georgia è che non è riuscito a trasformare la Georgia in un secondo fronte nonostante ci abbia grandemente provato, cosa che avrebbe potuto ottenere molto facilmente con il ritorno al potere dei suoi agenti in Georgia.   L’opinione pubblica si chiede spesso: perché chi è all’estero combatte con tanto fervore contro la trasparenza delle ong? I rappresentanti della nostra squadra rispondono a questa domanda nel modo giusto, ma evitano comunque di dire la verità completa.   La verità assoluta è che il finanziamento non trasparente delle ong è lo strumento principale con cui si possono nominare le autorità della Georgia dall’estero. L’obiettivo è che la Georgia non sia governata da autorità elette dal popolo, ma da 'pipistrelli' – i moderni Sergo Orjonikidzes e Gigla Berbichashvilis – nominati dall’esterno. Il nostro dovere è quello di non permettere che questo accada, è il nostro dovere nei confronti dei leader georgiani che si sono sacrificati per l’idea di una Georgia libera.   I finanziamenti delle ong, che spesso ci rimproverano, vengono utilizzati quasi esclusivamente per rafforzare gli agenti e portarli al potere. Di conseguenza, questi fondi non hanno nulla a che fare con gli aiuti e, al contrario, il loro unico obiettivo è quello di privare la Georgia della sua sovranità.   La Georgia di oggi non è né la Georgia di Eduard Shevardnadze né l’Ucraina di Viktor Yanukovych. Oggi la Georgia è governata da un gruppo forte e unito di professionisti che conoscono il valore della patria, della sua indipendenza e della sua sovranità. Pertanto, è impossibile per il Movimento nazionale unito, che ha un tasso di sostegno pari a zero, e per le ong provocare un cambiamento di governo in Georgia oggi.   Tuttavia, questo non significa che non dobbiamo essere vigili e che non dobbiamo creare una garanzia a lungo termine per la sovranità della Georgia. La legge georgiana 'sulla trasparenza dell'influenza straniera' serve a rafforzare la sovranità della Georgia.   Potrebbe sorgere una domanda: perché il governo ha ritirato la legge l’anno scorso e perché la stiamo adottando quest’anno? Il ritiro della legge l’anno scorso è stato motivato da due ragioni oggettive. In primo luogo, l’anno scorso gli altri sono riusciti a manipolare gran parte dell’opinione pubblica. Era quindi nostro dovere tenere conto del disagio anche di quei concittadini che erano stati ingannati.   In secondo luogo, dobbiamo garantire la stabilità politica del nostro paese, che l’anno scorso avrebbe potuto incontrare difficoltà se la legge non fosse stata ritirata. Quest’anno la situazione è completamente diversa. Il Movimento nazionale unito e i suoi padroni non hanno più potuto ingannare la gente e oggi la maggioranza dell’opinione pubblica sostiene fermamente la trasparenza delle ong. Inoltre, oggi abbiamo tutte le risorse per approvare la legge sulla trasparenza senza danneggiare la stabilità dello stato e per far progredire il paese. Fare la mossa giusta al momento giusto è l’arte suprema della politica. Il mio passato politico mi permette di affermare che, come leader politico, so calcolare bene queste mosse.   L’opinione pubblica si pone anche un’altra domanda: sarebbe stato preferibile approfittare della pace temporanea e rinunciare all’esame dei progetti di legge sulla propaganda Lgbt e sulle ong, magari rinviandone l’esame a dopo le elezioni? A questo proposito, vorrei dirvi in modo inequivocabile: nessuno si illuda che ci avrebbero lasciato fare a lungo senza questi progetti di legge. Permettetemi di ricordarvi quanto fortemente hanno cercato di indebolire la Commissione elettorale centrale e la Corte per tutto questo tempo.   Ancora oggi, chiedono il cosiddetto vetting in tribunale, cioè l’introduzione di una governance straniera, che effettuerà le repressioni e riempirà il sistema giudiziario di agenti. Le richieste relative alla Commissione elettorale centrale avevano uno scopo simile, che il Parlamento della Georgia non ha giustamente preso in considerazione.   Nonostante il fatto che, secondo tutti gli studi internazionali indipendenti, il tribunale georgiano sia superiore ai tribunali di molti stati membri dell’Ue in termini di giustizia ed efficacia, nonostante non si riesca a individuare un solo caso in cui il tribunale abbia deciso sotto la pressione delle autorità politiche o in modo ingiusto, la persistente pressione sulle autorità per sequestrare il sistema giudiziario continua, e continuerà finché non perderanno ogni speranza di successo.   Quando avanzano richieste che sanno che le autorità non prenderanno in considerazione, è chiaro che il loro unico scopo è quello di creare un disagio fittizio per il governo. In queste condizioni, è chiaro che le stesse forze che hanno cercato di organizzare le rivoluzioni due e quattro anni fa attaccheranno sicuramente il nostro paese con rinnovata forza in autunno e cercheranno ancora una volta di riportare gli agenti al potere.   L’energia che avrebbero dovuto raccogliere per l’autunno viene ora sprecata prematuramente per strada. Pertanto, l’avvio delle leggi sulla propaganda Lgbt e sulle ong ha avuto una duplice funzione: da un lato, la regolamentazione legislativa di queste due questioni non ha alternative, dall’altro, il dispendio prematuro di energie accumulate prosciugherà completamente il potere di questa agenzia, già indebolita.   Pertanto, anche il momento dell’avvio dei progetti di legge è stato scelto alla perfezione. Con questi processi, il paese e le autorità non perderanno nulla, se non il fatto che sconvolgeremo ancora una volta il Partito della guerra globale, che non manca di risentimento nei nostri confronti per aver rifiutato di aprire un secondo fronte.   Molti dei nostri concittadini sono arrabbiati perché nel 2012 non abbiamo punito adeguatamente il Movimento nazionale unito. Alcuni leader del regime hanno scontato lunghe pene. I responsabili degli obiettivi criminali del regime sono stati condannati. Attualmente Mikheil Saakashvili, il principale criminale del regime, sta scontando la sua pena. Purtroppo, però, il processo al Movimento nazionale come singolo gruppo criminale e traditore non ha avuto luogo.   Le persone che conoscono direttamente le circostanze concorderanno sul fatto che all’epoca non avevamo le risorse per punire il Movimento nazionale unito, e prendere provvedimenti senza le risorse sarebbe stato controproducente. Ricordo bene come, nel 2012-2013, gli alti funzionari occidentali abbiano lottato con le unghie e con i denti per difendere i criminali sanguinari. Il Movimento nazionale è stato indicato come l’opposizione radicale dall’esterno della Georgia, così come prima era stato indicato come il governo.   Il radicalismo, la cosiddetta polarizzazione e i periodici sconvolgimenti politici, che negli anni sono costati molto al nostro paese e alla sua economia, sono stati indotti dall’esterno in modo del tutto artificiale. Se non fosse stato per il sostegno esterno, la Georgia avrebbe interrotto il circolo vizioso della cosiddetta polarizzazione in breve tempo. Tutti voi avete visto la risoluzione adottata dal Parlamento europeo qualche giorno fa, in cui i politici europei si sono nuovamente schierati a favore dei leader colpevoli del Movimento nazionale.   Anche in questo caso, il Partito della guerra globale ha costretto il Parlamento europeo a sostenere una risoluzione del tutto antieuropea. Il tutto con un duplice obiettivo: da un lato, cercare ancora una volta di interferire sfacciatamente negli affari della Georgia e, dall’altro, dimostrare ancora una volta a tutti che il Parlamento europeo è diventato un altro dei loro strumenti, da utilizzare a loro piacimento.   Con l’adozione di questa risoluzione completamente antieuropea, è stata dimostrata ancora una volta la portata dell’influenza del Partito della guerra globale sull’Unione europea. Il Partito della guerra globale ha fatto sì che l’Unione europea distruggesse i valori europei con le sue stesse mani, il che è il suo marchio di fabbrica. Nel 2004-2012 stavano distruggendo la Georgia allo stesso modo, con l’aiuto dei georgiani che erano al potere.   Il destino della Georgia dovrebbe essere deciso dal popolo georgiano. In questi anni abbiamo accumulato risorse sufficienti per iniziare a consolidare pienamente la nostra sovranità. La legge 'sulla trasparenza dell'influenza straniera' serve proprio a questo. E dopo le elezioni, avremo l’opportunità di dare al Movimento nazionale collettivo il duro giudizio politico e legale che merita per i nove anni di governo sanguinario e i 12 anni trascorsi nel ruolo di 'controllore deleterio' all’opposizione.   Dopo le elezioni, il Movimento nazionale risponderà rigorosamente di tutti i crimini che ha commesso contro lo stato georgiano e il popolo georgiano nel corso di due decenni. Nel 2014 ho fondato la Società 2030. All’epoca, l’adesione all’Ue sembrava una prospettiva molto lontana e ho evitato di parlarne pubblicamente perché il pubblico avrebbe potuto non apprezzare il mio eccessivo ottimismo.   Tuttavia, già allora vedevo che la Georgia avrebbe potuto entrare nell’Unione europea entro il 2030. Oggi, quando mancano solo sei anni al 2030, la Georgia è un chiaro leader tra i paesi candidati all’adesione all’Unione europea in termini di democrazia, diritti umani, forza delle istituzioni e scarsa corruzione.   L’economia della Georgia sta crescendo al ritmo più veloce tra tutti i paesi candidati. Vi prometto che supereremo tutti gli ostacoli, rafforzeremo la nostra sovranità, manterremo la pace, rafforzeremo l’economia georgiana e diventeremo membri dell’Unione europea nel 2030. Siamo una nazione unica con una storia, tradizioni e identità uniche.   È con queste tradizioni e identità nazionali uniche che dovremmo unirci alla comune famiglia europea, perché solo in questo caso l’Unione europea può avere un valore reale per la Georgia e viceversa. Il successo dei nostri calciatori ha rafforzato la nostra convinzione che i sogni possono diventare realtà. Un sogno vecchio di 30 anni si è avverato per i tifosi georgiani e la nazionale georgiana si è qualificata per il campionato europeo per la prima volta nella storia. Credo che questo grande successo sia il primo passo verso la realizzazione dei sogni del nostro paese. Una Georgia libera, indipendente e sovrana, membro dell’Unione europea, una Georgia unita e integra: questo è il nostro sogno georgiano, che realizzeremo insieme. Lunga vita alla Georgia indipendente, libera, sovrana e unita".

  • “Centomila morti valgono la pena”. Il capo di Hamas giustificava gli scudi umani in guerra
    by Redazione on Maggio 4, 2024 at 04:00

    "I denti dei detenuti di Fatah sono in cattive condizioni, mentre i prigionieri di Hamas mantengono igiene e purezza. Il loro è uno stile di vita religioso. Ascetico. Seguono una rigida disciplina,... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

Economia

  • L’impresa e il profitto motori dell’innovazione: dall’antica Roma a Meta
    by Giacomo Giossi on Maggio 4, 2024 at 09:50

    Come il perseguimento del profitto nelle grandi aziende influenza e determina la crescita di una società? Tema ampio e complesso... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

  • Un Superbonus per tappare le falle nel sistema idrico italiano
    by Fabio Bogo on Maggio 4, 2024 at 08:28

    E’ una primavera straordinariamente piovosa, ma i climatologi prevedono un’estate flagellata dalla siccità. Se sarà così, se viaggiando vedrete campi asciutti e zolle spaccate, oppure guarderete il... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

  • Lo spettacolo dei populismi italiani travolti dai numeri e dalla realtà (lo dice anche Macron)
    by Il Foglio on Maggio 4, 2024 at 04:03

    La realtà va da una parte, il populismo dall’altra. Ci sono cinque notizie piccole e sfiziose comparse negli ultimi giorni sulla nostra timeline che meritano di essere messe insiem... Contenuto a pagamento - Accedi al sito per abbonarti

  • Come far crescere le imprese europee? Le proposte di Draghi e Letta
    by Alberto Pozzolo on Maggio 4, 2024 at 03:50

    Due temi strettamente collegati tra loro sono al centro delle recenti analisi sullo stato dell’economia europea: quello più recente degli investimenti necessari per sostenere la transizione energetica e tecnologica e quello, ormai consueto, della dimensione delle imprese. Nel suo rapporto sul futuro del mercato unico, Enrico Letta ha dedicato l’intero secondo capitolo alla necessità di accrescere la dimensione delle imprese europee per poter “giocare in grande”, anche nella transizione energetica. Mario Draghi, nel suo discorso a La Hulpe, ci ha ricordato che soltanto quattro imprese tecnologiche europee sono tra i primi 50 gruppi al mondo, e ha anticipato che la scalabilità dei progetti sarà uno dei tre filoni conduttori delle proposte contenute nel suo rapporto sulla competitività dell’Europa, che verrà pubblicato a giugno. Il tema della dimensione delle imprese è da sempre oggetto di un acceso dibattitto, soprattutto in Italia. Fortunatamente, anche nel nostro paese pare si sia finalmente raggiunta la consapevolezza che piccolo non è bello, fatta salva qualche fortunata eccezione, non necessariamente destinata a durare nel tempo. È infatti sempre più riconosciuto quanto appariva da tempo chiaro in tutti le analisi scientifiche: le imprese più grandi sono più produttive, sopportano meglio gli shocks esterni, investono di più in ricerca e possono giocare alla pari con fornitori e acquirenti senza subirne il potere di mercato.  Perché l’Europa ha meno imprese grandi degli altri grandi blocchi economici del mondo, degli Stati Uniti, della Cina, dell’India? La risposta di Draghi e Letta è che questo dipende dalla minore dimensione dei mercati di sbocco. Creare un nuovo prodotto per un ricco mercato di 300 milioni di individui, oppure per uno meno ricco ma con più di un miliardo di potenziali clienti, offre all’impresa che lo produce opportunità di crescita ben maggiori che se il nuovo prodotto viene offerto a poche decine di milioni di individui. Presa nel suo insieme, l’Unione europea ha una dimensione economica paragonabile a quella degli altri grandi blocchi, ma al momento non è veramente un unico mercato. Da qui, l’assenza di incentivi e spazi per le imprese europee per diventare grandi come quelle americane, cinesi o indiane. Realizzare un vero mercato unico europeo, integrato ed egualmente accessibile per tutti, favorirebbe la crescita dimensionale delle imprese, facendole diventare veramente competitive su scala mondiale.  Ma quali sono le barriere residue tra i paesi dell’Unione europea? Purtroppo sono tante e coprono molti aspetti, da quelli regolamentari a quelli istituzionali, da quelli finanziari a quelli culturali. Gli aspetti regolamentari sono i più ovvi. Ancora oggi esistono forti differenze normative tra i paesi dell’Unione europea, che spaziano dalla tutela dei consumatori, degli azionisti e degli investitori, alle regole fiscali, a quelle di governance, di bilancio e fallimentari. Le imprese europee possono oggi produrre e vendere liberamente in tutta l’Unione, ma devono essere incorporate in uno degli stati membri e sono quindi soggette alle leggi di quello stato. Enrico Letta riprende la proposta di creare un regime societario europeo, definito in base a regole comuni, che le imprese dell’Unione potrebbero adottare in alternativa alle regole di una specifica nazione. Sarebbe un passo importante per superare una prima barriera alla realizzazione di un mercato veramente unico. La seconda barriera è la carenza di coordinamento istituzionale tra governi nazionali, una critica con la quale si apre il discorso di Draghi a La Hulpe: in Europa i governi si sono preoccupati di competitività – soprattutto nel confronto con i partner dell’Unione –  invece che di produttività, e lo hanno fatto con politiche economiche attente a obiettivi interni invece che al comune interesse europeo. La soluzione non può che essere un rafforzamento delle politiche economiche comuni. Il passo compiuto con il Next Generation EU è stato importante, ma non dobbiamo dimenticare che ancora oggi la maggior parte del bilancio dell’Unione finanzia le politiche agricole. Molto di più si può fare per fornire beni pubblici europei e per realizzare politiche economiche e industriali comuni europee. La terza barriera è finanziaria. Le risorse per realizzare gli investimenti necessari sono ingenti. Ma il problema non è il loro ammontare, perché il livello dei risparmi in Europa è elevato, quanto la capacità del sistema finanziario di indirizzarle nella direzione necessaria. Anche in ambito finanziario le differenze regolamentari tra i paesi dell’Unione sono rilevanti. La proposta di Enrico Letta di armonizzare la regolamentazione dei mercati finanziari rafforzando le autorità europee e attribuendo loro un ruolo di coordinamento delle autorità nazionali, come è stato fatto con il sistema di sorveglianza unico sulle banche, va in questa direzione. E farebbe anche da complemento alla creazione del regime societario europeo ricordato sopra. Parallelamente, finanziare parte delle politiche comuni con l’emissione di titoli europei permetterebbe di creare un mercato ampio e liquido per un titolo privo di rischio denominato in euro, una condizione essenziale per la crescita anche del mercato dei titoli privati, come ha ricordato Fabio Panetta nella Lectio Magistralis in occasione della conferimento della laurea honoris causa in Scienze giuridiche banca e finanza a Roma Tre lo scorso 23 aprile. La strada non è però facile, se è vero che interessi nazionali divergenti hanno sin qui impedito il completamento del progetto dell’unione bancaria, un altro pilastro per la realizzazione di un mercato unico dei capitali. Regole, politiche economiche e mercati finanziari sono però le condizioni di contesto. Resta infatti da capire se le imprese nazionali dei diversi paesi europei hanno veramente voglia di diventare grandi. In Europa esistono già numerosissime imprese nazionali e soltanto la loro aggregazione può portare alla creazione di grandi gruppi europei, capaci di competere alla pari sui mercati mondiali. Perché questo sia possibile occorre  superare soprattutto un problema culturale: aggregarsi significa cedere quote di controllo, confrontarsi, condividere decisioni aziendali con soci che magari parlano una lingua diversa dalla nostra. Le barriere culturali sono le più difficili da superare. In attesa che questi temi inizino a occupare lo spazio della prossima campagna per le elezioni europee, speriamo almeno che i figli dei nostri imprenditori partecipino sempre più spesso ai programmi Erasmus. Alberto Pozzolo, Università Roma Tre

  • L’Europa ricominci dalle piccole imprese. Il manifesto di Confartigianato
    by Il Foglio on Maggio 4, 2024 at 03:31

    "Europa, ricomincia dalle piccole imprese”. È l’appello che Confartigianato, in vista delle elezioni europee, lancia nel Manifesto “Artigianato e Mpi volàno per le transizioni” con le proposte per costruire un’Unione europea a misura di 23,3 milioni di artigiani, micro e piccole  imprese che rappresentano il 99,8 per cento del totale delle aziende, generano il 64,4 per cento dei posti di lavoro e creano il 52,4 per cento del valore aggiunto nell’Ue.   Confartigianato lo ha inviato alle forze politiche e, in ambito territoriale, lo presenta ai candidati alle elezioni per sollecitare un impegno concreto a rimuovere gli ostacoli che bloccano gli imprenditori, ri-orientare l’attenzione delle istituzioni Ue su coloro che hanno dimostrato di saper creare occupazione, benessere economico, coesione sociale.   “Il futuro dell’Europa – sottolinea il presidente di Confartigianato Marco Granelli – dipende dalla capacità di puntare su politiche di sostegno al tessuto produttivo, attraverso la valorizzazione del patrimonio diffuso di imprese, dei suoi asset nell’ambito delle catene globali del valore, dell’eccellenza della tradizione manifatturiera e dell’innovazione distintiva espressa dalle aziende. Con il nostro voto chiediamo ai candidati alle consultazioni elettorali dell’8 e 9 giugno di porre le Mpi al centro degli interventi per rilanciare la competitività, consentendo loro di affrontare le grandi trasformazioni del mercato, di cogliere le opportunità delle transizioni ecologica e digitale, di contribuire alla costruzione di uno sviluppo sostenibile”.   “Le istituzioni europee – spiega il presidente Granelli – troppo spesso non ‘vedono’ la realtà del tessuto produttivo formato per la quasi totalità da piccole imprese. Bisogna cambiare rotta e ispirarsi agli impegni assunti nei loro confronti con lo ‘Small Business Act’, la Comunicazione adottata nel 2008 dalla Commissione europea e basata sull’idea-guida ‘Pensare anzitutto al piccolo’, che contiene orientamenti e proposte di azioni politiche da attuare a livello europeo e negli Stati membri per valorizzare i 23,3 milioni di piccole imprese”.   “L’Europa – aggiunge il pesidente di Confartigianato  deve imparare ad ascoltare la maggioranza dei suoi imprenditori. La tenuta del sistema politico e sociale, il rilancio dell’economia, sia in Europa che in Italia, impongono interventi urgenti per le micro e piccole imprese: a cominciare dal fisco e dal credito, dalle politiche per la formazione e l’occupazione, dagli interventi per l’innovazione e l’internazionalizzazione delle piccole imprese”. Competitività, competenze, credito sono gli ambiti di azione nei quali Confartigianato, con il suo Manifesto, ha declinato le priorità sulle quali sollecita l’impegno dei candidati italiani alle elezioni europee.   Tra i temi-chiave per migliorare le politiche europee per le Pmi spiccano: la creazione di un ambiente favorevole ai piccoli imprenditori, con la semplificazione e riduzione degli oneri amministrativi e regole chiare che consentano a tutte le aziende di competere alla pari; la qualificazione delle competenze necessarie a favorire l’occupabilità dei giovani, a fronteggiare le sfide dell’innovazione tecnologica e della sostenibilità, a garantire la continuità aziendale; l’accesso alle risorse per investire nello sviluppo. Temi chiave che sono stati condivisi con SMEUnited (l’Associazione europea che rappresenta l’artigianato e le Pmi, e di cui Confartigianato è membro fondatore) che ha chiesto per la prossima legislatura di porre le Pmi al centro della politica di competitività dell’Ue, di sostenere la formazione di manodopera qualificata e di promuovere un ambiente stabile e favorevole al loro sviluppo.

Ultimo aggiornamento articolo Dic 14, 2022 @ 15:49