Santarcangelo1Santarcangelo è davvero una città unica, non soltanto per i numerosi itinerari artistici da visitare, gli eleganti negozi delle vie del centro, i deliziosi ristorantini del borgo antico, ma anche per la sua posizione ottimale. Situata lungo la via Emilia, 10 chilometri da Rimini e 17 da Cesena, è considerata il “portale della Valle del Marecchia”.

In pochi minuti d’auto o di autobus, si raggiungono le ampie spiagge di Rimini e le prime alture dell’Appennino. Importanti via d’accesso consentono di giungere facilmente sia in auto che in treno.
Una volta arrivati, il modo migliore per scoprire Santarcangelo, come tutte le città ricche di storia, arte e cultura, è percorrerla a piedi; lasciatevi guidare dal vostro istinto, passeggiate per le vie affollate del centro, ricche di bar e negozi e poi abbandonatele, inoltrandovi nei tortuosi vicolini della parte antica, immersi nel silenzio delle contrade, alla ricerca di scorci suggestivi

Storia

Santarcangelo5La bella città di Santarcangelo è adagiata sul colle Giove e bagnata da due fiumi, l’Uso (a nord) e il Marecchia (a sud). Tracce antichissime di insediamenti umani risalgono addirittura al periodo neolitico, anche se un vero e proprio insediamento stabile si ebbe solo in epoca romana, quando il nostro territorio rientrò nella centuriazione della vicina Ariminum , l’attuale Rimini, nel 268 a.C.
L’antico villaggio chiamato allora “Pagus Acervolanus” (dal termine latino “acervi” ossia cumuli in questo caso di laterizi) era localizzato nell’area in cui attualmente si trova la Pieve di San Michele.
Tantissimi sono i reperti rinvenuti risalenti a quell’epoca, soprattutto resti di fornaci, tangibili testimonianze di un’ampia produzione di laterizi, fra cui anfore, lucerne, suppellettili e mattoni per l’edilizia (visibili all’interno del Museo Storico Archeologico della città).
Quando declinò il potere centrale di Roma, in seguito alle invasioni barbariche, a metà del VI secolo, il nostro territorio venne sottoposto al dominio dell’Esarcato ravennate fino alla metà dell’VIII secolo. Brevissima fu la dominazione longobarda, dopo la quale la città passò sotto il controllo della Chiesa di Roma.

 

Arte e Cultura

Santarcangelo2E’ davvero piacevole passeggiare tra i numerosi negozi del centro, le incantevoli viuzze, i palazzi storici e le piccole case colorate del borgo medievale. Capita, a volte, di imbattersi inaspettatamente in qualche personaggio caratteristico del luogo, disponibile non solo a raccontare aneddoti e leggende curiose, ma anche pronto a consigliare qualche localino tipico, in cui assaporare la vera cucina romagnola.

E’ impossibile non curiosare all’interno delle tante botteghe della città, sedotti dalle prelibatezze offerte, eccellenze del nostro territorio: vini, formaggi, salumi, miele e prodotti artigianali di finissima lavorazione. Santarcangelo merita dunque una visita speciale, adagiata sul colle Giove, animata in ogni stagione da sagre, fiere, spettacoli e tanto amata dai suoi abitanti.

 

Porta del Campanone Vecchio

Costituisce il più antico accesso della prima fortificazione sorta sul colle Giove. Era sormontata da una torre campanaria fino al 1880 circa, periodo in cui la popolazione, suo malgrado, decise di abbatterla poiché fatiscente. Sono ancora visibili i resti della prima cinta muraria in prossimità della porta, attraversata la quale si compie un viaggio indietro nel tempo. Piccole casette colorate, bastioni e torri caratterizzano le viuzze del borgo antico, giardini pensili e terrazzi adornati con ulivi e fiori invitano il visitatore a soffermarsi un attimo, assorto nella loro contemplazione, inebriato dai mille colori e dagli intensi profumi.

Il Mistero delle grotte

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Santarcangelo nasconde una sua storia sotterranea e misteriosa, dove cavità, pozzi, cunicoli e gallerie costituiscono un’altra città sotto quella visibile, a molti ancora sconosciuta. E’ impossibile descrivere le emozioni e le sensazioni che si provano inoltrandosi nei meandri più reconditi di questo mondo, isolato nella sua quiete millenaria, ma indissolubilmente collegato con la realtà soprastante.
Assolutamente imperdibile è la visita guidata all’interno della grotta monumentale, un viaggio indietro nel tempo, in una sorta di labirinto, alla scoperta di antiche leggende ed eccitanti racconti.
Gli ipogei di Santarcangelo sono circa 150, scavati nell’arenaria e nell’argilla.  Situati nella parte orientale del colle Giove, sono disposti su tre piani. Per una parte di essi si è ipotizzato un uso pratico (depositi, cantine per la conservazione del nostro Sangiovese, grazie ad una temperatura costante di 12/13 gradi), per  altre parti  si  avanzano numerose ipotesi: tombe etrusche, grotte paleocristiane, sacelli per il culto orientale del Dio Mitra, basilichette di monaci Basiliani ecc…

Tuttora è un vero mistero!
Sappiamo invece con certezza che, indipendentemente dalla loro origine, sono stati ottimi rifugi per gli abitanti della città durante la seconda guerra mondiale, occasione in cui furono messi tutti in comunicazione.

 

Chiesa Collegiata

CollegiataEdificata tra il 1744 e il 1758 su disegno dell’architetto riminese G. F. Buonamici, è dedicata alla Beata Vergine del Rosario. Considerata l’edificio religioso più importante della città, custodisce all’interno veri e propri tesori fra cui:
Organo ligneo con cassa armonica decorata in stile tardo rococò, opera di Gaetano Callido 1779, San Giuseppe, Gesù bambino e S. Eligio, opera di Guido Cagnacci 1635,
Crocifisso (ai lati del Cristo la Madonna e San Giovanni Evangelista, in alto il Redentore in atto benedicente), opera di Scuola giottesca riminese del ‘300 attribuita a Pietro da Rimini.

 

Chiesa di Santa Maria Immacolata

Santarcangelo4Annessa al convento dei Padri Cappuccini (XVII sec.), è posta sulla sommità del colle Giove. L’attuale edificio religioso risale al 1856. La piazza antistante la chiesa è il punto panoramico più suggestivo della città, dall’alto si gode una vista meravigliosa del borgo medievale, delle dolci colline e soprattutto del mare.

Per giungere alla chiesa si percorre uno stretto viale alberato di cipressi, al termine del quale, suggeriamo di fermarsi per qualche minuto in prossimità di una lapide, per una breve lettura. E’ inciso il Cantico delle Creature di San Francesco la cui statua in bronzo si eleva sul piazzale della chiesa.

 

Pieve di San Michele Arcangelo

E’ il luogo di culto più antico della città e del territorio circostante, creato da maestranze bizantine ed ispirato, sebbene in toni minori, ai grandi modelli ravennati coevi. E’ stato l’edificio religioso più importante fino alla metà del XVIII secolo, quando fu edificata la chiesa Collegiata, all’interno della quale confluirono tutti i suoi beni. Tuttavia la Pieve custodisce ancora elementi unici, alcuni addirittura risalenti alle sue origini, altri, più enigmatici, suscitano tuttora numerosi interrogativi

Chiesa delle Suore Bianche

Santarcangelo6Annessa al monastero delle SS. Caterina e Barbara e progettata dall’architetto Bibiena, venne consacrata nel 1738. La facciata presenta fori disposti regolarmente in cui avrebbero dovuto inserire supporti di lastre per una copertura in marmo, mai realizzata.

Pochi sanno che all’interno è custodita una preziosa reliquia di Padre Pio, un corporale con le lacrime del religioso (in esposizione al pubblico l’ultimo fine settimana di maggio venerdì, sabato e domenica 9.00 – 12.00 14.00 – 18.00)

 

Paolo e Francesca  (fine XIII secolo)

Tutti conoscono la tragedia dei due sfortunati amanti, Paolo e Francesca, ma pochi sanno che forse la terribile vicenda si è consumata proprio nella prima rocca di Santarcangelo.
Francesca era figlia di Guido da Polenta il Minore, signore di Ravenna,” bellissima e di animo altero, educata alla cortesia ed alle regole del gentil parlare”.
Purtroppo la città di Ravenna, come tutti gli atri comuni della Romagna, era attanagliata da conflitti e lotte politiche e Francesca “fiore in mezzo a tanto ferro” come la descrisse D’Annunzio, ne fu vittima innocente.
Un giorno, le venne annunciato che avrebbe dovuto sposare Giovanni Malatesta detto “Gianciotto”, figlio del potente signore di Rimini, per consolidare l’alleanza fra le due famiglie.

E qui fu ordito il fatale inganno!
Francesca credette di sposare l’affascinante Paolo, fratello di Gianciotto, che, recatosi a Ravenna munito di speciale procura, si unì a lei in nozze.
Solo giunta nella rocca malatestiana, la fanciulla si accorse dell’inganno: Gianciotto si palesò a lei come legittimo marito, gettandola nell’assoluto sconforto. La sua disperazione però venne colmata ben presto dall’amore del cognato Paolo, da lei corrisposto.
La leggenda narra che un giorno Gianciotto, rientrato nel castello, forse avvisato da un fedele servitore, sorprese insieme i due amanti e li uccise entrambi trafiggendoli con una lama.

Santarcangelo7Fu davvero Santarcangelo lo scenario della tragedia? Nessuno può e potrà mai saperlo con certezza.
A sostenere però questa ipotesi sono alcuni storici del passato e gli anziani della città che, durante le afose sere d’estate, si incontrano nei crocicchi delle vie del borgo e raccontano a grandi e piccini le tristi pene della Dama Bianca. C’è chi sostiene di avere visto, nelle notti senza luna, lo spirito inquieto di Francesca, vestita di bianco, passeggiare, sospirando, per i vicoli del borgo, immobili custodi delle sue eterne sofferenze.

 La fantasia popolare narra che Concordia Malatesta, figlia di Francesca e Gianciotto, disperata per la morte della madre, si fosse ritirata nel Convento della “Sepolte vive” da lei stessa fondato sul nostro colle, nell’attuale piazza Monache (probabilmente dove è ora situato quello più recente delle Clarisse).

Oggi, nella piazza, vi è una lapide in ceramica, murata sulla facciata di una abitazione, con l’immagine di una fanciulla triste che richiama alla memoria del visitatore l’antica leggenda.

Fonte letteraria per eccellenza è il racconto di Dante nella sua Divina Commedia. Il poeta pose Paolo e Francesca nel secondo cerchio dell’Inferno, quello dei lussuriosi, dove una incessante bufera travolge le anime e le percuote; gli amanti sono sottoposti ad un vento simile a quello della passione che li travolse in vita.

La leggenda dei due sfortunati amanti rimane e rimarrà per sempre avvolta da un velo di mistero.

 

Storia del Sangiovese

Una leggenda narra che i padri cappuccini del convento di Santarcangelo, abili coltivatori di vite e produttori di un prelibato vino rosso, ospitarono un giorno un illustre personaggio. In occasione di un banchetto, gli servirono una coppa del loro miglior vino. Immediatamente l’ospite, inebriato dall’eccellenza della bevanda, ne chiese subito il nome. Questo scatenò per qualche istante grande imbarazzo, poiché nessuno aveva mai dato un nome al vino, poi, uno dei frati prontamente rispose “il Sangue di Giove”, ispirandosi al nome del colle su cui si erge il convento (appunto “Giove”) e al colore intenso del vino, rosso come sangue. Solo col passare del tempo la denominazione si trasformò in “Sangiovese”.

 

Simboli dei negozi

Santarcangelo5Passeggiando per le vie del centro cittadino, l’attenzione è rapita da curiose targhe che illustrano i prodotti venduti nei negozietti sottostanti. Mela e pera identificano storici fruttivendoli, ago filo e bottone l’antica merceria, ora sostituita da un’altra attività commerciale; pesci colorati e bue corrispondono rispettivamente a pescheria e macelleria. Probabilmente l’idea venne adottata in passato, affinché, anche le persone, non in grado di leggere, potessero trovare immediatamente il negozio cercato.
Il centro commerciale è vivo, caratterizzato da eleganti vetrine d’abbigliamento e calzature, da affollatissimi bar e tanti piccoli negozietti ormai scomparsi nelle grandi città: storici artigiani e calzolai, vecchie botteghe in cui poter trovare di tutto un po’. Numerose sono le piadinerie e rosticcerie in cui poter assaggiare piade farcite e cassoni e degustare un buon bicchiere di vino Sangiovese. E’ impossibile non lasciarsi tentare dai tanti punti vendita di formaggi tipici e salumi, ma soprattutto di pasta fresca, in cui si trovano i migliori cappelletti e passatelli rigorosamente fatti secondo l’antica ricetta romagnola.
Forse vi chiedete quale sia il segreto di tale fervore. Il grande senso di appartenenza degli abitanti alla propria città; il rapporto quotidiano con fornaio, fruttivendolo, macellaio alimenta rapporti veri, da generazioni e consente a tante piccole realtà commerciali non solo di sopravvivere ma di rendere viva e speciale Santarcangelo.

 

Ristorazione e pernottamento

Alberghi eleganti, dimore storiche, bed & breakfast e affittacamere: tante sono le proposte che ti aspettano a Santarcangelo per rispondere a ogni tua esigenza di soggiorno. Anche la sistemazione farà parte della tua vacanza e sarà un modo per apprezzare il gusto e l’arte dell’ospitalità della città. Maggiori informazioni suhttp://www.iatsantarcangelo.com/

L’Ufficio d’Informazione ed Accoglienza Turistica è situato nel cuore della città, a pochi passi dalla centrale piazza Ganganelli e dal borgo medievale, in via C. Battisti, 5

Il personale è a disposizione per suggerire itinerari di visita e locali caratteristici in cui poter pernottare o assaporare i prodotti del territorio.

Orario estivo 1/04 – 25/10 tutti i giorni 9.30 – 12.30 16.00 – 19.30
Orario invernale 26/10 – 31/03 tutti i giorni 9.30 – 12.30 15.00 – 18.00
Chiuso: Pasqua, 1° maggio, 1° novembre, 25, 26 dicembre e 1° gennaio.

I testi qui riportati sono stati gentilmente concessi dalla Pro Loco Santarcangelo http://www.iatsantarcangelo.com/