ultima cenaVANGELO

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

RIFLESSIONE

19 aprile 2015

IL PESCE
3a domenica del tempo pasquale B

Settimana scorsa i dubbi di Tommaso, oggi degli altri discepoli.
Come è possibile tenere insieme i dubbi e la risurrezione?

C’è una definizione di Bernanos che a me piace tanto:
“La fede sono 24 ore di dubbio meno un minuto di speranza”.

Il ragionamento è delicato e un po’ complesso, ma essenziale:
è la differenza che c’è tra fede e religione.

La religione è la forma, la fede è il contenuto.
La religione è la strada, la fede è il traguardo.
La religione è lo strumento, la fede è la sostanza.

La religione può esistere anche senza fede quando si accontenta
di aridi dogmi e di vuote ritualità. L’esteriorità degenera in setta.
Una religione così è quella che porta alle guerre e alla violenza,
oppure a chiusure ottuse di certi super-fedeli catto-talebani
che usano la comunità cristiana per avere tombini di potere,
mentre “la Chiesa vive in uscita sulla strada” (Papa Francesco).

La fede è un cammino, un rapporto di fiducia da far crescere,
è una conoscenza non di un teorema ma di un Amico.
Gesù non consegna un manuale da imparare a memoria,
ma dice “guardate le mie mani (bucate) e i miei piedi (feriti)”.

Per capire la fede di una persona devi guardarle mani e piedi.
Innanzitutto le mani che mostrano cosa fa, la qualità dei gesti,
la concretezza delle scelte. Non servono le belle parole.
Sono inutili le mani giunte in chiesa se poi nel quotidiano
non sanno aprirsi, non sanno accarezzare o peggio colpiscono.

Poi bisogna guardare ai piedi. Toccanti le parole di Pirandello:
“Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere
mettiti le mie scarpe, percorri il cammino che ho percorso io.
Cadi là dove sono caduto io e rialzati come ho fatto io.
Vivi il mio dolore, i miei dubbi, le mie risate.
Ognuno ha la propria storia”.

La fede è mettere le scarpe di Dio.

Ci sono molti che si aggrappano al Signore.
Se uno non sa nuotare e sta affogando, si aggrappa, afferra,
abbraccia chi lo salva, ma quello non è un abbraccio d’amore,
è solo prodotto dalla paura e dalla convenienza.
Quante volte Dio è solo un salvagente. Questa è superstizione.

Chi vuole bene davvero invece si abbandona, si lascia andare.
Cerca un legame senza aspettarsi nulla, solo per crescere insieme.
Questa dimensione può essere la religione: un legame forte.

La fede, invece, è un passo ancora ulteriore.
La prima immagine usata dai primi cristiani è stata il pesce.
In greco pesce è “ikzus”, (acronimo) una parola le cui lettere
formano la frase: Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore.

L’immagine però è densa: il pesce vive solo grazie al mare
che è per lui casa, strada, cibo, mondo, orizzonte, storia. Tutto.
Non può vivere senza. Noi siamo pesciolini del mare che è Dio.
Il mare dà vita al pesce anche se il pesce non pensa mai al mare,
il mare dà tutto al pesce anche se il pesce non dà nulla al mare.

Il nostro rischio – in altre parole – è quello di una fede sfalsata:
ci solo a parole dei valori, ma non c’è più un video sincronizzato.
Il problema serio è la distonia: la fede non ha il video nella vita.

Il Risorto ci doni sintonia tra cuore e cervello, tra fede e realtà,
perché l’amore nella nostra vita abbia audio e video.
Ci doni le scarpe di Dio per attraversare i nostri labirinti.
Ci faccia sentire pesciolini avvolti da un mare premuroso.

Dio non ci ordina una religione esteriore per apparire più buoni,
ma propone una fede interiorizzata per essere uomini realizzati.