VANGELO

Dal Vangelo secondo Matteo

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

RIFLESSIONE

6 gennaio 2019

DIVINA COMMEDIA

Solennità dell’Epifania

Spesso nella vita i desideri fanno a pugni con le considerazioni.
È la storia dei Re Magi: i desideri li mettono in viaggio,
sfidano l’orizzonte, percorrono strade nuove, guardano le stelle.
Ci sono poi le considerazioni che li frenano: la stella compare,
i sapienti di Palazzo li riempiono di dubbi, 
le lusinghe del potere li tentano a fermarsi nel tiepido comodo.
Chi glielo fa fare di attaccarsi ancora una volta a una stella?
L’etimologia di desideri e considerazioni ci interpella. 
De-sideribus in latino significa “attorno alle stelle”:
cioè salire alle stelle, pensare che le stelle ti riguardano.
Con-sideribus invece è l’esatto opposto della prospettiva:
è “avere le stelle con te”, tirare giù le stelle a portata di mano,
è abbassare il cielo alla tua altezza.
Bella battaglia! Dante l’ha trasformata in una Divina Commedia
facendo terminare tutte le tre cantiche con la parola “stelle”:
l’inferno, “e uscimmo a riveder le stelle”;
il purgatorio, “disposto a salir le stelle”;
il paradiso, “l’amor che move il sole e l’altre stelle”.
Ognuno di noi ha un suo INFERNO buio da cui vuole uscire
a riveder le stelle. Chi è più forte: il buio o la luce?
i desideri o le considerazioni? i sogni o i bisogni?
Vincono i bisogni! diciamo noi considerando da cinici la realtà.
Eppure i Magi oggi ci fanno scoprire una divina commedia:
guardano una realtà che ha l’apparenza del viaggio a vuoto
e trovano Dio. Non è un miraggio per la stanchezza!
Sanno vedere l’invisibile dentro un ordinario gesto d’amore:
videro la madre abbracciare il figlio e si prostrarono ad adorarlo.
Vedere l’invisibile è imparare la capacità divina
di comprendere che i bisogni non sono altro che sogni doppi,
“bi-sogni”, appunto. I sogni non sono antagonisti della realtà,
Dio non si mette in concorrenza con la nostra realizzazione.
La parte più densa di noi sussurra che se voglio uscire 
dal PURGATORIO del complesso labirinto del quotidiano 
l’unica possibilità è essere “disposto a salir a le stelle”.
I Re Magi sono disposti a salire alle stelle, 
a percorrere la strada dei sogni, come ci dicono i doni simbolici.
Nella ricerca della verità portano con sé oro, incenso, mirra.
L’oro è il bello che c’è in quello che ho e che vivo, 
è il cercare il positivo, contro l’inquinamento dei “se”. 
L’incenso sono grani duri di resina che si sciolgono al fuoco 
e diventano fumo e profumo, qualcosa di leggero che vola via,
ma di denso che riempie la casa: 
è il cercare il gusto delle cose, contro l’amaro dei “ma”.
La mirra è l’elemento misterioso della vita: è l’amore
(spesso diciamo infatti “ma cosa è l’amore?”):
è il cercare la qualità, contro la puzza dei “però”.
La mirra ha la potenza dell’amore:
innanzitutto è preziosa, non va sprecata ma custodita.
Se non ti costa nulla, allora non è mirra. Allora non è amore.
La mirra poi spalmata sul corpo lo rende lucido e tonico.
L’incenso è il profumo di Dio, la mirra è il profumo dell’uomo.
Da bere è un anestetico per il dolore (come a Gesù sulla croce).
Veniva infine usata come gesto di estrema premura su un morto
perché preservava dalla corruzione (come fanno le donne a Gesù
il mattino di Pasqua, andando a sepolcro, dette infatti mirofore).
È proprio quell’amore che ti rende bella la vita, che di dà energia,
che ti aiuta nel dolore, ha la qualità della premura che custodisce
ogni attimo denso perché non vada mai perduto.
Quando cerchi il positivo, il gusto, la qualità, 
eviti il potere erodiano assassino dei ma, dei se, dei però, 
che fa strage di sogni innocenti, oggi come allora a Betlemme.
Quando cerchi il positivo, il gusto, la qualità, 
compare o ricompare dalle nuvole delle incertezze
una piccola scintilla di luce che ti fa accorgere dove è l’amore,
come i Re Magi hanno trovato il Dio bambino nella culla.
Quello che cerchi come sogno e bisogno lo ritrovi come dono.
Un dono che ti cambia il modo di attraversare il quotidiano:
“per un’altra strada fecero ritorno alle loro cose”, dice il Vangelo.
Non te ne importa più niente di quello che hai passato,
la lunga strada, i sentieri in salita, perché hai trovato
“l’amor che move il sole e le altre stelle”.
Questo è il PARADISO: è qui e ora
e si fa prendere in braccio dai nostri sogni e dai nostri bisogni,
dai nostri desideri e dalle nostre considerazioni.
E anche noi, allora, oggi, per un’altra strada possiamo tornare
a casa nostra per goderci l’oro di ciò che abbiamo, 
il profumo sacro dell’incenso di ciò che siamo, 
la densità preziosa della mirra dell’amore in ciò che facciamo.
Sarà bello scoprire che i doni dei Re Magi, 
il Dio Bambino li ha lasciati proprio a casa nostra.