VANGELO

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù venne con i suoi discepoli in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: «È fuori di sé». Gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebul e scaccia i demòni per mezzo del principe dei demòni». Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: «Come può satana scacciare satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi. Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato l’uomo forte; allora ne saccheggerà la casa. In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito immondo». Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre».

RIFLESSIONE

10 giugno 2018

INFERNO E PARADISO

10a domenica del Tempo Ordinario B

Quando si è chiamati per l’apertura di un testamento
parenti e amici si domandano “quanto ha lasciato?”,
gli angeli invece si domandano “quanto ha portato con sé?”.

Gabriele D’Annunzio ha fatto incidere sul frontone all’ingresso
del Vittoriale “io ho quello che ho donato”.

Il Vangelo ci riconsegna questo con una sfumatura in più:
“io sono quello che ho donato” (e non solo “io ho”).
Il grande pianista Rubinstein era un uomo rigido, burbero, algido,
nevrotico della puntualità e dell’ordine, e pure tirchio.
Una sera alcuni amici lo attendevano a New York,
ma era stranamente in ritardo. Tutti erano preoccupati.
Quando arrivò rimasero sconvolti: entrò ridendo,
con una bionda spettacolare del doppio della sua statura
e di un terzo dei suoi anni. Ordinò il vino più raro e sofisticato,
i piatti più prelibati, poi pagò il conto di tutti
e lasciò una bella mancia ai camerieri.
“Vedo che siete sorpresi – disse –,
ma oggi sono stato dal mio avvocato per fare testamento.
Ho pensato a tutti: ho lasciato un ingente capitale per i miei figli,
ho pensato a un ricordo per chi è stato importante nella mia vita
e ho disposto generose donazioni per i bisognosi.
Ma all’improvviso ho realizzato che avevo pensato a tutti
tranne che a me: io non ero incluso.
Così ho deciso di trattarmi con grande generosità”.

Oggi nella mia città di Bergamo, concludiamo la Peregrinatio
del Santo Papa Giovanni XXIII, nostro concittadino.
Papa Francesco ha concesso che l’urna col suo corpo
tornasse nella sua terra per una ventina di giorni.
Ci ha condotto in questo tempo di grazia una sua nota autografa,
scritta dietro la raffigurazione di un quadro di natura morta
che c’era nella sua casa a Sotto il Monte dove tornava in vacanza.
Un cesto di frutti, di fiori, con colori accesi e solari. Lui scrive:
“Si incomincia dalla terra dove son nato
e poi si prosegue fino al cielo,
fino punto di congiungimento con la terra dei viventi.
Lascia tutto e troverai tutto. Sì, sì, sempre così”.

Il peccato contro lo Spirito Santo, di cui parla il Vangelo,
l’unico che Dio non può perdonare, è la chiusura ottusa su di sé.
L’unico limite di Dio è la mia libertà. Perché mi rispetta.

Il peccato contro lo Spirito Santo è l’ipocrisia:
ci sono i gesti, ci sono le parole, ma non ci sono “io”.
Se non mi gioco, se non mi dono, sono vuoto:
Dio perdona gli errori, Dio comprende le mie scelte sbagliate,
ma non può riempire il nulla se io ho scelto il nulla.

Ha detto Papa Francesco: “All’inferno non ti mandano, ci vai tu,
perché scegli di essere lì. L’inferno è decidere liberamente
di voler fare a meno di Dio, di non accettare l’amore di Dio.
Il diavolo – ha continuato – è all’inferno perché l’ha voluto lui
ed è l’unico che noi siamo sicuri che sia all’inferno”.

Il filosofo ateo Jean Paul Sartre diceva “l’inferno sono gli altri”.

L’epidemia contemporanea della depressione spinge tanti
sul baratro del detestarsi pensando “l’inferno sono io”.

Come si fa allora ad andare in paradiso?

Il volto solare del Papa Buono, la carezza di Giovanni XXIII,
il segreto della sua santità lo troviamo in una sua pagina:
“Solo per oggi cercherò di vivere alla giornata
senza voler risolvere i problemi della vita tutti in una volta.
Solo per oggi avrò la massima cura del mio aspetto:
vestirò con eleganza ma senza apparire,
non alzerò la voce, sarò cortese e gentile, non criticherò,
non cercherò di migliorare nessuno tranne me stesso.
Solo per oggi mi adatterò alle circostanze,
senza pretendere che le circostanze si adattino ai miei desideri.
Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo
a stare in silenzio per dire una preghiera e leggere un libro,
ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo,
così il silenzio e l’ascolto sono necessari alla vita dell’anima.
Solo per oggi, compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno.
Solo per oggi mi farò un programma:
forse non lo seguirò perfettamente, ma lo farò.
E mi guarderò da due malanni: la fretta e l’indecisione.
Solo per oggi non avrò timori.
In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello
e di credere nell’amore.
Tutto questo solo per oggi, perché posso ben fare per dodici ore
ciò che invece mi sgomenterebbe dover fare per tutta la vita”.

Oggi, qui e ora, io sono quello che ho donato.
Questa è la combinazione per aprire le porte del paradiso.