VANGELO DI RIFERIMENTO

Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

 

RIFLESSIONE

2 settembre 2012

LA LONTANANZA COME PROVA D’AMORE
22ma domenica del Tempo Ordinario B

Le parole forti di Gesù ci portano a un serio esame di coscienza: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me”.

Non basta essere sulla buona strada, perché se sei fermo e te ne stai seduto ai margini, non arrivi da nessuna parte.
Lo vediamo nella realtà: se basta poco per rovinare tutto, vuol dire che quel “tutto” era niente.
Meglio stare soli che con persone che ti fanno sentire solo.

Al contrario, per due innamorati, la distanza (fisica o di idea) è il pericolo più grave ma allo stesso tempo, è la cosa che, più delle altre, può far loro capire quanto è vero e profondo il loro amore e lo irrobustisce. È il desiderio di andare oltre.

Nel Vangelo Gesù ci dice che la legge è importante ma più importante ancora è l’interiorità dell’uomo.
Gesù sposta l’attenzione dall’esterno all’interno, da ciò che appare a ciò che è nascosto, dalla correttezza formale all’intenzione del cuore.

Non possiamo fermarci agli aspetti esteriori, alla tristezza di ridurre tutto ad un cupo “è di precetto”, o “ma la Chiesa dice che non si può”.
È necessario rientrare in noi stessi, là dove prendono vita e forma i sentimenti più veri, quelli che definiscono il nostro essere e il nostro fare; là dove possiamo capire veramente chi siamo.
E allora le sorprese possono essere tante!

Lo abbiamo sperimentato tutti: chi ti vuole diverso, non ti vuole affatto, invece solo chi ti ama intuisce e comprende 3 cose di te:
– il dolore dietro ai sorrisi
– l’amore dietro alla rabbia
– i pensieri dietro ai silenzi.

Ci si crede liberi, ma sotto sotto ci si accorge di essere soggetti a molti pregiudizi, al parere o allo sguardo degli altri, alla necessità di apparire e di essere visti in un certo modo.
Ci si crede buoni cristiani, ma sotto sotto anche la nostra fede rischia di limitarsi a tradizione e ripetizione di formule o riti.

Essere se stessi, pensare con la propria testa, ricondurre ogni parola e ogni gesto alla verità, questo è il passaggio necessario e indispensabile per un cammino di fede. Dio non guarda all’apparenza: questo è un vizio solo nostro. Dio guarda al cuore.

Come fare a guardare alla nostra vita come la guarda Dio? Non essere triste per chi di te non ha capito niente, ma sii felice e tieni ben stretto chi di te ha capito tutto.

E quando invece è il nostro stesso cuore che ci condanna? Nella Valle dei Re, in Egitto ci sono tombe con affreschi che rappresentano la scena del giudizio dell’anima, con il cuore del defunto sul piatto di una bilancia sotto lo sguardo cerbero e giudicante del Dio Osiride.
Per noi cristiani a quell’immagine manca un particolare: sul quel piatto oltre al nostro cuore ci va il cuore di Dio.

Non dimentichiamoci mai la bellissima frase della Bibbia: “Anche se il nostro cuore ci rimprovera o ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore!”
Anche se viviamo la lontananza, di noi da Dio o di Dio da noi, questa più che un male è e può essere una prova d’amore.

Diceva un foglio bianco: “Sono stato creato bianco splendente e voglio rimanere così per sempre!
Preferirei essere bruciato piuttosto che venir sporcato!”.
Lo sentì una boccetta d’inchiostro e non osò mai avvicinarsi per fare insieme al foglio progetti, poesie, lettere, riflessioni.
Sentirono le matite multicolori e tennero lontani i disegni delle dita pasticciate dei bambini e le pennellate delle dita magiche degli artisti.
E il foglio, candido come la neve, rimase perfetto per sempre, bianchissimo, puro. Ma vuoto e solo. E Dio lo buttò via!

Così NON sia per noi.