Gesù incontra il lebbroso

Dal Vangelo secondo Marco
, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

RIFLESSIONE

15 febbraio 2015

HAI 10 EURO?
6a domenica del Tempo Ordinario B

Uno scrittore americano, Gilbert K. Chesterton, ha teorizzato:
“Le favole non insegnano ai bambini che esistono i draghi, questo lo sanno già.
Le favole insegnano che i draghi possono essere vinti”.

Il Vangelo questo lo ha detto prima delle favole.
Settimana scorsa i malati, oggi ancora un lebbroso.
Tutta questa malattia che la parola di Dio ci mette davanti credo sia per farci prendere sul serio la nostra corporeità.

Gesù non dice belle parole, ma “tocca” quei corpi disfatti.
Va oltre il buon senso e tocca. Gesù è uomo di tatto.

Paolo ci dice: “Sia che mangiate, che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio”.

Mi sono chiesto: cosa è questa gloria di Dio che mi fa prendere sul serio la mia corporeità e la mia fisicità?

Gloria di Dio è la mia speranza, lebbra è lo scoraggiamento.
Gloria di Dio è la mia fede, lebbra è il mio dubbio.
Gloria di Dio sono i miei sogni, lebbra le mie lagne.
Gloria di Dio è il mio sorriso, lebbra è il mio broncio.
Gloria di Dio sono le mie conquiste, lebbra le mie ansie.
Gloria di Dio è la mia dolcezza, lebbra è la mia durezza.
Gloria di Dio è la mia gioia, lebbra è la mia noia.

Il confine tra la freschezza di una vita sana e piena e il crepuscolo pallido e fiacco di un corpo malato non è né fisico, né cronologico, ma esistenziale:
la lebbra più grave è un amore “distratto”.
Ne siamo tutti contagiati, ne siamo tutti portatori sani!

Ma come scoprire questo virus? Bastano 10 euro.
Proviamo a chiederci se abbiamo mai pensato che una banconota da 10 euro ha una storia segreta.
Una banconota non dirà mai tutto quello che ha visto, non rivelerà mai tutto il peso che porta su di sé, ma proprio questo è ciò che forma il suo vero valore.

In quante mani è passata? In quali mani è passata?
Chissà che ha fatto in lunghi viaggi silenziosi di mano in mano.
Ha offerto delle rose all’amata raggiante di sogni, ha messo il pane sulla tavola di tutti i giorni, ha permesso le risate dei giovani insieme in pizzeria, ha pagato il consulto del medico per togliere dolore, ha dato il libro che istruisce il bimbo, ma ha anche spedito la lettera di addio per la separazione, ha cercato riparo nell’alcool e fatto l’ubriaco.

Questo ci fa pensare al potere che abbiamo su ogni azione:
possiamo colorare e sporcare le mani degli altri.

Questa è la lebbra della nostra vita: un amore distratto, un valore che ti passa tra le mani veloce e scivola via.

Dio non calcola, ma agisce secondo il battito del cuore.
Prende su di sé la lebbra dell’uomo: il peccato, la “piccineria”, ciò che ci rende la vita smorta, pallida e ci fa marcire dentro.

È vero il contagio c’è, avviene, ma al contrario:
è Gesù che contagia l’uomo con l’amore che apre a nuova vita.

Ecco, amici, questo é il vero volto di Dio:
un Dio che non si avvicina solo a chi se lo merita, ma che decide di sporcarsi le mani perché conosce la lebbra che ci chiude su noi stessi e ci allontana dagli altri.
Anche noi oggi chiediamogli di toccare la nostra lebbra:
“Se vuoi, Signore, puoi guarirmi dentro dal mio pallore!”.

I nostri draghi possono essere vinti, sono stati già vinti:
ce lo dice Gesù, non è una favola. Una vita nuova è possibile.