Rotheneuf5Nei pressi di Rothéneuf, un sobborgo a pochi chilometri da Saint-Malo, si possono ammirare le “Rocce Scolpite” che Adolphe Julien Fouré ha plasmato: più di cinquecento metri quadrati di una rupe con centinaia di sculture che raccontano la leggenda di una famiglia del posto.

 Durante il nostro viaggio in Francia ci fermiamo a Rothèneuf per vedere le famose Rochers Sculptès, rocce di granito scolpite da un abate eremita ispiratosi alle gesta del navigatore Jaques Cartier. Una lunga passeggiata ci permette di vedere la spiaggia e il paese. Percorrendo la rue de l’Abbè Fouré si giunge ad uno spazio adibito a parcheggio.

Subito alla destra si trova un bar ristorante, che al momento troviamo chiuso, mentre di fronte una piccola costruzione ospita una gentile signora che oltre a vendere cartoline e ricordini vari ci stacca 2 biglietti per l’ingresso (a pagamento, 5 euro per 2 persone). Gentilmente ci illustra il contenuto dell’attrazione dandoci alcune dritte su cosa vedere ed in che modo visitare il luogo.

Percorso un breve tratto, all’interno di un piccolo orto, giungiamo all’imbocco di un sentiero avente al lati alcune teste ed altri elementi di pietra scolpiti. Poi ecco apparire il dirupo di roccia che scende scosceso verso il mare: vi sono intagliate un gran numero di figure in bassorilievo. La prima impressione, complice la giornata alquanto nuvolosa e una pioggerella che ci accompagna persistente, non è molto entusiasmante.

Sembra di trovarsi dinnanzi ad un opera un po dimessa, di opere e sculture un pò lasciate andare ; certamente questa immagine iniziale è influenzata dal grigiore del cielo, dalle rocce bagnate, dal tempo che ha eroso, smussato, deformato e sporcato con macchie biancastre le figure che vediamo scolpite.

Rotheneuf4Sul percorso incontriamo solo poche persone, le condizioni climatiche evidentemente hanno scoraggiato la maggior parte dei turisti oltre che, ci viene detto, il luogo è molto frequentato la domenica . Mentre scendiamo con attenzione i gradini ricavati nella pietra, l’occhio lentamente incomincia a mettere a fuoco il grande puzzle di figure fantasiose e grottesche che emergono dalla roccia.

Strani personaggi in faccia alle onde, che periodicamente li ricoprono, ti fissano freddi nella loro immobile presenza, muti testimoni di quella famiglia che per generazioni ha signoreggiato in questi luoghi e che ancora oggi “vivono” nelle leggende.
La visita inizia dalla parte più a nord, con il Golfo del Paradiso e la cappella di S. Budoc, patrono di Rothéneuf. Domina l’altare, di questo mitico “attore” del folclore religioso locale, uno dei primi cristiani bretoni, molto venerato in tutta la regione. Si passa poi all’abisso dell’inferno, o salto della morte, che si estende lungo la scalinata che porta alla scogliera.

Appaiono le sembianze umane dei Rothéneuf: cinque figure con il viso da clown. A lato troviamo l’egiziano, il guerriero romano, e in particolare il patriarca, il signor Rothéneuf, coi piedi che somigliano a mostri marini. Più in basso sono scolpiti nella roccia le mogli, rappresentate anche in scene comiche; come in un album di famiglia, Gargantua Rothéneuf dà a sua moglie un calcio al fondoschiena!

Troviamo anche i marinai, i carpentieri, le vedette che fissano il mare in cerca di velieri in difficoltà da poter saccheggiare, i mercanti senza scrupoli che ricettavano i frutti delle piraterie, gli usurai, il disonesto tesoriere, i cuochi, i grassi cappellani, i piccoli contrabbandieri, i nani, i feroci corsari, Lucifero ed altri diavoli, e per finire i mostri marini nell’atto d inghiottire i malvagi.
Fouré ha anche elaborato scene religiose di penitenti e delle scene della vita di San Budoc. La parte centrale delle rocce scolpite rappresenta la distruzione della famiglia Rothéneuf, con una cinquantina di personaggi che si intrecciano in una lotta disperata. Una scultura rappresenta anche la fine della dinastia: un mostro marino attratto dai cadaveri accumulati sulla spiaggia, massacrati dalle altre famiglie rivali nel periodo della rivoluzione francese, divora l’ultimo rappresentante dei Rothéneuf, ancora tenacemente attaccato al suo tesoro.
Durante sedici anni di lavoro, fino al 1909, l’abate Fouré ha perseguito instancabilmente il suo lavoro artistico. Alla fine ci lascia uno straordinario giardino di pietra, tra cui quasi trecento figure che ora dominano il canale. Un compito arduo, una straordinaria opera d’arte oltre che patrimonio spirituale, opera di un autentico artista naif contemporaneo. Conoscere le origini L’abate Fouré era stato parroco in diversi piccoli villaggi bretoni.

Forte ed energico, subì un vero e proprio dramma a seguito di un ictus che gradualmente lo fece diventare sordo e muto e lo portò ad abbandonare il suo ministero nel 1893. Aveva allora 54 anni e si ritirò sulla scogliera di Rothéneuf, un piccolo porto vicino alla spiaggia di Saint-Coulomb Chevret. Nonostante questa malattia, il sacerdote conservava la tempra di ferro e il fisico molto robusto. Presa in affitto una modesta casetta con orticello, l’abate fu quasi grato a quelle sue infermità che lo mettevano a riposo anzitempo.

Rotheneuf8Sordo e muto, faceva lunghe passeggiate al mare e per ore rimaneva a fantasticare su uno scoglio di fronte alla Manica. Forse uno di quei tramonti spettacolari di cui si vanta la Côte d’Emeraude gli rivelò all’improvviso strane forme nascoste nella scogliera. Già scavate dal mare quelle rocce avevano bisogno solo dell’intuizione di un sognatore per dare alla luce le forme che celavano.

Tempo prima aveva ascoltato il racconto che narrava dei Rothèneuf, pirati e feudatari locali che nel XVI secolo avevano dominato quel mare e quella terra. Iniziò il suo dialogo con la pietra: aveva trovato quello che da anni andava cercando: una gran saga tramandata oralmente, di cui nessuno non aveva mai scritto, e di cui sarebbe stato il cantore.

La cantò in cinquecento metri quadrati di rocce, creando in venticinque anni di lavoro titanico più di trecento figure di granito: un’epopea pietrificata, un incredibile museo all’aperto. Diviso in due grandi parti, il Paradiso e l’Inferno, solcato da scalinate che scandiscono i capitoli e che ci permettono di ammirare da vicino ogni episodio che la scogliera ostenta.

L’abate Fouré, che ogni giorno scendeva fra le rocce munito di mazzuola e scalpello, divenne anch’egli un personaggio quasi mitico. Cominciarono, da parte dei turisti, le passeggiate alle “Rocce Scolpite”, ancora non terminate e ben presto anche il suo rifugio diventò un meta per le chiassose comitive di villeggianti.

Se siete nei pressi di Rothéneuf non vi dovreste perdere un visita a questo luogo, anche se gli effetti della marea lo stanno danneggiando seriamente e molte figure si stanno rovinando. E poi, perché no, una passeggiata lungo i dintorni.

Ad esempio, per la Pointe de Rothéneuf con la sua pittoresca cappella che domina il mare o la Pointe de la Varde con una splendida vista su Saint-Malo, il Forte nazionale, la foce del fiume Rance, la città di Dinard, e se il tempo è buono anche per Fréhal Cap. Ma questa è già un’altra storia.