GESU_PARLA_DISCEPOLIVANGELO

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. (…)
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. (…)
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo! (…)
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna. (…)
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».

RIFLESSIONE

16 febbraio 2014

LADRI DI SPAZZATURA
6a domenica del Tempo Ordinario A

C’era una volta una fabbrica che aveva un grosso problema:
c’erano ammanchi. Ogni giorno veniva rubata della merce.
Affidarono alla security il compito di perquisire
ogni dipendente che usciva alla fine del lavoro.
La maggior parte dei lavoratori andava spontaneamente
a farsi controllare. Ogni giorno un uomo, alla chiusura,
attraversava i cancelli con una carriola piena di rifiuti
e la guardia doveva passare mezz’ora a rovistare
tra mozziconi di sigarette, cartacce e involucri di alimenti,
per controllare se avesse portato via qualcosa.
Non trovava mai niente e ogni giorno si accaniva a cercare.

Finché il controllore esasperato disse all’uomo:
“Senti, lo so che stai combinando qualcosa,
ho capito che sei tu il colpevole, ma non ho le prove.
Ogni giorno controllo tutti i pezzetti di rifiuti nella carriola
e non trovo mai niente che valga la pena di essere rubato.
Sto diventando pazzo. Dimmi quello che stai facendo
e ti prometterò che non farò nessun rapporto”.

L’uomo alzò le spalle e disse tranquillamente:
“È semplice, rubo carriole. Sono un ladro di carriole”.

Questo racconto è un invito alla ricerca dell’essenziale.
Noi spesso perdiamo di vista le cose più ovvie:
rovistiamo fra i nostri giorni, facciamo passare i nostri rapporti
con frenesia e rabbia, e poi con un po’ di frustrazione ci diciamo
“tanto non cambia niente”, “tanto non riesco a farci niente”.

Non è che forse anche noi come quella guardia ci perdiamo
a rovistare nella spazzatura e non badiamo alla carriola?

Ha detto Siracide (1a lett): “Se vuoi, osserverai i comandamenti”.

Non diamo colpe ai fatti, al lavoro, agli altri, proviamo
a non rovistare nell’immondizia e arriviamo all’essenziale:
dipende solo da me, dipende solo dal mio “se ho voglia”.

“Il primo passo verso la libertà è accorgersi delle catene
che ti bloccano” (S. Corelli).

Gesù nel Vangelo ci provoca sul concreto:
“SE la vostra giustizia non supererà quella dei farisei”.
Gesù pone l’accento sul “se” prima che sull’ingiustizia.
Non è questione di torto o ragione, ma di verità interiore.

Significa non fermarsi ai fatti spiccioli, ma ricercare
la verità, spesso celata sotto la coltre delle apparenze,
cercando il perché delle cose. È andare all’essenziale.

È più facile combattere per i principi, che metterli in pratica.

Ironicamente Paul Valery diceva:
“Non sempre io sono del mio parere”.

Quello strano consiglio di Gesù: “Taglia! Meglio entrare
nella vita eterna monco e zoppo che restare fuori”,
non è per far arrendere all’impossibilità
o per fare del popolo di Dio un esercito di mutilati,
ma è per giungere in profondità, alla ricerca di quella verità
che dà la densità di ogni singolo atto, al di là dell’apparenza.

Ricordiamoci quel “se”: solo se non ti accontenti,
solo se non ti adatti, solo se decidi di uscire
da una esistenza piatta, allora troverai l’essenziale,
altrimenti continuerai a rovistare nel pattume, da frustrato,
tra mille scuse e montagne di pregiudizi – da buttare via –
senza mai riuscire ad accorgerti dello splendore della verità.

“È un peccato non fare niente
con la scusa che non possiamo fare tutto” (W. Churchill).