ImageMaria Selvaggia Borghini (1656-1731), enfant prodige, accademica degli Stravaganti, poetessa della Colonia Alfea dei Monti Pisani con il nome di Filotima Innia, traduttrice delle opere ortodosse di Tertulliano, laureata in logica e matematica all’Università di Pisa, vive la storia della fine del XVII° e l’inizio del XVIII° secolo che, se in Europa è caratterizzata da guerre, pestilenze e carestie causate dalle lotte dinastiche dei grandi sovrani assolutisti, in Italia determina il risveglio della vita culturale, avviando quel processo di rinnovamento scientifico e politico, che darà origine alle grandi trasformazioni sociali dei successivi due secoli. Le accademie nascevano per facilitare gli scambi culturali: non si conoscevano i “mezzi di comunicazione di massa” e cominciavano a nascere i primi giornali che avevano una circolazione molto limitata. Si avvertiva l’esigenza di mantenere contatti permanenti tra letterati e scienziati in ambienti più aperti delle Università, monopolio di una Chiesa appena uscita dalla Controriforma e che non avrebbe potuto tollerare nuove discussioni sull’autorità della dottrina di Tolomeo, Aristotele e San Tommaso. Numerose furono le Accademie che nacquero in tutta Europa, ma fu proprio in Italia che monopolizzarono la vita culturale e sociale di molte città, esasperata dalla rigidità della cultura ufficiale.

 

Ai piedi dei Monti Pisani, tra l’inizio del seicento e la metà del settecento, fiorirono numerose accademie che tenevano le proprie riunioni nelle Ville del lungomonte pisano: si possono, tra molte altre, ricordare quelle degli Svegliati[1], dei Disuniti[2], degli Irresoluti[3] e dei Lunatici[4], quest’ultima nata dalla fusione di quelle degli Informi[5], dei Rozzi[6] (o dei Sordi) e degli Occulti. Un gruppo dei Lunatici che si era dedicato all’arte scenica fu denominato “degli Stravaganti” e dette origine ad un’omonima Accademia, che celebrava le sue tornate solenni nel Palazzo Arcivescovile e le sue riunioni ordinarie nel giardino del patrizio pisano Francesco Agostini[7]. Maria Selvaggia Borghini fu iscritta a questa Accademia[1], che ebbe per emblema una testuggine ed il motto “tarde et velociter”, come risulta da una lettera di Francesco Redi del 21 ottobre 1689[2]. Molte altre Accademie Italiane celebrarono la poetessa pisana, possiamo ricordare quella degli Apatisti di Firenze, quella dei Ricovrati di Padova, quella degli Innominati di Bra, quella dei Pigri di Bari ma non l’Accademia della Crusca, che volle mantenere il suo rigoroso celibato[3]. Ancora nel 1729 si discuteva nei “Discorsi Accademici di vari Autori viventi intorno agli studi delle Donne” se avrebbero dovuto essere istruite “all’ago, al fuso, più che al lauro, al mirto […]”. Intanto a Pisa dallo scioglimento di tre Accademie, quelle degli Ombrosi, degli Oppressi e degli Inesperti fu fondata il 24 maggio 1700 la Colonia Alfea come filiazione dell’accademia romana dell’Arcadia, fondata a Roma nel 1690, sicuramente tra le più note in Italia. Requisiti per l’ammissione erano la “civiltà dei natali, unita alla bontà dei costumi” oltre ad una solida reputazione d’erudito in almeno una delle principali scienze.


[1] In Biografia dei Pisani Illustri, F.Grassini , Capurro, Pisa, 1838.
[2] Maso Salvini, Pisa nei suoi poeti e nelle sue accademie, Ed.Giardini, Pisa, 1965, pag. 182.
[3] In D.Moreni, Saggio di poesie di Selvaggia Borghini, nobile pisana, e testimonianze del di lei valore, Bagheri, Firenze, 1827, pag. XXIV, Biblioteca della R. Accademia della Crusca.


[1] Fondata nel 1588 ne fecero parte cattedratici e studenti dell’Università (da F.Vallerini, Le 25 Accademie Pisane dagli Svegliati all’Ussero, seduta scientifica della Società Storica Pisana del 27 marzo 1981).
[2] Fondata il 16 giugno 1623 s.p. si chiamarono disuniti per creare una discordia concorde ed ebbero il motto “Junguntur ad opus”. Rifondata il 17 gennaio 1995 s.p. persegue attualmente finalità storico-culturali sulla storia e le tradizioni pisane; tiene le sue tornate accademiche al Royal Victoria Hotel sul lungarno di Tramontana.
[3] Esistente almeno dal 1644, teneva probabilmente le sue tornate accademiche a Pisa nel Palazzo Navarette di via San Frediano ed a Livorno in casa del cav. Lodovico da Verrazzano, governatore di Livorno e generale delle Galere Stefaniane. Così scrive Cosimo Galilei, figlio di Galileo, a Vincenzo Viviani il 4 gennaio 1653: “[…] in casa del Sig.r canonico Navarretti dove si fa un pò di burlettina di commedia, mi son trovato in mano un occhiale lungo tre braccia e mezo lavorato dal Torricelli, che era già del P.Vincenzio [Renieri], che gli fu donato dal Granduca et adesso si ritova nelle mani d’un tal Sig.r Cav.re Agostini quale, così nel discorso, m’ha asserito haver due occhiali stati già del medesimo P.Vincenzio, con un oriuolo a mostra et altri pochi scritti, che tiene in cassa serrati con ogni diligenza et il medesimo segreto del Torricelli […]” (in Le opere dei discepoli di Galileo Galilei, Carteggio 1649-1656, a cura di P.Galluzzi e M.Torrini, Giunti-Barbèra, Firenze, pag.130).
[4] Fondata nel 1621, dal 1670 fu detta degli Stravaganti. Si dedicò all’arte della scena ed ebbe un teatro stabile in piazzetta dei Banchi, voluta nel 1603 da Ferdinando I de’Medici. (da D.Dini, Pisa e la sua Università, ETS, Pisa, 1995, pag. 260).
[5] Fondata intorno alla seconda metà del XVI secolo si dedicava principalmente alle rappresentazioni drammatiche.
[6] Fondata il 29 gennaio 1541 ne potevano fare parte anche gli studenti del 3° anno in numero non maggiore di 15, tra gli iscritti vi fu anche Giulio Rospigliosi che fu poi Papa con il nome di Clemente IX (1667-1669).
[7] La famiglia Agostini, appartenente al patriziato pisano d’antica tradizione mercantile già dal XII secolo, è probabilmente originaria della Lombardia (Bergamo), si trasferì a Murano (Venezia) intorno all’anno 1000 e successivamente a Pisa. Fu impegnata nel mondo degli affari e dei commerci a Pisa, Ancona, Palermo ed Anversa insieme ai Lanfranchi, cui era legata da antichi e stretti vincoli familiari dall’inizio del XVI secolo. Nel 1561 Carlo Lanfranchi partecipava alla “Maurizio Lanfranchi – Fabio Agostini e C.” di Anversa. Nel 1590 Orazio Lanfranchi e Fabio d’Agostino davano in accomandita al Fanucci mille scudi per investirli “nell’exercitio della lana, et stami et altre pannine” in Sicilia. Nel 1592 Garzia Agostini e Carlo Lanfranchi chiedevano “lettere di favore, andando di Brusseles a Namur” al Granduca al fine di ottenere salvacondotti dalla regina Elisabetta e da Maurizio di Nassau. (da Rita Mazzei, Pisa medicea, Leo S.Olschki editore, Firenze, 1991, pag. 46).

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Le tornate romane di questa accademia, note con il nome di Giochi Olimpici, avvenivano in un giardino, il cosiddetto Bosco Parnasio sull’Aventino di proprietà del principe Ruspoli, mentre le riunioni pisane avvenivano nei giardini delle Ville nobiliari, che erano un luogo perfetto per la gestualità della poesia e del teatro barocco[1]. Ed in questi giardini fu accolto e festeggiato il giovane avvocato Carlo Goldoni, che alloggiò alla locanda della Posta sul lungarno di Tramontana nel 1744. Si deve peraltro ricordare che già prima di questa data membri dell’aristocrazia e della borghesia pisana erano stati eletti pastori in Arcadia; il più celebre ed importante fu il priore[2] Orazio[3] Felice della Seta Bocca Gaetani, erede di tre antichissime famiglie del patriziato pisano, accettato con lo pseudonimo di Algido Tricolonio, ed annoverato dal Crescimbeni nel suo “Catalogo de’ Pastori Arcadi per Ordine d’Annoverazione” fin dal 1691[4].


[1] “E’ possibile individuare nel giardino il luogo dell’unità delle arti come sintesi delle corrispondenze tra le singolarità artistiche e il pensiero, la cultura, il gusto, lo stile di vita. […]Un comune denominatore riconduce il giardino agli artefici del rappresentare: il giardino e la scena, il gioco degli specchi, il teatro, la musica, la poesia, ma anche le scienze della visione, fino alla messa in scena della flora e della Vegetazione” (da M.A.Giusti, Il Giardino delle Muse, Edifir, Firenze, 1995, pag.XI e XII)
[2] Il priorato di Colle era stato fondato l’11 gennaio 1618 da Jacopo Filippo della Seta nel comune di Barbaregina in luogo detto via Sant’Apollinare, l’Argin d’Arno, la Ragnaia e le Lenze (in Le Commende dell’Ordine di S.Stefano attraverso la cartografia antica, D.Barsanti, ETS, Pisa, 1991, pag. 190)
[3] Il colto patrizio (1654-1716) si distinse come appassionato d’arte ed eclettico mecenate. Fin dai primi anni ottanta del seicento, allorché prese in mano l’amministrazione dei beni lasciategli dal padre Francesco (tra cui la villa e tenuta di Corliano, oggi Agostini ed il Palazzo di via S.Cecilia, oggi Pilo Boyl Agostini) lo si trova in contatto con artisti e mercanti d’arte, collezionisti ed eruditi di gran fama. Strinse rapporti di sincera amicizia con Lorenzo Magalotti e Niccolò Gabburri e nel giro di pochi anni mise insieme un’autentica pinacoteca composta da centinaia di tele ed opere di autori antichi e contemporanei (in Memorie di famiglia, A.Panajia e G.Vezzosi, Edizioni ETS e A.Vallerini Editore, Pisa, 1994, pag.20).
[4] in Settecento Pisano, C.M.Sicca, a cura di R.P.Ciardi, Pacini, Pisa, 1990, pag. 230.

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Tra i primi membri dell’Arcadia Romana sono da ricordare i cardinali Pietro Ottoboni, Benedetto Pamphilj e Giovanni Francesco Albani, successivamente eletto al soglio pontificio con il nome di Clemente XI, il compositore Arcangelo Corelli e l’architetto Filippo Juvarra[1]. Nel 1751, l’Accademia degli Stravaganti si riunì con la Colonia Alfea nella Accademia dei Misoponi, che svolse le sue tornate accademiche fino al 1822, dando successivamente origine alla Accademia dei Ravvivati, che nel 1824 assunse la gestione del Teatro Rossi di Piazza San Nicola (oggi Piazza Francesco Carrara), fondato nel 1770 da un gruppo di accademici dei Misoponi, detti dei Costanti[2].


[1] in Settecento Pisano, op.cit., pag. 278.
[2] Da M.Salvini, op.cit., pag. 186.

 

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Alla fine del XVIII secolo era inoltre attiva l’Accademia Roncioni, che teneva le sue tornate nell’omonima Villa ai piedi dei Monti Pisani ed ebbe l’onore di ospitare Vittorio Alfieri che così scrive: “a mezzo giugno[1], andai a fare una strionata a Pisa; dove recitai da Saul con una compagnia di signori pisani, in un teatrino del Balì Roncioni[2]”. Nel 1827 fu inoltre nuovamente fondata l’Accademia dei Lunatici di cui fece parte con il nome di Giraffa, Giacomo Leopardi, durante il suo soggiorno pisano[3].


[1] Era il giorno della Luminaria di S.Ranieri, il 16 giugno 1795.

[2] In Soggiorni e vicende di Vittorio Alfieri a Pisa, Atti della tavola rotonda del 20 febbraio 1987 a cura dell’Associazione Internazionale Toscani nel Mondo, relazione di Manfredo Roncioni, Tipografia Comunale, Pisa, 1988, pag. 51.

[3] “L’Accademia sotto il suo apparente carattere burlesco, perseguiva scopi seri e profondi, riunendo persone notissime del locale mondo intellettuale. Ogni socio assumeva il nome di una costellazione.” (in Le vie dorate e gli orti, A.Panajia, ETS, Pisa, 1997, pag.37).