Pensiero del 5 marzo 

Peter Pan

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

La mia Meditazione

“Il motivo per cui gli uccelli sono in grado di volare
risiede nella loro fede incrollabile.
Nel momento in cui dubiti di poter volare,
perdi la facoltà di farlo. Avere fede vuol dire avere le ali.
Tutto ciò di cui hai bisogno è fede, fiducia e polvere di fata:
bisogna fare pensieri dolci, sono loro a sollevarci”.
La storia da favola che mi interpella oggi è Peter Pan
da cui ho preso queste affermazioni che rischiano però
di vedere il loro splendore – come quello di Gesù trasfigurato –
venire sporcato dagli schizzi di fango del grigiume quotidiano
che fa schiantare nel più solito “e vissero infelici e scontenti”.
Riscopriamo il Crocifisso come un grande specchio.
Mettendoci davanti a lui ritroviamo il volto della nostra anima.
Osservare il Cristo ci fa guardare in faccia a noi stessi.
Come Peter Pan siamo affascinati da “L’isola che non c’è”
dove “non c’è” regola, fatica, dolore, impegno, responsabilità,
rendicontazione ma istinto, avventura, adrenalina.
Il suo vero nome però è “Nerverland – l’isola del mai più”,
di fatto è lo spazio dei sogni incompiuti, degli ideali frustrati,
delle fantasie deluse, degli idoli sgretolati.
In questa Quaresima siamo invitati a trasfigurarci
per capire che a volte quando si perde qualcuno o qualcosa
è perché non si ha avuto il coraggio di viverlo fino in fondo.
Come Peter Pan vorremmo essere “adulti liberi”,
ma troppo spesso ci si ritrova solo “bambini sperduti”
che si accontentano di svolazzare qua e là.
In questa Quaresima siamo invitati a trasfigurarci
per capire che “l’eccellenza non è un’azione ma un’abitudine,
qualcosa che ci viene spontaneo ripetere” (diceva Aristotele).
Come Peter Pan lasciamoci pungolare dalla fatina Trilly,
dalla voce della coscienza che mette in questione.
In questa Quaresima siamo invitati a trasfigurarci
per capire che “non puoi crescere se non cambi:
se insegui la tua ombra, ti porterà alla luce”.
Quando hai il coraggio di metterti davanti alla luce,
le ombre perdono il potere di starti davanti come fantasmi
e cadono alle tue spalle, finendo dietro di te.
Come Peter Pan dobbiamo quindi sfidare Capitan Uncino
e i tanti pirati che saccheggiano i nostri tesori interiori.
In questa Quaresima siamo invitati a trasfigurarci
per capire la vita come uno scrigno pieno di ricchezze.
Sono nascoste, o forse dimenticate. Vanno cercate.
Come Peter Pan possiamo anche noi volare:
“seconda stella a destra, questo è il cammino, e poi dritto
fino al mattino”. L’alba per noi è Gesù, l’uomo illuminato.
Voliamo sul monte dove Gesù si trasfigura tra Mosè e Elia:
Mosè dà i comandamenti (vision), Elia la prospettiva (mission)
Mosè è colui che traccia strade di libertà dentro il deserto.
Elia è colui che costruisce la speranza contro ogni delusione.
Gesù, “nel mezzo”, ci “centra” e ci insegna l’equilibrio
tra la pesantezza del realismo e la frivolezza delle illusioni,
tra i sentimenti della ragione e le ragioni dei sentimenti,
tra calcoli senza emozioni e emozioni senza criteri.
Peter Pan resta bambino non perché non cresce esternamente,
ma perché non si decide a trasfigurarsi interiormente.
Non sceglie le ali della fede che fanno tenere i piedi per terra:
non ti fanno sollevare in volo ma ti fanno alzare in qualità.

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