VANGELO

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

RIFLESSIONE

13 gennaio 2019

PORACCI

1a domenica del Tempo Ordinario C – Battesimo di Gesù

Come augurio, dopo le riflessioni di Avvento
con le fiabe (che non raccontano favole!)
un amico mi ha mandato questa frase di Gianni Rodari:

“Se ci diamo una mano i miracoli si faranno
e il giorno di Natale durerà tutto l’anno”.

Questa provocazione riprende una pagina più ampia
di Henry Van Dyke, scrittore statunitense (1852-1933):

“Siete disposti a dimenticare quel che avete fatto per gli altri
e a ricordare quel che gli altri hanno fatto per voi?
Siete disposti a ignorare quel che il mondo vi deve
e a pensare a ciò che voi dovete al mondo?
Siete disposti a mettere i vostri diritti dopo i vostri doveri
e a darvi la possibilità di fare un po’ di più di quanto dovete?
Siete disposti a guardare dietro i volti per vedere il cuore?
Siete disposti a capire che la ragione della vostra esistenza
non è ciò che voi avrete dalla vita, ma ciò che darete alla Vita?
Siete disposti a non lamentarvi per come va l’universo
ma cercare intorno a voi dove poter seminare granelli di felicità?
Siete disposti a fare queste cose sia pure per un giorno solo?
Allorallora per voi Natale durerà per tutto l’anno”.

Noi invece il Natale lo abbiamo già inscatolato e archiviato.
Di colpo siamo tornati alle corse di tutti i giorni.
Di colpo però ritroviamo Gesù adulto proprio per strada, con noi.

La magia delle stelle diventa responsabilità da marciapiede.
È scegliere come criterio di misura una “qualità alta”.
“Se ci diamo una mano i miracoli si faranno
– anche quello di alzare il livello del quotidiano –
e il giorno di Natale durerà tutto l’anno”.

Vivere il Battesimo è
sentirsi amati, essere amabili, donare amore.

Il rischio contrario è ridursi a “poracci”. Non poveri, poracci.
I poracci non sono quelli con nulla nel portafoglio,
ma quelli con niente dentro l’anima, che non sanno di niente.

C’è un detto bergamasco che dice:
“Ta ghet mia de proaga, ta ghet de riaga”.

È simile al romanesco: “Nun ce devi provà, ce devi riuscì”.
la sfumatura bergamasca è più densa: “riaga” è arrivarci,
che implica un cammino. Non è semplicemente un riuscirci.

Si parla tanto e spesso di esigenza di “meritocrazia”.
a responsabilità battesimale osa un gradino ulteriore:
quello della “aristocrazia del merito”.
obili di sangue si nasce. È un fatto.
Ricchi ci si trova o si diventa. È una fortuna.
Nobili di animo si può solo scegliere di esserlo.

L’aristocrazia del merito è un impegnativo cammino quotidiano,
è una formazione valoriale continua,
è uno stile di porsi, è un modo di pensare, è un criterio di scelte.
Se pensiamo ai personaggi del Natale che abbiamo inscatolato,
Erode “ci prova” ma non ci riesce ad arrivare al Dio bambino,
i pastori “ci riescono”, ma perché ci capitano per caso,
solo i Magi “ci arrivano”:
affrontano un cammino, sfidando incertezze dubbi fatiche;
seguono una stella, guardano alto… e non dall’alto in basso!

L’aristocrazia del merito non rende ricchi, ma nobili d’animo.
Altrimenti si è miseramente “snob”, sigla che in antichi registri
di collegi dell’alta società, abbreviava la dicitura latina
“sine nobilitate” (S. NOB.): è senza nobiltà, è solo ricco.
Se ci diamo una mano i miracoli si faranno.
Ha detto Papa Francesco:
“La stella di Natale sei tu quando conduci qualcuno
all’incontro con il Bene, il Vero, il Bello, il Buono.
I Re Magi sei tu quando dai il meglio che hai e che sei,
senza tenere conto a chi lo dai.
La musica di Natale sei tu quando conquisti l’armonia dentro te.
Il regalo di Natale sei tu quando sei un vero amico.
Gli auguri di Natale sei tu quando perdoni e ristabilisci la pace,
anche quando non è facile.
Il cenone di Natale sei tu quando sazi di tenerezza”.

Abbiamo messo addobbi, lucine, stelle e presepi negli scatoloni,
ma ciascuno di noi può continuare ad assomigliare al Natale.
Questo è ciò che fa aprire il cielo anche sopra di noi:
sentirsi amati, essere amabili, donare amore.
E rende Dio orgoglioso della qualità alta delle nostre scelte.
E mi dispiace per i “poracci”: non sanno cosa si perdono!